“Dobbiamo fare casino, vi ammazziamo tutti“, le voci della rivolta ai Miogni del gennaio 2021
Le istigazioni a delinquere le le devastazioni che costano il processo per 28 persone in questi giorni davanti al giudice di Varese. Nella casa circondariale della città quasi il doppio dei detenuti previsti

C’era una lunga fila di camionette e pulmini delle forze dell’ordine quella sera fuori dal carcere dei Miogni per i disordini che nel gennaio di due anni fa misero in scacco per ore il penitenziario cittadino con danni e devastazioni documentate nelle indagini che hanno portato davanti al giudice 28 persone con diverse accuse: devastazione e saccheggio, istigazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale.
Molti gli stranieri, pochi italiani che si contano sulla punta delle dita di una mano che secondo le accuse si sono resi responsabili di pesanti devastazioni all0jnterno della struttura carceraria.
Ora l’udienza di fronte al giudice per l’udienza preliminare di Varese è stata aggiornata al 21 di aprile ed è probabile che alcuni reati potranno venir riqualificati, in particolare quello di devastazione in danneggiamento e che alcune posizioni, forse la maggioranza, vadano verso un patteggiamento.
Certo l’inchiesta riaccende il dibattito sulla struttura varesina dalla quale un anno dopo i disordini evasero due persone, poi raggiunte dallo stesso nucleo operativo della polizia penitenziaria meno di 72 ore dopo la fuga. Tornando al 22 gennaio 2021 la protesta partì nelle sezioni a regime custodirle aperto del primo e del secondo piano quando gli agenti intervennero per sedare la rivolta partita da voci, che gli inquirenti reputano infondate, legate ad un pestaggio subito da un detenuto.
A quel punto sei fra agenti e dirigenti della polizia penitenziaria intervennero per soffocare i disordini venendo per contro minacciati a voce dalla trentina di detenuti identificati e denunciati: “Dobbiamo fare casino. Vi ammazziamo tutti“, sarebbero state alcune delle frasi pronunciate.
Ma la protesta, secondo l’accusa, non si è fermata alle parole, passando alla pesante devastazione delle celle con suppellettili sfasciati e fatti volare: tavolini di plastica lanciati dal secondo piano, mazze e bastoni impugnati per spaccare tutto, con uno speciale accanimento contro l’impianto elettrico, vetri, lampade al neon, pistoni e chiusure delle porte, serrature e la cabina telefonica detenuti.
Solo l’impiego di agenti suppletivi arrivati da altre carceri e l’intervento dei carabinieri del comando provinciale di Varese riuscì a sopire la sommossa e a ristabilire l’ordine smistando i detenuti in altre carceri lombarde, così da dividere i protagonisti della protesta. Più di una volta le cronache hanno riportato in superficie un mondo nascosto di cui si parla poco ma che riguarda il trattamento di cittadini che vengono privati della libertà.
Ad oggi, con dati aggiornati al 14 marzo dal sito del ministero della Giustizia, il carcere dei Miogni, che risale al 1893 ed è stato dichiarato dismesso con un decreto ministeriale che risale ad oltre 20 anni fa (D.M. 30/01/2001) conta 91 detenuti contro i 53 posti regolamentari.
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