Numeri ancora troppo elevati. Gli infortuni sul lavoro non avvengono mai per caso
Ivano Ventimiglia, responsabile del dipartimento Ambiente e sicurezza della Cgil di Varese, commenta i dati relativi alle denunce di infortunio che nel mese di gennaio hanno fatto segnare un calo del 31,4%
Il tema degli infortuni sul lavoro posiziona l’Italia tra i primi paesi in Europa per numero di denunce. È un triste primato quello del Belpaese che nel 2022 ha registrato 1.090 infortuni mortali, quasi tre al giorno (la media europea è di 2,1), e un totale di 697.773 denunce di infortunio sul posto di lavoro. Sono tre i settori più interessati dal fenomeno: la sanità (84.327), il manifatturiero (75.295) e i trasporti (53.932) (Fonte Inail)
Il confronto tra gli infortuni denunciati all’Inail nel mese di gennaio del 2023 e quelli denunciati nel gennaio del 2022 in provincia di Varese indica una flessione del 31,4 %, ovvero 626 denunce contro le 912 dello scorso anno. Abbiamo chiesto a Ivano Ventimiglia, responsabile del dipartimento Sicurezza della Cgil, di commentare questa evidenza.
Ventimiglia, questa flessione notevole è un buon auspicio per l’andamento degli infortuni durante l’anno?
«Mi piacerebbe molto che fosse così, in realtà i numeri in tema di infortuni danno delle indicazioni che devono essere valutate nel lungo periodo e non relativamente a un solo mese. I numeri di questa realtà vanno letti evitando di avere un focus temporale troppo stretto».
L’impressione però è che sul territorio negli anni sia cresciuta l’attenzione al tema…
«Si lavora quotidianamente per sensibilizzare i vari livelli di cultura della sicurezza. C’è il grande lavoro svolto dalle Rls (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ndr) nelle aziende. Il loro è un ruolo fondamentale, troppo spesso però faticano a farsi riconoscere sui posti di lavoro perché sottovalutati. Così come è sottovalutata la figura del preposto alla sicurezza che deve vigilare sull’attività dei lavoratori per garantire che sia svolta nel rispetto delle norme di salute e sicurezza. Purtroppo c’è un dato culturale che non finirò mai di evidenziare: la sicurezza in azienda viene ancora considerata un mero costo e non un investimento».
Se si considera l’alto numero di infortuni mortali, verrebbe da dire che l’Italia, nonostante ci siano delle buone norme, in tema di sicurezza sul lavoro è ferma.
«Con una media di quasi tre morti sul lavoro al giorno, che sarebbe inaccettabile in qualsiasi Paese, è una deduzione coerente. Così com’è inaccettabile chiamarle morti bianche. Una definizione che edulcora la realtà e fa percepire questo drammatico fenomeno meno grave di quello che è. È chiaro che quando i livelli di infortunio hanno numeri così elevati, aumenta anche la probabilità del verificarsi di infortuni molto gravi e mortali. E poi ci sono i near miss o quasi infortuni, cioè quegli eventi correlati al lavoro che avrebbero potuto causare un infortunio o la morte del lavoratore e, solo per un puro caso, non lo hanno prodotto».
I near miss sono così importanti nella lettura del fenomeno che la stessa Inail ha pubblicato un manuale per la gestione del mancato infortunio. Ma in queste situazioni è corretto parlare di “caso” o “fortuna”?
«No, è una semplificazione: gli infortuni sul lavoro non avvengono mai per caso. Si verificano perché ci sono le condizioni di contesto che aumentano il rischio e la probabilità che avvengano. Vogliamo parlare delle macchine non a norma o dove vengono disattivati i sistemi di sicurezza? Quando si lavora senza i necessari presidi della sicurezza, vuol dire che non c’è consapevolezza del rischio».
Al netto di tutto quello che ha detto, che cosa ci sfugge ancora di questo fenomeno?
«Non si ha la percezione dell’incidenza degli infortuni gravi. I numeri naturalmente evidenziano gli infortuni mortali e il totale delle denunce, come se il fenomeno fosse una massa indifferenziata di incidenti. Tra questi due estremi ci sono gli infortuni non mortali ma gravi che in molti casi rendono i lavoratori invalidi per tutta la vita con un impatto devastante sulle loro esistenze e su quelle delle loro famiglie, per non parlare dell’incidenza economica sull’intero sistema. I numeri sono importanti ma non ci raccontano tutto».
All’inizio del 2023 crollano gli infortuni sul lavoro rilevati in provincia di Varese
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