Per le rapine al supermercato di Cadegliano Viconago gli imputati si difendono in aula
Hanno reso spontanee dichiarazioni due dei tre giovani accusati dei colpi a febbraio e giungo 2020. L'analisi degli alibi al confronto con gli elementi di prova
Il palo, e i due complici. L’arrivo con le pistole. I metodi sbrigativi. La fuga co la moto.
Per le rapine al “D+“ di Cadegliano Viconago di febbraio e maggio 2020 il processo che vede imputate tre persone, tutte giovanissime, classe 1996, 1997, e 1992 è alle battute finali e lo spazio riservato va alle difese come è stato nel corso dell’ultima udienza dove è stato chiuso il dibattimento, momento che precede le conclusioni di accusa e difesa, con òe relative richieste.
E difatti hanno parlato i testi della difesa, il padre di uno dei due ragazzi accusati delle rapine, che in aula ha cercato di scagionare il figlio: «Quella sera del colpo era con me, stavamo cenando come facciamo tutte le domeniche». «Mentre durante la seconda rapina mio figlio stava lavorando alla ristrutturazione di una casa in via Silvestro Sanvito, a Varese»; per quest’ultimo particolare è stato interpellato quale testimone anche il proprietario dell’immobile dove avvennero i lavori.
Le indagini vennero eseguite dai carabinieri che sfruttarono ogni mezzo per arrivare a identificare i sospettati, soprattutto le analisi dei cellulari, le posizioni delgi stessi, le foto sui social e la messaggistica fra i ragazzi dove vennero colti indizi poi presentati alla magistratura e contenuti nell’atto di accusa contro questi ragazzi. Uno dei tre era un impiegato del supermercato accusato di essere il “palo“ delle rapine, cioè il soggetto che indicava agli altri quando entrare in azione, come avvenne nei due casi sotto esame dal tribunale.
Il primo, alle 19.30 del 2 febbraio 2020 col commando che netra dal retro e spiana le armi contor le persone che lavoravano in quel momento all’interno.
La seconda, il 6 giugno 2020 quando a sparire fu il bussolotto contenente l’incasso della giornata, 12 mila euro, sempre messo nelle mani di due rapinatori poi fuggiti con una moto.
Moto e descrizione degli indumenti che corrisponderebbero a quelle raccolte dai carabinieri.
Nel corso dell’udienza è stato sentito anche il secondo imputato che ha deciso di rendere spontanee dichiarazioni, appunto l’impiegato del punto vendita che si è detto estraneo ai fatti, ma anzi di essere stato egli stesso rapinato: «Il 2 febbraio ero ad un fast food, quando venne rapinata la mia fidanzata, mente nel secondo episodio, sono stato io ed essere rapinato».
La sentenza il 13 giugno. (immagine di repertorio)
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