“Ciao Emmo ricorderemo la tua caparbietà nel volerti integrare”: l’addio degli amici di Malnate e della comunità gambiana
Arrivato giovanissimo su un barcone, era stato accolto dall'associazione Quindi e aveva iniziato il percorso di integrazione. Una grave malattia lo ha portato via
Riceviamo e pubblichiamo l’addio a Emmo dagli amici che lo avevano accolto dopo l’arrivo su un barcone e sostenuto nel cammino di integrazione. Aveva ottenuto la licenzia media e seguito un corso di formazione in Enaip che gli aveva permesso di trovare lavoro. Ormai integrato, stava per acquistare casa ma un male incurabile lo ha portato via a soli 27 anni. era stato accolto in comunità e aveva seguito un percorso di integrazione.
Caro Emmo,
oggi mi tocca fare una cosa che non avrei mai immaginato di dover fare. Mi tocca prendere parte al tuo saluto. Sì Emmo, oggi mi tocca salutarti.
Lo farò insieme ai tuoi amici di Malnate, agli amici gambiani che mi hai fatto conoscere (grazie) e agli amici dell’associazione Quindi. Insieme ci troveremo per salutare la tua partenza.
Insieme celebreremo il tuo passaggio nelle nostre vite, ricorderemo i tuoi sforzi per imparare una lingua così astrusa che mette in difficoltà persino chi la insegna. Ricorderemo la tua caparbietà nel volerti “integrare” (il termine è un po’ infelice… ma ci siamo intesi), hai realizzato un filotto di successi: licenza media, tirocinio formativo, assunzione a tempo indeterminato, casa in affitto e addirittura un po’ di risparmi per i progetti futuri. Tutto in pochi anni. Bravo Emmo, bravo davvero, queste sono “cose” che nulla può cancellare. Neanche il più triste degli eventi.
Se non fosse un momento così crudele potrei considerare la tua partenza una cosa buffa. Si buffa perché assurda. È assurdo, infatti, che un ragazzo non ancora ventenne sia costretto a lasciare il proprio paese, gli affetti, la musica e i profumi. È assurdo che attraversi il deserto affidandosi a persone malvagie che obbligano a ricoprire di sabbia i compagni di viaggio più fragili. Della Libia non dico nulla, non ce la faccio. E dopo la Libia c’è ancora l’assurdo, l’assurdo di una barca fatta di legno e terrore. Ed ora il carico di queste assurdità si eleva. Sì, perché il tuo viaggio di rientro lo farai in aereo, con tutti i documenti in ordine e accompagnato da personale specializzato che si prenderà cura del tuo corpo. Un corpo che giace disteso. È assurdo constatare come il mondo ti abbia maltrattato durante il tuo viaggio da vivo e di come ti ossequi e riverisca nel tuo rientro da salma. È assurdo. Siamo assurdi.
Ti auguro buona strada amico mio.
SP
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