Banche, “si chiudono le filiali perché prevale la logica del costo”

Al De Filippi di Varese il congresso provinciale della Fabi. Occorre un cambio di passo che torni a "rimettere al centro le persone". La tecnologia non può sostituirle

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Che non sarebbe stato un congresso come tutti gli altri, Alessandro Frontini (in primo piano nella foto), segretario provinciale della Fabi, lo sapeva bene. Affrontare il tema della transizione per chi fa rappresentanza significa immaginare quello che ancora non c’è, ma che probabilmente nei prossimi anni ci sarà.

Di fronte a 68 delegati e al segretario nazionale Mattia Pari, Frontini ha ripercorso l’andamento del settore degli ultimi lustri. Uno stravolgimento senza precedenti in termini di numeri, contraddistinto da esodi a colpi di incentivi e da un ricambio generazionale che ha dovuto fare i conti con il digitale e le nuove competenze. E poi, c’è una nuova geografia del credito di cui tener conto, fatta di aggregazioni, opa e nuove alleanze che si vanno definendo.

«Questo processo non è ancora terminato – sottolinea Frontini – nonostante la pandemia gli abbia dato una notevole accelerazione. Abbiamo vissuto la scomparsa di Ubi banca, il nuovo asse strategico tra Bper e Banca Intesa, e l’acquisizione del Credito Valtellinese da parte di Crèdit Agricole. Si parla di un terzo polo, una nuova banca di sistema al pari di Intesa e Unicredit, ma si fatica a capire chi possa essere la papabile capogruppo. Certamente non Monte dei Paschi». Un tempo quella banca c’era e, appunto, si chiamava Ubi. E la storia sta dimostrando che il mercato non sempre fa le scelte migliori.

Oggi si assiste a una continua erosione del numero di filiali sui territori, alcuni dei quali ormai totalmente scoperti. Aree che non possono contare nemmeno su uno sportello postale che possa garantire i servizi basilari legati al credito. E a nulla servono le proteste di sindaci e sindacati a tutela di un servizio importante soprattutto per una popolazione, come quella italiana, che invecchia inesorabilmente. «Le recenti chiusure in provincia di Varese di sportelli di Intesa e Bper – continua Frontini – rispecchiano una logica e piani industriali che oramai si assomigliano tutti. Nella testa dei vertici dei gruppi bancari la tecnologia può sostituire le persone e pertanto, se hanno delle filiali relativamente vicine, le accorpano. Queste dinamiche hanno un approccio sbagliato. Il sindacato non è contro la tecnologia ma mette al centro la persona, che è la nostra vera priorità. E lo facciamo con lo strumento più efficace che è il contratto collettivo nazionale».

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i delegati presenti al congresso della Fabi provinciale

In prospettiva mettere dei paletti è fondamentale anche per la stessa continuità del sindacato. La Fabi ha una tradizione solida, una rappresentanza che si traduce in un potere contrattuale che fa sentire il suo peso sui tavoli delle trattative. «Si continuano a chiudere filiali perché la logica che prevale è quella del costo – conclude Frontini -. E con filiali sempre più piccole abbiamo meno possibilità di eleggere Rsa (rappresentanza sindacale aziendale, ndr). Sulle uscite incentivate abbiamo fatto sempre buoni accordi, ma se diminuisce il personale, il rapporto di uno a due tra nuove entrate e uscite sarà difficile da mantenere. Noi siamo comunque pronti a dare battaglia».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 12 Marzo 2023
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