Galli: “Siamo salvi dal Covid ma attenzione alla minaccia dell’uso improprio di antibiotici”
Il professor Massimo Galli, infettivologo a lungo primario dell'ospedale Sacco, ha presentato il libro scritto dalla giornalista Lorella Bertoglio. Un racconto della sua vita tra virus e batteri
Una serata per parlare di virus, batteri, agenti patogeni a livello scientifico con uno dei volti più noti tra gli esperti di malattie infettive. A organizzare l’incontro il sindaco di Malnate Irene Bellifemine in qualità anche di Presidente del Distretto socio sanitario con un’iniziativa di promozione della salute.
Nell’aula magna di via Gasparotto hanno parlato di malattie, di pandemia passate e recenti il professor Massimo Galli, ex primario di infettivologia all’ospedale Sacco di Milano, uno dei due centri specializzati in Italia insieme allo Spallanzani di Roma, e la giornalista Lorella Bertoglio che, durante la primavera del 2021, mentre era in atto la campagna vaccinale massiva, ha raccolto le storie di una vita professionale tra agenti patogeni condensandoli nel libro “Gallipedia”.
Professore Galli possiamo dire di essere salvi?
La risposta è più o meno sì, sempre che sia possibile essere davvero salvi. E questo grazie alla massiccia campagna vaccinale. In Italia abbiamo 50 milioni di persone che hanno completato almeno un ciclo vaccinale. Altri 30 milioni circa che hanno fatto la Covid. Questo vuol dire, che dal punto di vista immunitario, la popolazione è molto più organizzata nelle sue difese di quanto potesse essere qualche tempo fa.
Ovviamente dobbiamo fare i conti con le mattane del virus, termine poco scientifico, ma che rende bene l’idea di un virus che muta quanto basta per generare quantità di nuove varianti facendo saltare tutte le previsioni. È un virus che è anche in grado di bucare i vaccini, che non vuol dire che azzera l’efficacia del vaccino perché rimane sempre in grado di evitare ospedalizzazioni e evoluzioni gravi della malattia. Però non è possibile raggiungere quel traguardo di zero infezioni che avremmo desiderato.
L’obiettivo del “one Health” sarà in grado di limitare la minaccia patogena?
L’approccio One Health sottolinea lo stretto legame che esiste tra ambiente e salute: più curiamo il contesto meno ci ammaliamo. Abitiamo, però, in un pianeta che ha visto, nell’arco della mia vita, la popolazione passare da 3 miliardi di abitanti agli attuali 8. Una cosa che non era mai successa prima.
È evidente l’ impatto epocale in tutti i sensi soprattutto se consideriamo che siamo oggi in un mondo in cui è possibile portare un virus un batterio, un qualsiasi agente patogeno diffusivo da un continente all’altro in poche ore. E, se questo è veramente un patogeno diffusivo, ciò ci implica, ahimè, le conseguenze che possono essere giudicate veramente spaventose.
Questa della Covid è stata una pesantissima avvisaglia, che ci è costata milioni di vitteime e un danno economico imponente.
Il timore è che la politica abbia la memoria del pesce rosso. Cioè, coloro che sono deputati a rimediare e a invertire l’andamento delle cose, che sono deputati a intraprendere delle strade che più favorevoli più virtuose si dimentichino di farlo o, comunque, abbiano la visione del piccolo cabotaggio.
Il problema del One Health comprende anche l’ulteriore minaccia che dobbiamo affrontare e riguarda l’uso improprio e spropositato degli antibiotici. Occorre badare con molta attenzione all’incremento delle resistenze ai farmaci, agli antibiotici. Si calcola che per il 2030 potrebbero esserci più decessi causati dall’impossibilità di curare infezioni gravi con antibiotici, sto parlando infezione batteriche, di quanto se ne possono prevedere per gli stessi tumori.
La terapia oncologica, che passa dalla prevenzione e dal miglioramento delle tecniche e delle conoscenze, sta facendo importanti passi avanti mentre sul versante antibiotici, stiamo perdendo, più che acquisendo, strumenti di intervento terapeutico e lo facciamo perché li usiamo male.
Negli anni scorsi il nostro paese ha registrato un importante numero di situazioni in cui si sono manifestati resistenza a questi antibiotici, tanto che siamo, insieme alla Grecia ,in testa alla classifica europea.
È collegato anche l’uso auxologico, cioè per favorire la crescita degli animali d’allevamento. È un problema serio: ha provocato e continua a provocare resistenze serie. Inoltre risulta il passaggio di queste resistenze anche tra gli animali selvatici dagli uccelletti delle Isole del Tirreno fino alla le foche che stanno davanti a San Francisco e ai gorilla in Uganda, tutte specie in cui sono state trovati dei batteri resistenti di origine umana.
Il contesto in cui ci muoviamo è eccessivamente antropizzato, l’uomo si sta inserendo un po’ dappertutto, e non va bene.
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