Il rapporto tra scuola e famiglie
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane

“Il patto educativo”
C’è un documento ministeriale insolito e strano, visto che si allontana dalle usuali frasi burocratiche abbastanza incomprensibili e retoriche. Si chiama “Patto educativo di corresponsabilità”. È un documento che esplicita e chiarisce i comportamenti, i valori e i princìpi che la scuola, le famiglie e gli alunni condividono e si impegnano a rispettare. Stabilisce e regola i ruoli, i diritti e i doveri nel rapporto scuola-famiglia durante il percorso degli studenti. Il “Patto educativo” afferma anche che “la nostra Costituzione assegna alla famiglia e alla scuola la responsabilità di educare e di istruire i giovani”. Viene firmato dalle famiglie al momento della definitiva iscrizione. Dopodiché, tutti le parti in gioco – alunni, genitori e docenti – devono impegnarsi ogni giorno: cioè “dare in pegno”, promettere la parola e la fiducia reciproca.
Scripta manent dicevano i latini per assegnare un suggello scritto alla fiducia; parola, quest’ultima, che ha la propria radice etimologica nel foedus, nel patto appunto. Ma poi, alla prova concreta, l’anno scolastico è lungo e spesso imprevedibile. Le occasioni di aggiornare e rinsaldare la collaborazione tra scuola e famiglie sono gli incontri tra docenti e genitori. Oltre a quelli settimanali con gli insegnanti in caso di urgenze (il famoso “orario di ricevimento”), quasi tutte le scuole organizzano degli incontri “allargati”: in uno o due pomeriggi al quadrimestre, le famiglie possono parlare con tutti i docenti, pochi giorni dopo la consegna delle pagelle o delle schede di valutazione.
Questi colloqui “generali” con i genitori rappresentano un momento importante, sia sotto il profilo didattico che umano. Sono un’opportunità per comunicare ai genitori i vari aspetti dell’esperienza scolastica dei figli, ma anche i momenti in cui emergono le dinamiche emotive ed educative delle famiglie.
Come gestire gli incontri con le famiglie
Prendiamo in considerazione dapprima gli aspetti organizzativi. La riuscita di un incontro dipende anche
dalle modalità in cui si svolge. Da non trascurare, innanzitutto, un’organizzazione chiara da parte della scuola verso le famiglie: bisogna dare la possibilità di fissare l’appuntamento, chiarire le tempistiche del momento informativo e la durata dei colloqui. Banalmente, anche per non creare lunghe code e attese snervanti nei corridoi dell’istituto. E poi predisporre quello che i pedagogisti chiamano il “setting” più adatto: per ciascun docente, un’aula in cui si riceve una famiglia alla volta. La protezione della riservatezza, la tranquillità del contesto – e un ambiente curato – sono le premesse necessarie per trasmettere cortesia e rispetto.
Infine, cosa succede concretamente ai colloqui tra docenti e famiglie? Quali situazioni, anche intensamente emotive, si verificano? Ne parleremo giovedì prossimo!
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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