Cgil Varese e 100Venti: “Il Mediterraneo è diventato un cimitero”
La nota di Cgil Varese e dell'associazione 100Venti in merito al naufragio davanti alle coste calabresi avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, nel quale hanno trovato la morte almeno 67 persone, tra cui anche bambini

“Le vittime dei naufragi sono persone. Dovere di ognuno è salvare gli esseri umani”. Inizia così la nota di Cgil Varese e dell’associazione 100Venti in merito al naufragio davanti alle coste calabresi avvenuto nella notte tra sabato 24 e domenica 25 febbraio, nel quale hanno trovato la morte almeno 67 persone, tra cui anche bambini.
“Sono uomini, donne, bambine e bambini alla ricerca di una vita migliore, a volte alla sola ricerca di una possibilità di sopravvivenza – si legge nel comunicato -. La prima causa di queste stragi va rintracciata nelle politiche sbagliate e nell’uso strumentale che la politica ad uso e consumo delle speculazioni elettorali. È necessario prendere atto che le migrazioni economiche, per guerre, carestie o cambiamenti climatici sono elementi inarrestabili nella storia della umanità. Le stragi continueranno finché non si prenderà atto di questo, considerando l’immigrazione un fenomeno strutturale e non un problema di sicurezza”.
E ancora: “Occorre, nell’immediato, aprire corridoi umanitari, rivedere le politiche di accoglienza ed una revisione profonda delle Leggi sul diritto di asilo. L’accoglienza è un dovere morale per i Paesi dell’Europa che devono il loro sviluppo anche a quello sfruttamento che nel corso dei secoli, ha prodotto conflitti, carestie e dissesti ambientali proprio in quelle terre da cui partono gli uomini e le donne che si avventurano sui barconi del Mediterraneo o sulle tristi rotte balcaniche in cerca di un’incerta sopravvivenza. Occorre, nella prospettiva, favorire politiche di coesione e di sviluppo delle aree più povere del mondo, fermare le guerre, garantire la libera circolazione delle persone, favorire una diversa distribuzione delle ricchezze”.
“Per questo esprimiamo la ferma condanna alle parole del Ministro degli Interni – continuano -. Queste sono il risultato di anni di propaganda xenofoba e razzista che ha gonfiato un vergognoso pensiero minoritario fino a farlo approdare alle Istituzioni democratiche. Quelle parole si traducono nei fatti nella persecuzione di chi soccorre e non di chi sfrutta, sulla chiusura dei porti. Non si tratta di speculare, si tratta di dire le cose come stanno e assumersi le proprie responsabilità”.
In conclusione: “Nel mio Paese nessuno è straniero, nel mio Paese nessuno è clandestino. Per queste la CGIL di Varese accoglie l’invito ed aderisce al presidio di sabato 4 marzo a Varese”.
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