Varese
“Ho scritto questo libro invece di divorziare”, a Varese Annalisa Monfreda e il carico mentale delle donne
La giornalista presenterà il suo ultimo libro alla Feltrinelli martedì 21 marzo alle 18
Che cos’è il “carico mentale”? È quella sensazione che la donna si porta dietro, dal mattino quando apre gli occhi, alla sera quando adagia la testa sul cuscino: ho fatto tutto? E cosa devo fare domani?
I bambini, la scuola, il diario da firmare, i corsi di nuoto, il calcio, la retta da pagare, la spesa, il pranzo la cena, le tasse…e via in un vortice di incombenze che risucchia. Descrive molto bene il “carico mentale” nella sua ultima opera Annalisa Monfreda: “Ho scritto questo libro invece di divorziare” (Feltrinelli, 144 pag, 15 euro).
Il libro sarà presentato il 21 marzo alla libreria Feltrinelli di Varese (Corso Aldo Moro) alle ore 18.
Monfreda è una giornalista, direttrice di molte riviste: “Geo”, “Cosmopolitan”, “Starbene”, “TuStyle”, “Confidenze” e, per nove anni, fino a fine 2021, di “Donna Moderna”, il magazine femminile più letto in Italia. Una donna “emancipata”, termine anacronistico ma che rende l’idea di quanto potesse essere lontano dal suo mondo e dal suo modo di vivere l’oppressione da incombenze domestiche quotidiane.
E invece… accade tutto durante il lockdown. Sono chiusi in casa, lei, le sue due figlie (10 e 13 anni) grandicelle ma non abbastanza, e il marito, l’uomo che ha sposato perché femminista ed emancipato quanto lei. Qualcosa si spezza, soprattutto in Annalisa. La stanza-ufficio viene occupata dal marito e lei si sistema in angolo della casa a cui tutti hanno accesso e nella quale irrompono per i più svariati motivi.
E per capire cosa succede Monfreda chiama in soccorso donne illustri quale ad esempio Marie Curie, scienziata come il marito Pierre, che arriva a scrivere: “Come si può pensare, lavorare, amare se bisogna far funzionare una casa?”. Già, come si fa?
Il marito lavora tutto il giorno senza essere quasi mai disturbato, lei è costretta a fermarsi più volte al giorno per rassettare la casa, pensare a cosa mettere in tavola, aiutare le bimbe in Dad, tutto questo tra un call, articoli da scrivere, giornali da pianificare. E ad un certo punto arriva, potente, la domanda: perché io sì, lui no? Su di lei, in quanto donna, ricade la responsabilità dell’organizzazione di tutto ciò che ruota attorno a casa, marito, figli e famigliari.
C’è un’immagine molto efficace che rende l’idea di cosa sia il “carico mentale”: il suo cervello ha un file sempre aperto e non perché si sia dimenticata di chiuderlo, ma perché lo consulta di continuo, infinite volte al giorno. Nulla può sfuggirle, perché nessuno a parte lei è chiamata ad occuparsene. Perché? E come costruire il tassello mancante della sua vera emancipazione?
Il libro è un’analisi lucida, per niente rancorosa, di una situazione che coinvolge le famiglie moderne, così come quelle di fine ottocento. Non è cambiato nulla? Cosa ne è stato della battaglia femminista?
La risposta si svela a poco a poco nelle pagine del libro della Monfreda: “L’abbaglio è quello di aver proiettato la battaglia fuori dalle case, lasciando irrisolto tutto ciò che succedeva dentro le quattro mura.”
“È venuto allo scoperto il grande inganno con cui lo Stato finge di incentivare l’occupazione delle donne ma si assicura di non andare in bancarotta perdendo il loro lavoro invisibile, non pagato, prezioso. Niente, dopo questa pandemia rivelatoria potrà più essere lo stesso. Dentro e fuori di noi.”
È bello che qualcuno l’abbia finalmente detto. E scritto. Il libro della Monfreda è una carezza, una chiacchierata con un’amica che capisce esattamente come ti senti.
Spoiler: nessun divorzio all’orizzonte per Annalisa Monfreda, solo una nuova consapevolezza che investe tutta la famiglia.
L’AUTRICE Annalisa Monfreda (1978) coltiva fin da bambina il sogno del giornalismo, che la guida in ogni scelta, dalle prime collaborazioni a 17 anni fino al trasferimento dalla Puglia a Milano a 22, per uno stage al “Corriere della Sera”. A 30 anni, la nascita della prima figlia coincide con una svolta professionale: la proposta di dirigere il mensile per teenager “Top Girl”. Nasce poi un’altra figlia, mentre lei passa da una direzione all’altra: “Geo”, “Cosmopolitan”, “Starbene”, “TuStyle”, “Confidenze” e, per nove anni, fino a fine 2021, “Donna Moderna”, il magazine femminile più letto in Italia.
A 43 anni, con due figlie ormai grandi, alla cui educazione ha dedicato un intimo memoir, Come se tu non fossi femmina (Mondadori, 2018), inizia una nuova stagione della sua vita. Lascia la direzione di “Donna Moderna” per un’avventura da imprenditrice nel campo editoriale. Fonda con altri tre soci Rame, una piattaforma che vuole rompere il tabù culturale attorno ai soldi e democratizzare l’accesso ai servizi finanziari. Porta così a un livello più alto il suo sogno di bambina: guidare il cambiamento sociale attraverso il giornalismo.