Dentro la rivolta nel carcere dei Miogni: 28 detenuti davanti al giudice a Varese
I fatti si riferiscono alle devastazioni del 22 gennaio a Varese quando per ore il carcere della città fu al centro di disordini

C’era chi spaccava, chi urlava parole irripetibili agli agenti e chi istigava “a fare casino” fra le mura dei Miogni.
Tradotto: devastazione, istigazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale per il processo che si apre oggi (giovedì 16 marzo) davanti al giudice per l’udienza preliminare di Varese dove sono finite 28 persone accusate a vario titolo di quei reati.
Era un venerdì, il 22 di gennaio di due anni fa quando nel tardo pomeriggio si sparse in città la voce della rivolta ai Miogni. Una protesta esplosa all’interno delle carceri di Varese con suppellettili distrutte, idranti aperti che provocano l’allagamento di parti della struttura, che rimase al buio.
Per sedare i tumulti arrivarono a Varese rinforzi da parte della polizia penitenziaria da diverse carceri della Lombardia (Opera e San Vittore) oltre ad un nutrito contingente di carabinieri per sorvegliare l’esterno delle mura e garantire l’ordine pubblico. I detenuti coinvolti nei disordini vennero identificati e oggi sono a processo in udienza preliminare celebrata in aula bunker dove verranno definiti gli eventuali riti alternativi per ciascun imputato. Degli imputati, 13 sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale, 10 di istigazione a delinquere, 23 del reato di “devastazione e saccheggio”.
L’udienza è stata aggiornata al 21 di aprile dove uno dei reati, quello di “devastazione e saccheggio” potrebbe venire derubricato nel più semplice “danneggiamento”: non è escluso che alcuni imputati possano ricorrere all’applicazione di pena su richiesta delle parti.
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