A Lonate Pozzolo apre lo spazio espositivo su storia e archeologia
Una esposizione che ripercorre le vicende del territorio e i ritrovamenti romani e dell'Età Moderna, legati anche alla storia della battaglia di Tornavento del 1636. Inaugurazione sabato 25 marzo
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Le testimonianze dell’agricoltura di duemila e più anni fa, ma anche quelle della celebre “battaglia di Tornavento” del 1636: sono alcuni dei reperti che raccontano la storia del territorio di Lonate Pozzolo e da sabato 25 marzo saranno esposte nella mostra permanente nelle sale del monastero San Michele.
L’inaugurazione del nuovo spazio è prevista proprio per sabato prossimo, con presentazione alle 10.30 in sala Bosisio e il taglio del nastro alle 11. Lo spazio prescelto è quello del Monastero, cuore pulsante della cultura lonatese (con la biblioteca e la sala civica) ma anche a sua volta testimonianza di quando Lonate era un fiorente centro dotato di diversi monasteri maschili e femminili, di cui il San Michele era esempio particolarmente significativo.
Il vivace borgo di Lonate decadde anche per la data del 22 giugno 1636, quando le truppe spagnole e francesi s’incontrarono nella piana di Tornavento (oggi frazione lonatese) e si diedero battaglia. Quel giorno fece sì che Tornavento diventasse un nome noto tra chi studia le guerre d’Italia, ma allo stesso tempo si rivelò tragico per il borgo: le soldataglie – che a quei tempi vivevano di saccheggi e spoliazioni – si abbandonarono a violenze e furti che ebbero gran peso sui destini dell’abitato, che da centro quasi urbano – con i monasteri e la grandiosa chiesa di Sant’Ambrogio, una “fabbrica” aperta da secoli – fu ridotto a paese di campagna.
La battaglia del 1636 lasciò ampie tracce a Tornavento, riemerse nell’arco dei secoli, anche in decenni recenti (nella foto di apertura: una moneta del tempo). Ma il territorio lonatese è ricco di testimonianze anche più antiche, già dal VII-VI secolo avanti Cristo. Le scoperte più antiche risalgono agli studi di Mario Bertolone nel campo “Siramattina”, ma poi altre testimonianze sono emerse tra Tornavento, il territorio della Maggia, nei campo vicino al paese. Frutto di lavori agricoli, per lo più, ma anche di una “vocazione” particolare della zona: le attività di cava, che soprattutto dal Novecento hanno trasformata la povera terra ghiaiosa in una ricchezza. Così i materiali sono venuti fuori dalle estrazioni, ma anche – ad esempio – dagli scavi di linee elettriche realizzate a servizio degli impianti.
Altre testimonianze vengono dalle zone interessate dallo scavo dei canali, come il Villoresi.
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