Botte alla moglie e sottrazione di minori: marito condannato a Varese
Il giudice monocratico ha deciso: 9 mesi di carcere e provvisionale per i danni che verranno quantificati in sede civile. La donna scopre dopo anni di matrimonio il passato del consorte
È più grave un litigio che finisce con le botte e le denunce, o scoprire che tuo marito col quale sei stata per anni e col quale hai messo al mondo dei figli ti ha taciuto un passato legato a reati come gli atti osceni a danno di minori?
Spesso nelle storie che hanno a che vedere con violenze domestiche ci si ferma, come è giusto, a quanto è nell’oggetto dei capi d’imputazione, cioè le contestazioni mosse. Ma la storia vissuta da una donna di Varese assolta dal reato di lesioni gravissime e che ha visto invece condannato l’ex marito per lesioni e sottrazione di minore assume un carattere ancora più interessante sotto il profilo pubblico proprio perché legato ad un passato taciuto.
Dunque tutto ha inizio il 24 febbraio 2019. La coppia sposata da anni «scoppia» durante un litigio violento che parte all’esterno di una casa di un quartiere di Varese e continua nell’abitazione dove ci sono tre figli, due maschi e una femmina, tutti minori, la bambina in tenera età. Marito e moglie litigano pesantemente, e si intromette l’anziana suocera che però si fa male: femore spezzato, lesioni gravissime, la nuora scappa dopo essere stata picchiata con la bambina più piccola, mentre i maschi rimangono col padre.
Partono, come spesso accade in questi frangenti, una serie di denunce incrociate: la donna denuncia il marito per gli 8 giorni di prognosi refertati in pronto soccorso, ma a sua volta viene denunciata anche dalla suocera per le lesioni (gravissime perché oltre i 40 giorni di prognosi). Un brutto litigio, un caso di violenza domestica che si trasforma in violenza assistita (dai minori) per il quale intervengono gli assistenti sociali del comune di Varese mentre sul piano legale parte la procedura per la separazione.
Il punto è che per diversi mesi, almeno 10, la madre non sarebbe stata messa in condizione di vedere i due figli minori che l’uomo teneva con sé, da cui è scattata anche la denuncia per sottrazione di minore.
Nelle more dei procedimenti penali incrociati però, la donna scopre dell’altro: «A seguito di integrazione di denunce e querele, e di investigazioni della polizia giudiziaria, è uscito quadro aberrante, cioè che la donna, sposata da oltre 18 anni, mai aveva saputo della personalità del marito, con pregressi a livello di certificati di ospedale con stati d’ira e personalità complessa e numerosi precedenti per atti osceni in danno di minori», spiega l’avvocato Carmen Botta che assieme alla collega Monica Mina ha patrocinato la posizione processuale della cliente.
La vicenda al centro del procedimento ha visto come determinante un fattore, una registrazione audio attivata dal cellulare della donna (attivazione prima e durante il litigio) che ha denunciato il marito: le fasi della furibonda lite sono state registrate e hanno scagionato la donna dall’accusa di aver provocato le lesioni alla suocera; la corte (giudice Andrea Crema) le ha creduto e l’ha mandata assolta con formula piena perché «il fatto non sussiste», decisione che dunque ha fatto decadere la costituzione di parte civile della suocera, mentre l’ex marito è stato condannato a 9 mesi per le lesioni alla moglie e per la sottrazione dei minori; il giudice ha disposto per il condannato i benefici di legge ma una provvisionale per 3.000 euro (con successiva quantificazione in sede civile) e la condanna al pagamento delle spese legali.
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