La storia di riscatto di Alessia, dal baratro della violenza a un nuovo futuro grazie al progetto DEA di Fondazione Morandi
A tre mesi dall'avvio, il servizio, pensato per le vittime di violenza che devono ricominciare da capo, ha coinvolto 10 donne di cui due hanno trovato un lavoro e tre stanno sostenendo dei colloqui
Alessia (nome di fantasia ) ha 40 anni. È madre di un ragazzo di 13 anni. Prima della maternità lavorava e aveva uno stipendio. Poi, con l’arrivo del suo bambino, lascia per occuparsi della famiglia. Una volta che il figlio diventa grandicello, manifesta la volontà di rientrare al lavoro. Le perplessità del marito la frenano. Da quel momento, Alessia inizia a perdere il suo spazio. Senza patente, si sposta sempre con il marito, non ha stipendio né bancomat e dipende totalmente dall’uomo che, a un certo punto, comincia a denigrarla e a farla sentire inutile e incapace. Sola, in un baratro sempre più profondo, trova la forza di reagire nel figlio, ormai adolescente che vuole abbandonare la scuola per andare a lavorare e aiutarla a liberarsi di quel legame tossico. Così Alessia bussa alla porta del Centro Antiviolenza di Fondazione Felicita Morandi trovando un aiuto concreto.
È questa una delle storie raccontate da Eleonora d’Antonio, responsabile del progetto DEA ( Donne Empowerment e Accoglienza) avviato da Fondazione Felicia Morandi nel dicembre scorso.
LE DONNE ARRIVANO DA NOI SPAVENTATE E SFIDUCIATE
In questi primi mesi, sono state 10 le donne incontrate, due hanno trovato un’occupazione nella ristorazione e altre tre stanno sostenendo dei colloqui per l’inserimento: « Il momento più delicato è l’accoglienza – spiega Eleonora D’Antonio – arrivano da noi spaventate, sfiduciate. Insieme ricostruiamo la storia, verifichiamo il curriculum, mappiamo le criticità e i punti di forza del loro percorso. Durante questo cammino insieme, riacquistano la fiducia, la voglia di provare a uscire dalla gabbia in cui si sentono. Rivediamo il curriculum e lo rendiamo più efficace oppure individuiamo corsi di formazione e aggiornamento. La scheda viene poi passata a Openjobmetis che è il nostro partner. Lo inserisce nel database che è nazionale, ampliando le loro opportunità. Trovare un posto di lavoro, però, non è la cosa più difficile. Spesso sono donne sole, che devono occuparsi della famiglia, hanno scarsa mobilità, vuoi perchè non hanno la patente o la macchina. Accettare offerte a tempo pieno diventa impossibile se non si trovano supporti per venire incontro alla gestione dei figli. Così ci occupiamo anche di questi aspetti, per superare le barriere, diverse, che ostacolano la loro autonomia».
SPERIMENTAZIONE FINANZIATA DA FONDAZIONE CARIPLO
Il progetto al momento è sperimentale: «Abbiamo vinto un bando di Fondazione Cariplo che ci copre la metà dei costi, il resto lo stiamo cercando attraverso la generosità dei benefattori – spiega la presidente di Fondazione Morandi Giovanna Scienza – Noi sappiamo che questa è una risposta vera e concreta per raggiungere l’autonomia. L’obiettivo che ci poniamo, quindi, è di vederlo diventare strutturato, inserito in un percorso finanziato da Regione Lombardia. La nostra esperienza con il centro antiviolenza e la comunità donna bambino ci dice che avere un lavoro, un’indipendenza economica è il primo passo a cui segue quella abitativa. È evidente che le nostre donne sono fragili per ricominciare da sole. Anche chi ha la forza di voltare pagina, a volte, deve rinunciare per i troppi ostacoli che incontra. Abbiamo fiducia che i risultati che otterremo saranno evidenti e così potremmo definire un protocollo per una nuova presa in carico del bisogno che tenda al raggiungimento dell’autonomia, senza gravare ulteriormente su sovvenzioni e aiuti statali».
DIECI DONNE INCONTRATE IN TRE MESI
In due anni, Fondazione Morandi raggiungerà trenta donne per avviarle a percorsi di occupazione verso l’autonomia. Fino a oggi, si sono presentate donne di età compresa tra i 23 e i 58 anni con titolo di studio che va dalla quinta elementare fino al diploma superiore.
UN’OCCASIONE ANCHE PER RISOLVERE L’INVERNO DEMOGRAFICO
« L’autonomia deve essere sempre l’obiettivo da raggiungere – ha ricordato Roberto Molinari Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese – Quando Fondazione Felicita Morandi ha presentato il progetto DEA, l’ente pubblico è diventato il partner naturale. Il valore di questa iniziativa è di voler costruire un servizio strutturato, dove pubblico e terzo settore lavorino in modo sinergico per creare concrete opportunità che tengano conto dei molti aspetti collegati alla conquista dell’autonomia. Il settore del Welfare ha risorse davvero scarse rispetto al bisogno. Il progetto DEA indica un modello sinergico che è l’unico oggi sostenibile. Senza la generosità e la lungimiranza dei cittadini non si possono dare risposte efficaci. E questa strada è un’ottima opportunità anche per invertire il preoccupante inverno demografico a cui assistiamo ormai da qualche anno. Le risposte concrete ai bisogni reali migliorano la vita delle persona e aprono al futuro».
IL PASSO PIU’ DIFFICILE E’ QUELLO SUCCESSIVO ALL’EMERGENZA
La bontà del progetto DEA è stata sottolineata anche dall’Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Varese Rossella Dimaggio: « In questi anni, in cui ho lavorato con le reti dei centri antiviolenza, ho capito che il passo più difficile è quello successivo all’emergenza. È un momento di fragilità in cui si rischia di vanificare ogni sforzo fatto in precedenza. È innanzitutto una questione culturale perché l’autonomia è formata da tanti tasselli che devono combaciare. Oggi, la piaga della violenza contro le donne è molto diffusa: non c’è solo quella fisica ma ci sono anche quella psicologica e quella economica. Abbiamo lavorato con i centri per l’impiego sulla sensibilizzazione a intercettare il bisogno delle fragilità di chi si presenta. È un piccolo passo, ma importante perché presuppone un cambio culturale».
Per sostenere il progetto DEA https://www.felicitamorandi.it/sostienici/
Per info : https://www.felicitamorandi.it/progetto-dea/
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