“Mio figlio rapinato a Comabbio della sua bici”, ma in aula arriva il perdono
Il padre di un ragazzino cui venne sottratta la bici nel dicembre 2019 sporse denuncia, poi ritirata “in diretta”: reato estinto e tutti amici come prima
Da rapina aggravata a furto dopo aver sentito la parte offesa, cioè un ragazzino che nel 2019 aveva 14 anni e che arrivò una sera di dicembre a casa senza più la sua bici regalatagli dal padre. L’uomo andò su tutte le furie e presentò denuncia ai carabinieri dopo il racconto del figlio che gli spiegò di alcuni sconosciuti che gli avevano rubato la sua bici e per commettere il reato si sarebbe innestato anche un episodio di violenza che per la legge è rapina; i carabinieri hanno trovato la bici riconsegnata al legittimo proprietario, ma il codice penale è perentorio: il procedimento va avanti con o senza il consenso delle parti e vengono attivate le indagini che si servono dell’analisi delle telecamere (puntate sulla via Lucio Fontana di Comabbio dove avvennero i fatti) e dei dispositivi coi quali l’imputato e la parte offesa interagirono.
Tutto fino a questa mattina, giovedì 2 marzo quando il ragazzino, oggi quasi maggiorenne ha ammesso che la cosa si poteva risolvere in autonomia, fra ragazzi: «Ma mio padre era particolarmente adirato per quel fatto, e venne fatta denuncia». Una rabbia montata quel giorno e raccontata in aula direttamente dall’adulto: «Quel giorno ho ricevuto una telefonata mentre ero ancora al lavoro, saranno state le 17. Quando ho saputo che gli avevano rubato la bici sono andato su tutte le furie, e mi sono arrabbiato ancora di più quando ho saputo che mio figlio non aveva intenzione di sporgere denuncia».
Il verbo “rubare“ non è secondario in questa storia dal momento che in caso di furto, il reato viene perseguito dalla legge solo su querela di parte, condizione che è sufficiente per far proseguire il giudizio ma che è pure causa di estinzione del reato nel caso di remissione, cioè del “ritiro“ della querela (art 152 cp).
Il Collegio presieduto dal giudice Andrea Crema sentite dunque la parte offesa (il ragazzino derubato) e il querelante (il padre) ha derubricato il reato in furto dal momento che è stato appurato che l’elemento della violenza non era nei fatti sopravvenuto e, ascoltate le parti che hanno rinunciato alla querela, ha assolto l’imputato, un giovane che venne visto allontanarsi con la bici assieme ad un amico. I fatti si consumarono in una zona fuori dal centro del paese di Comabbio: il ragazzino arrivò sul posto con un amico e la sua bici (del valore di 400 euro), che venne abbandonata per qualche minuto contro un muro a secco per poi venir presa dall’imputato, che si allontanò.
«Ma la bici è stata poi trovata dai carabinieri a casa di uno dei ragazzi coinvolti, e ci è stata restituita», ha specificato il padre del ragazzo sentito oggi in aula: «Il mio obiettivo era quello di riavere la bici che avevo regalato a mio figlio, che è tornata a casa».
L’adulto non ha ascoltato il figlio e per una questione di principio ha così denunciato un fatto che poteva forse venir sistemato fra i minori coinvolti: in aula sono state lette delle conversazioni sulle chat di Instagram dove i due ragazzi si erano accordati in autonomia per la restituzione del maltolto. Ma la macchina della giustizia era oramai partita: l’imputato, prosciolto, era difeso dall’avvocato Alessandra Sisti che si è associata alle richieste del pm. (immagine di repertorio)
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