“Il traditore, il soldato, la peccatrice” di Riccardo Prando, tre atti unici per la Passione
Il libro fresco di stampa del narratore varesino inaugura la nuova collana "Arte scenica" di Pietro Macchione Editore dedicata a testi e saggi teatrali
Con il libro di Riccardo Prando, “Il traditore, il soldato, la peccatrice“, Macchione Editore inaugura una nuova collana, Arte scenica, destinata a testi e saggi teatrali. E qui abbiamo Tre atti unici per la Passione.
Riccardo Prando è un docente di lettere in pensione, un docente di quelli che tengono la porta aperta perché non hanno nulla da nascondere, e che all’inizio dell’anno salutano i ragazzi con la chitarra in mano, cantando “Ciao ragazzi ciao” di Adriano Celentano. È un giornalista, con esordi al settimanale cattolico “Luce” e quindi al quotidiano “La Prealpina“, dove è uno fra i collaboratori storici, con oltre trent’anni di articoli scritti.Da qualche tempo collabora anche al settimanale online ilsussidiario.net. È un narratore. Non vuol essere chiamato scrittore, destinando quell’attributo solo ai grandi, e naturalmente al suo amato Giovannino Guareschi. Ha pubblicato diversi libri, fra i quali il saggio critico “Contro la scuola”.
Prando ama la luce particolare delle prime ore del giorno, la luce speciale dell’alba, mentre non ama il buio e la sera si corica molto presto. Che dire di questo suo nuovo lavoro letterario? Sceglie l’argomento religioso, e questo è in linea con il suo cammino esistenziale. Prando è uomo di fede, crede nel Dio di Gesù Cristo, viene da un’esperienza di comunità, di Chiesa che va al di là del precetto della Messa domenicale. Una fede che si ritrova nei suoi scritti, nella sua raccolta di racconti Giuda e qui in modo più esplicito e totalizzante.
La sua è una fede che non ignora il dubbio e anche la critica, non sempre velata, rispetto a talune scelte ecclesiali. Più che il cristiano dell’obbedienza, è il cristiano della ricerca appassionata. E si aspetta dal Padre che è nei cieli quella giustizia finale che sulla terra è merce rara, qui dove spesso vince chi non merita e ha gloria chi non vale. Ha un occhio di riguardo verso i perdenti, i peccatori, gli emarginati, gli sconfitti. Non sorprende allora che abbia scelto tre personaggi forti, tre figure emblematiche di chi non si ritiene soddisfatto per ciò che ha fatto ma al contrario di chi ha sbagliato, lo ammette, vuole essere perdonato ed è disposto a convertirsi.
Ecco allora il traditore, il soldato, la peccatrice. Il traditore è Giuda, e qui l’ambientazione è precisa, la decima cappella della Madonna del Monte, quella della morte in croce di Gesù, la più ricca di statue, la più monumentale. Ma fra le statue manca Giuda e lui se ne lamenta con Bussola, lo scultore. “Perché non hai scolpito anche me?”
Il traditore soprattutto ha bisogno del perdono di chi ha tradito per trenta denari, il perdono che non ha ottenuto nella vicenda storica, quello che non si legge nel Vangelo. Il soldato è uno dei soldati romani deputati ad inchiodare il Cristo sul legno della croce. Ma gli occhi del Maestro lo fissano mentre alza il martello, uno sguardo che lo chiama per nome, che lo paralizza, che gli impedisce di portare a termine il suo lavoro. E non gli basterà vincere ai dadi il mantello rosso di colore e di sangue, perché dopo la vittoria ai dadi il cielo si oscurerà, la terra tremerà e da quel momento sarà terrore, paura e domande sul perché di quegli occhi puntati su di lui, semplice soldato che obbedisce agli ordini.
Infine la peccatrice, cioè Maria di Magdala, la Maddalena, alla ricerca di sostantivi importanti scritti con la lettera maiuscola, a partire dalla parola Amore. La donna, che è di tutti e di nessuno, incontrerà il Salvatore, lo seguirà, lo amerà onorandone la persona a partire dai suoi piedi, che cospargerà di olio profumato, di vero nardo, assai prezioso, asciugandoli con i suoi lunghi capelli ramati, e da Lui otterrà ciò che tutti sperano, il perdono e la forza per ricominciare, meglio, per cominciare una vita nuova, diversa dalla precedente, più ricca, felice e carica di senso.
Essendo un testo destinato anche alla rappresentazione teatrale, l’autore si augura e spera di poter invitare tutti noi a teatro, dove la sua opera sarà rappresentata nella sua completezza.
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