I professionisti dell’edilizia: “La nuova legge delega sui contratti pubblici complica la situazione invece di semplificarla”
Una lettera firmata unitariamente dal "Campus Edilizia" che riunisce ANCE, Ordine degli Architetti, Collegio dei Geometri e ordine degli Ingegneri di Varese denuncia i limiti della legge delega per la semplificazione del settore
Una lettera aperta firmata unitariamente dal “Campus Edilizia” che riunisce ANCE, Ordine degli Architetti, Collegio dei Geometri e ordine degli Ingegneri di Varese denuncia come la legge delega per la semplificazione del settore dei contratti pubblici in realtà complichi e renda più difficili i rapporti tra le diverse categorie di professionisti e dei costruttori che, come nel caso della provincia di Varese stanno cercando di fare fronte comune – come in questa lettera – di fronte a questa situazione e a tutte le problematiche nel comparto delle costruzioni. Qui sotto il testo integrale
La legge delega al Governo in materia di Contratti pubblici n. 78/2022, nel tentativo di semplificare l’attuale normativa in materia di affidamento di contratti pubblici, per l’esecuzione dei lavori e di affidamento dei servizi di ingegneria ed architettura, ha – di fatto e nella prospettiva di sua applicazione – complicato il quadro in essere senza dare adeguate garanzie in termini di efficacia e qualità di progettazione ed esecuzione lavori.
Sebbene vi siano (invero pochi) aspetti positivi, quali la ridefinizione del ruolo dell’ANAC, la semplificazione delle procedure sottosoglia e l’attività di verifica del progetto contestualmente allo sviluppo del progetto e non a valle dello stesso, vi sono ampie e pesanti criticità che ne inficiano l’efficacia e costituiscono un oggettivo danno ai Professionisti che operano nel settore pubblico.
Nello specifico il testo propone la possibilità di affidamento della prestazione d’opera intellettuale a titolo gratuito in casi eccezionali senza che siano definiti gli stessi. Risulta inoltre possibile, folle anomalia, la prestazione professionale gratuita sotto forma di donazione.
Se ciò costituisce un illegittimo quanto palese sotterfugio per ottenere progetti di dubbio spessore non pagandoli ai tecnici redattori, ancor più grave è il possibile ricorso al cosiddetto “appalto integrato”: questo istituto costituisce, di fatto, la rinuncia alla progettazione di qualità poiché è affidato all’appaltatore lo sviluppo del progetto esecutivo dell’opera partendo dal Progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Il progetto sarà quindi asservito al beneficio economico dell’appaltatore e non più alla legittima aspirazione di qualità dell’ente appaltante, col conseguente abbassamento dei requisiti qualitativi e prestazionali delle opere.
I Professionisti, in tale quadro desolante, saranno incaricati direttamente dalle imprese appaltatrici e non più dagli Enti pubblici con la logica conseguenza di vedere decurtati i propri onorari senza la possibilità di un vero ed adeguato controllo. Se vale la consueta logica di mercato, più basso sarà l’importo degli onorari, più scadente potrebbe essere il livello qualitativo dei progetti e delle prestazioni professionali.
L’appalto integrato dovrebbe, invece, essere utilizzato esclusivamente in specifici casi molto specialistici o per particolari urgenze ed essere consentito solo per le procedure riguardanti gli investimenti pubblici finanziati dal PNRR o dal PNC o, ancora, dai programmi cofinanziati da fondi strutturali dell’Unione Europea.
Tale procedura, però, potrà non considerarsi uno svilimento dell’attività progettuale, qualora – come nell’esperienza dei Costruttori – l’attività di progettazione gestita dall’esecutore sia attenta e più completa rispetto a quella normalmente eseguita per conto della Stazione appaltante, o dalle strutture tecniche della stessa, avvalendosi di strutture esterne di progettazione complesse, adeguate all’evoluzione del mercato ed integrate.
Ciò che cambia è la necessità, sempre più diffusa, di operare con studi di progettazione strutturati e multidisciplinari, ormai richiesti in tutti i bandi sinora usciti relativi al PNRR. In Italia, però, per tradizione e cultura professionale, sono ancora pochi gli studi associati o le associazioni anche temporanee composti da professionisti esperti in discipline diverse. E questa è una nuova sfida su cui gli Ordini e i Collegi dovranno necessariamente lavorare. Questa è un’ulteriore dimostrazione che sarebbe preferibile comprendere che “da soli non si va da nessuna parte” e che è arrivato il momento di unire le forze.
Anche le imprese, di fronte alle sfide del PNRR, stanno sempre più comprendendo che per rispondere ai requisiti professionali, finanziari e di esperienza, richiesti dai bandi come condizione imprescindibile per la proposizione dell’offerta, sia necessario trovare forme di aggregazione e cooperazione senza le quali risulta impossibile, oggi, acquisire commesse pubbliche di rilievo.
Altro punto dolente è la mancanza, tra l’altro, di un chiaro riferimento agli importi degli onorari che non sono adeguati alle prestazioni previste dal nuovo Codice; e ciò seppure l’equo compenso per i professionisti sia stato oggetto del DDL approvato dalla Camera il 25 gennaio 2023, nei casi in cui l’incarico sia conferito dalle P.A., dalle banche, da assicurazioni ed imprese con più di 50 dipendenti o con fatturato maggiore di 10 milioni di euro.
Il nuovo Codice deve rilanciare contestualmente strumenti importanti come i concorsi di progettazione a due gradi, aperti alla più ampia partecipazione pluridisciplinare, con l’obiettivo di promuovere il talento dei professionisti, fondamentale per garantire la qualità dei progetti e, di conseguenza, la qualità delle costruzioni e del paesaggio nelle nostre città. Si fatica a credere nella parola “semplificazione” quando il futuro Codice è costituito da 5 libri, 229 articoli e 35 allegati in contrapposizione a quello in vigore (D.lgs. 50/2016) composto da 222 articoli e 25 allegati!
Esorbitanti sono le richieste dei requisiti di partecipazione che equiparano i Professionisti alle imprese esecutrici, in violazione dei sacrosanti diritti di apertura del mercato: in tale ipotesi saranno tagliati fuori dagli affidamenti delle progettazioni tutti i piccoli Professionisti che costituiscono la spina dorsale del nostro sistema ordinistico professionale.
Inaccettabile è poi il mancato divieto di subappalto degli affidamenti inerenti i Servizi di Architettura ed Ingegneria ed altri Servizi tecnici: ciò autorizzerà soggetti non professionalmente preparati ad acquisire servizi di progettazione e di subappaltarli senza un adeguato controllo a chicchessia, comportando in primis il possibile crollo del livello qualitativo di un progetto e, quale conseguenza, il ricorso a prestazioni mal pagate e sottocosto.
Paradossale è, ancora, il ricorso sistematico e quasi esclusivo all’affidamento della progettazione, della direzione lavori e del collaudo all’interno degli Uffici tecnici delle Stazioni appaltanti, mediante la reintroduzione di tutte le attività professionali nell’incentivo ai dipendenti e la previsione della priorità dell’affidamento interno della direzione dei lavori e del collaudo, in evidente contrasto con le conclamate ed ataviche carenze di organico delle Stazioni appaltanti.
Anche questa volta, purtroppo, non possiamo che prendere atto della consueta prassi di far scrivere norme a chi non conosce la materia. E se è vero che il Codice dei Contratti in vigore non può vantare aspetti particolarmente positivi, la proposta di modifica è decisamente meno buona.
Il rimedio è peggiore del male.
ANCE VARESE, ORDINE ARCHITETTI VARESE, COLLEGIO GEOMETRI VARESE, ORDINE INGEGNERI VARESE
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