La Presidente dell’Ordine dei Medici: “Per curare la sanità dobbiamo rivedere la rete degli ospedali”
Prima puntata di un'inchiesta per capire l'umore dei tanti professionisti sanitari. La dottoressa Giovanna Beretta spiega quali siano le criticità e le possibili ricette
Com’è lo stato di salute della sanità italiana e lombarda in particolare? Quali sviluppi? Quali modelli?
Abbiamo rivolto le domande a diversi operatori della sanità, i presidenti degli ordini professionali riuniti durante il primo dei tre incontri organizzati dal presidente del piano di zona di Varese Roberto Molinari e dal Presidente dell’assemblea dei sindaci del distretto di Varese Irene Bellifemine.
La prima ospite è Giovanna Beretta, primario all’ospedale Niguarda di Milano, presidente dell’Ordine dei Medici e dei Chirurgi della Provincia di Varese. Fa il punto sull’attuale situazione sanitaria presentando aspettative e richieste dei medici
Come giudica lo stato di salute della sanità?
Sicuramente la sanità lombarda è tra quelle che meglio risponde ai bisogni di salute della gente su tutto il territorio nazionale. Le difficoltà, però, ci sono e sono soprattutto legate al capitale umano. Un capitale umano che ha superato la pandemia con difficoltà, sia come risorse di personale sia come risorse di materiali. Ora affrontiamo un nuovo periodo, una nuova epoca, portandoci dietro la sofferenza del sistema. C’è bisogno di una grande alleanza tra tutti i professionisti del comparto sanitario. Insieme possiamo risolvere ed affrontare la complessità quotidiana che abbiamo davanti. Avviare il dialogo e lo scambio di idee tra tutti gli attori e gli amministratori è fondamentale. Io spero in una grande alleanza che possa superare gli ostacoli che abbiamo difronte
Si parla tanto di medici insufficienti rapportati al bisogno. La popolazione invecchia. Le patologie, soprattutto le cronicità, crescono. Come pensare di gestire una tale complessità?
Ci troviamo in un contesto mutevole. Oggi la situazione è molto differente da quella, per esempio, di 5 anni fa, prima della pandemia. Magari il futuro sarò ancora differente. Per questo occorre costruire una rete multidisciplinare che veda tutti gli attori a disposizione del bisogno collettivo. Io credo che sia arrivato il momento di distribuire equamente compiti e incarichi tra i diversi operatori. Dobbiamo costruire un’alleanza che metta al centro il paziente e il suo bisogno.
Può sembrare una ricetta facile e banale ma non lo è. È davvero l’unica ricetta possibile oggi per affrontare i prossimi 4/5 anni che saranno molto difficili.
Le criticità non sono solo italiane, a livello internazionale esiste un problema di sostenibilità del sistema e di scarsità di personale. Per questo motivo, c’è una concorrenza molto forte e i sanitari vanno dove c’è maggiore convenienza. All’estero i contratti sono decisamente più attrattivi mentre in Italia lo stipendio medio di un medico nell’ospedale pubblico è tra i più bassi d’Europa.
Il numero de medici è sottodimensionato e quindi contano l’offerta e le regole del mercato
Non è vero che i medici siano pochi. Le stime indicano che in Italia abbiamo il rapporto tra medici e pazienti tra i più bassi. Il vero punto delicato è l’età media che è, invece, molto elevata. Nei prossimi 5 anni ci saranno molti pensionamenti. Chi oggi sta studiando ed entrerà nel sistema dovrà bruciare le tappe, apprendere velocemente per occupare tutte le posizioni, anche apicali, che saranno scoperte. Questo è un elemento su cui si deve riflettere con attenzione: noi “anziani” dobbiamo moltiplicare gli sforzi per passare tutta la nostra esperienza e conoscenza ai più giovani. È un impegno da prendere doverosamente.
Il numero dei medici sarà anche elevato ma continuiamo a dare notizia di ospedali in sofferenza
È vero ma dobbiamo anche confrontarci seriamente con i sindaci del territorio. Insieme dobbiamo lavorare perchè il DM 70 venga applicato seriamente. Oggi è anacronistico avere gli ospedali sotto casa: meglio puntare su centri d’eccellenza dove concentrare le forze piuttosto che perderci in mille rivoli con poca produzione. Non è più possibile dare battaglia per tenere aperti presidi con bassa attività.
Quale futuro per la sanità? Considerazioni e proposte dei professionisti della salute
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