Dall’ultimo club jazz di Varese: “Renato è stato come un padre. Ci ha fatto nascere”
Il ricordo di Cesare Orlando, che con lui ha condiviso le ultime iniziative. E che grazie alla sua ispirazione ha deciso di aprire un club in centro
“Se non ti avessi conosciuto non avrei aperto il Caesar Underground. Mancherai immensamente alla Musica, a Varese e anche a me. Grazie di tutto Renato”. Con queste parole Cesare Orlando, che ha aperto da poche settimane una vera e propria “cave” per fare musica a Varese, con una dose non comune di coraggio e di voglia di investire nella musica in città, saluta Renato Bertossi, scomparso nella giornata di oggi.
E non è un post casuale, perchè è stato proprio l’incontro tra l’icona della musica dal vivo varesina e il giovane gestore di bar con tanti sogni in testa a far nascere un progetto che sembrava del tutto controcorrente e invece sta già riempiendo quello che in città era sentito come un vuoto.
«Renato è un gigante a livello umano e a livello musicale. E’ una persona grandissima» dice innanzitutto Orlando, ostinandosi a parlarne al presente: «Me l’hanno segnalato dal Comune, voleva fare una rassegna jazz. Quando è venuto a propormi quella che è poi diventata “Grande jazz al minigolf” ne sono rimasto folgorato. E’ una persona dal fascino infinito».
Quella rassegna ebbe due edizioni, nel 2017 e nel 2018: «Lui era il direttore artistico ma praticamente curava anche tutta l’organizzazione – spiega – Dopo quei due esperimenti avremmo voluto organizzare altre mille cose, ma poi c’erano tanti problemi burocratici, la complessità ci ha fiaccati. Ma lui è sempre stato dietro moltissimi dei miei 150 concerti al Minigolf, e la mia idea di fare un locale con un palco dove fosse possibile suonare è nata con lui».
Ora Cesare Orlando ce l’ha davvero il “suo” club in centro: è appunto il Caesar Underground di via Puccini, dove quel palco nato su sua ispirazione comincia già a lavorare: «E già almeno due musicisti che vi hanno suonato me li ha fatti conoscere lui» sottolinea.
Cesare e Renato si erano scritti anche recentemente: «Mi aveva proposto di spostare la sede legale del suo “Jazz club 67” al Caesar Underground: aveva un problema pratico, ma per me era motivo d’orgoglio solo il fatto che ci avesse pensato. Nella mail, mi aveva segnalato che non stava troppo bene e che avrebbe visto il nuovo locale e avremmo parlato di cosa fare in termini di eventi quando si fosse sentito meglio. Ma non è mai più successo, purtroppo».
Ora non può che ricordarlo: «E’ stato un padre a livello lavorativo, ma soprattutto una persona straordinaria, moderna e allo stesso tempo dalla statura enorme: ascoltarlo era sempre un piacere» conclude il giovane Cesare.
Che ricorda anche quale sarà l’insegnamento che si porterà dietro di lui: «Mi ha raccontato e fatto conoscere tantissime cose e persone, ma io mi porterò con me innanzitutto questo suo mantra: “L’unico rum che si può bere è chiaro e cubano”». Una bottiglia che, possiamo scommetterci, non mancherà mai nel locale, in sua memoria.
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