Quintiglio lascia Lombardia Ideale e attacca: “Io messa da parte, i burattinai hanno tirato le fila”
Il sindaco di Viggiù ha scritto una lunga lettera indirizzata agli organi di stampa nella quale prende le distanze dal suo partito e lancia pesanti accuse al direttivo
È lunga lettera di sfogo quella che Emanuela Quintiglio ha deciso di scrivere e girare alla stampa. Una lettera nella quale prende le distanze dal suo partito, Lombardia Ideale, e lancia pesanti accuse al direttivo.
A scottare più di tutto è la mancata elezione in Consiglio regionale, diventata possibile nel momento in cui il primo degli eletti Giacomo Cosentino aveva ottenuto un posto nella Giunta Fontana. “I burattinai aveva però già tirato le fila”, si sfoga però Quintiglio, “i prescelti erano altri e l’ho imparato a mie spese”.
Ecco il testo integrale della lettera scritta dal sindaco di Viggiù:
Dopo più di un mese dalle elezioni regionali che mi avevano vista candidata nella lista (Lombardia Ideale) a sostegno del Presidente Fontana, è il momento di racconti, bilanci e riflessioni. Lo devo a quanti mi hanno dato fiducia esprimendo la loro preferenza per la mia persona, lo devo, soprattutto, ai miei concittadini che hanno compreso il mio mettermi in gioco, sostenendomi con grande partecipazione.
In molti abbiamo osservato come all’indomani dell’ottimo risultato ottenuto, in generale dalla Lista di Lombardia Ideale (primo partito a Viggiù), ed anche mio personale (prima dei non eletti a Varese) non sia giunta alcuna, seppur marginale, nota di elogio, nemmeno un mesto grazie, né a me né al nostro territorio.
Anzi !
Dal very next day mi è stata, senza mezzi termini, palesata l’urgenza che mi facessi subito da parte per “gli errori commessi” e per, non meglio specificati (o, almeno, da me non compresi), disegni politici superiori. Peccato che questi disegni siano emersi a urne chiuse e a risultato ottenuto, peccato che questo nuovo disegno non ha alcuno dei tratti che aveva quello con me condiviso prima, quando- prima appunto- il risultato ancora non era certo, quando gli elettori andavano ancora incontrati e convinti, quando serviva un volto di donna che si spendesse in prima persona per arrivare secondo e stare in panchina ma lì, pronta ad entrare in campo con l’obbiettivo (così era stato fatto credere a me e a molti altri dei nostri) di voler far crescere il movimento varesino lavorando per conquistare due nomine.
Più che lecito concludere che, in verità, l’obiettivo che avevano dato a me (ed illustrato al gruppo) fosse solo di facciata perché la meta, quella reale, quella che prima non si poteva dire era ben altra, altri i prescelti. Ho così imparato, a mie spese, che le scelte, in verità, spettano solo a un direttivo di livello superiore che non ha (e, a mio giudizio, non vuole) relazione diretta o condivisione con la c.d. base a cui, in buona sostanza, si chiede sic et simpliciter di allinearsi.
Qualcuno potrà replicare che, accecata dalla mia (presunta) ambizione o verde di rabbia per non aver ottenuto una poltrona, io stia, in realtà, raccontando un film che non è mai stato girato: non importa.
I burattinai hanno tirato le loro fila, io c’ero, ho visto, sentito e vissuto tutto e questo basta e avanza per la mia coscienza, non mi interessa raccontare (o dimostrare ) i pruriginosi dettagli di una deludente vicenda.
Importante, invece, tornare a ringraziare a gran voce tutti quelli che dal nord al sud della provincia
(amici, colleghi amministratori, concittadini ecc), hanno creduto in me come persona prima che alla lista che mi candidava. Un grazie speciale e immenso al mio territorio, alla “mia” Viggiù che, con me, ci ha creduto davvero.
Il mio unico obiettivo, avessi avuto la possibilità di entrare in Consiglio Regionale, era quello di fare, essere la voce dei cittadini e dare risposte; le “poltrone” o gli “incarichi” più o meno remunerati, ci crediate o no, non li ho mai chiesti e non mi interessano.
Riassumendo, non ho conquistato un posto in squadra (come prevedibile) e sono stata cacciata dalla panchina (sorpresa inaspettata!): il perché spetta ad altri spiegarlo.
Per parte mia, continuerò a fare il Sindaco e il Consigliere Provinciale (senza deleghe con l’attuale presidenza) con lo spirito che l’amico fraterno Antonio Banfi mi ha trasmesso, ma – pur restando immutata la stima da sempre nutrita per il Presidente Fontana- non appartenendo più a “Lombardia ideale” perché non rappresenta più in alcun modo i miei valori, e soprattutto è quanto di più lontano io possa immaginare dal mio modo d’intendere la Politica che per me si declina in Amministrare, ovvero Fare per tutto il territorio e non per gli interessi di pochi.
Sono convinta, restando sempre fedele a me stessa, di essere dalla parte giusta, il resto è rumore di fondo che non ascolto.
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