La Marina Militare presidia il Mediterraneo. Con la guerra in Ucraina la tensione passa anche dal mare

Cristiano Patrese, contrammiraglio della Marina Militare Italiana, è stato ospite del Rotary Club Varese. In aumento la presenza di navi russe nel mare nostrum. "Non una minaccia all'Italia, ma una presenza comunque inquietante"

varie varese

«L’Italia è un paese che ha ottomila chilometri di coste e qualche interesse sul mare. È bene dunque che si parli della Marina Militare». Il contrammiraglio, ancora in servizio, Cristiano Patrese, ospite del Rotary Club Varese, ne ha parlato a lungo, concentrandosi in particolare sulle infrastrutture strategiche sottomarine.
In realtà anche dei fondali marini si conosce poco, considerato che ben l’82% per cento è ancora inesplorato. Eppure è sul fondo del mare che passano le più importanti dorsali delle telecomunicazioni, che permettono ai vari continenti di comunicare, grazie a una infrastruttura costituita da 15mila chilometri di cavi. E sempre sul fondo del mare sono posizionate molte delle condutture che trasportano energia, a cominciare dal gas proveniente dalla Russia.
«La Marina dovrà essere in grado di vigilare la dimensione subacquea – ha detto Patrese – e per questo è un imperativo sviluppare nuove tecnologie, fare sinergia con l’industria e fare investimenti. Almeno più di quanto è stato fatto finora. È un dominio che ha bisogno di regole, perché da quelle dorsali passa il 99 per cento delle telecomunicazioni digitali».
È per questi motivi che nella base operativa di La Spezia, in Liguria, è stato attivato e affidato alla Marina Militare il “Polo di azione subacquea”, un progetto dove sono coinvolti tutti gli attori del cluster marittimo che lavorano in quel settore: i ministeri della Difesa, delle Infrastrutture e dei Trasporti, le imprese e le università.
(nella foto da sinistra: Cristiano Patrese, il presidente del Rotary Club Varese Tiziano Baretti ed Eugenia Bibi Parish Bessone)

LE SEDI
La sede centrale della Marina Militare Italiana è naturalmente a Roma, dove c’è lo Stato maggiore e il Comando in capo della squadra navale, mentre a Napoli c’è il comando logistico da cui dipende tutta l’organizzazione della forza armata. Oltre alla base operativa di La Spezia, la nostra Marina può contare anche su quella di Taranto, supportate a loro volta da due basi elicotteristiche. A queste si aggiungono le basi secondarie di Augusta (Sicilia) e Brindisi (Puglia). Quella pugliese è la sede della Brigata San Marco dove vengono addestrati i “leoni” della forza da sbarco, ovvero i marines italiani, oltre 600 tra uomini e donne. Tre i poli di formazione: l’accademia navale di Livorno, il centro di selezione di Ancona e l’istituto di studi militari marittimi di Venezia.
Una realtà che può contare su circa 30mila marinai in forze di cui il 28% donne. Secondo Patrese, per avere una forza adeguata a svolgere i tanti compiti assegnati,  ce ne vorrebbero almeno 36mila.

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il contrammiraglio Cristiano Patrese

LE OPERAZIONI IN CORSO
Attualmente la Marina Militare Italiana sta partecipando a sedici operazioni che hanno come riferimento strategico il cosiddetto “Mediterraneo allargato”, ovvero la regione dove si svolgono gli interessi nazionali del nostro Paese. «In questi casi – ha spiegato Patrese – la Marina è chiamata a pattugliare queste acque. La nuova operazione “Mediterraneo sicuro” ha esteso l’area di intervento fino alle Baleari, la Siria e allo Stretto dei Dardanelli. In questa operazione abbiamo permanentemente impegnate cinque unità».

LA PIRATERIA
Il 90% del commercio mondiale avviene attraverso il mare. Un settore che in Europa ha un valore di 1200 miliardi di euro e continuamente esposto agli attacchi della pirateria. La Marina Militare Italiana ha dunque esteso la sua presenza nel Golfo di Guinea, dove passano diversi interessi energetici e mercantili. Per lo stesso motivo, pattuglia le acque della Somalia e di tutto il Corno d’Africa, perché da lì, attraverso il canale di Suez, transitano oltre un miliardo di tonnellate di merci da e per il Vecchio Continente. 
Tutte queste operazioni possono contare su una flotta composta da 2 portaerei (la Cavour è la nave ammiraglia), 8 sottomarini, 4 cacciatorpedinieri missilistici, 11 fregate, 11 pattugliatori d’altura, 4 pattugliatori costieri, 10 cacciamine e 3 navi d’assalto anfibio che imbarcano i nostri marines. Una flotta che posiziona l’Italia nella top ten delle marine militari internazionali.

UNA PRESENZA INQUIETANTE
La guerra in Ucraina sta cambiando anche la dislocazione delle forze militari nel bacino del Mediterraneo. La presenza russa nel mare nostrum va ben oltre i livelli che c’erano durante la Guerra fredda. «Quando ero un giovane ufficiale – ha raccontato il contrammiraglio – le navi russe che entravano nel Mediterraneo venivano prese prima sotto il controllo della Turchia, poi sotto quello della Grecia e infine dall’Italia. Erano gruppi di tre o quattro navi, non di più. La settimana scorsa si contavano diciotto unità navali russe, quindici unità di superficie e tre sottomarini, di cui uno sembra con potenzialità balistiche. Una presenza per certi versi inquietante. Pur non trattandosi di una minaccia diretta all’Italia, contribuisce ugualmentead aumentare la tensione nell’area costringendo la nostra Marina ad essere presente ogni giorno in mare con una media di quindici-diciotto unità».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 24 Marzo 2023
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