Sfregiata al volto col calice di vetro, sentiti i testimoni della difesa
I fatti avvenuti tre anni fa in un bar. Il reato: “Deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”. Che prevede pene fino a 14 anni di carcere
C’era una querela per minacce, lesioni e violenza privata sporta solo qualche tempo prima del più grave, gravissimo fatto che ha portato a celebrare un processo per lo sfregio subito da una giovane tre anni fa in un bar di Leggiuno.
Una denuncia che sta certamente ad indicare come il sottobosco di relazioni fra due donne fosse ai minimi termini, e anzi avesse superato i limiti della “necessità di chiarimento”, intraprendendo già le vie legali per avere ragione, cosa che poi non è accaduta per l’archiviazione della stessa denuncia.
Ma il fatto non era evidentemente terminato con le carte bollate: a denunciare l’attuale vittima di un deturpamento al volto col calice di vetro spezzato è stata infatti l’imputata oggi a processo dinanzi al Collegio di Varese che ha sentito tre testimoni invocati dalla difesa: si tratta del compagno dell’imputata, di un’avventrice del bar, e del barista.
A questi testimoni se ne dovrà aggiungere un quarto il prossimo 13 giugno quando il processo, arrivato oramai agli sgoccioli, vedrà la chiusura del dibattimento. Il reato contestato è il 583-quinquies (deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso): “Chiunque cagiona ad alcuno lesioni personali dalle quali derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso è punito con la reclusione da otto a quattordici anni“.
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