A Luino in centinaia per il 25 aprile: “Viva l’Italia democratica, libera, antifascista”
Anche quest'anno un corteo cittadino ha attraversato le vie del centro per rendere onore ai Caduti. Grandi applausi per i discorsi del professor Malagola e dei sindaci Bianchi e Fazio
Centinaia di persone hanno oggi percorso, in occasione del 78esimo anniversario della Liberazione, le vie del centro cittadino di Luino, accompagnati da bandiere tricolore e dai brani della Musica Cittadina “M° Pietro Bertani”.
A fare da padrone tra le file è stato un apparente silenzio, che fra le note della banda si palesava come una chiara intenzione di presenza, di voler ricordare, di non voler dimenticare, di rendere onore ai Caduti: così come è stato fatto, sia al monumento di Garibaldi sia in piazza Risorgimento, dove in ultimo i sindaci di Luino e Germignaga, rispettivamente Enrico Bianchi e Marco Fazio, il presidente del CDA del Comi Luino Gianfranco Malagola e il vicesindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi e delle ragazze Erion Xheta hanno tenuto un discorso.
«Qualcuno potrebbe chiedersi se vi sia (ancora) la necessità di una manifestazione: la risposta non può che essere affermativa, anzi, trovo che oggi questa esigenza sia più forte – ha aperto il sindaco di Germignaga, Marco Fazio -. In primo luogo per significare, nel modo più ampio e pubblico, quello che noi celebriamo oggi. L’etimologia della parola manifestazione rimanda a un’immagine, quella della persona colta sul fatto, e quindi “presa per la mano” e svelata. Allora oggi prendiamo un pezzo del nostro passato e lo rendiamo più visibile. Oggi ricordiamo, con maggiore evidenza, che l’Italia ha subito un’oppressione interna, quella fascista, e un’occupazione esterna, quella nazista. Prendiamo quel pezzo del nostro passato, e vi rivediamo le tragiche scelte, operate dal regime, di negazione dei valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace. E dall’altra parte, la nostra mano dovrebbe afferrare e portare ancora più in alto il ricordo di chi si seppe opporre, nei tanti e diversi modi che compongono un mosaico che è quello della nostra Resistenza. Questo ricordiamo: il 25 aprile non è un giorno di rifiuto di tutte le dittature. E’ evidente che tutti noi, che oggi siamo in piazza, condanniamo e combattiamo contro di esse. Ma oggi non è giorno in cui mescolare le carte – ha sottolineato Fazio -. Mi siano permesse due brevi riflessioni, in questa occasione. Spesso si afferma che oggi è il giorno per fare memoria. Indubitabile, a patto che si riconosca il rischio che vi è nella memoria. Essa non dipende dai documenti o dagli archivi, talvolta nemmeno si riferisce necessariamente ai «fatti». Fondamentale, allora, far viaggiare insieme memoria e storia, tanto più che questi sono tempi in cui circola aria di revisionismo, in cui anche figure in alti ruoli istituzionali propongono grottesche riletture, per cercare di far scomparire in un magma indistinto, in cui tutti sono vittime, o tutti carnefici, le precise responsabilità di un gruppo dirigente e di tanti singoli. Ma la storia non la si riscrive, i fatti non si cancellano, come anche le motivazioni che ad essi sottostanno. Vorrei anche soffermarmi su un altro punto; in una celebre scena del film Palombella Rossa, Nanni Moretti rimarcava che “le parole sono importanti”. Affermazione banale, apparentemente. E invece nel discorso pubblico le parole sembrano poter essere usate senza avvertire la responsabilità del pronunciarle. Abbondano così le successive, parziali e patetiche rettifiche, l’evocazione di equivoci, di cattive interpretazioni. Alla nostra classe dirigente chiediamo la massima chiarezza, su questi temi: e se qualcuno ha paura di dirsi antifascista, allora non si può non evidenziare che si sta ponendo al di fuori di quello che è per noi tutti, e ancor più per chi ha l’onore di rivestire cariche istituzionali, il solco entro cui muoverci: la nostra Costituzione. Diciamolo dunque con chiarezza, con forza, con gioia: viva il 25 aprile, viva l’Italia democratica, libera, antifascista».
Da quel lontano 1945 si è sognato un mondo senza guerre grazie anche, a proposito della nostra Costituzione, dell’articolo 11 che dice: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie“. Ma per avere un mondo di pace, come ha di seguito ricordato con il suo discorso il presidente del CDA della Fondazione Comi, nonchè della Comunità Operosa Alto Verbano, Gianfranco Malagola «occorre lavorare per rimuovere le cause che generano i conflitti. Pensiamo all’industria delle armi che sta crescendo sostenuta dal sistema bancario mondiale, pensiamo agli squilibri che ancora oggi esistono tra popoli che soffrono ancora la fame e popoli che vivono nel benessere, pensiamo ai cambiamenti climatici che creeranno condizioni di vita impossibili per le giovani generazioni di oggi. E’ partendo dai valori di libertà e liberazione, di democrazia e di eguaglianza che il 25 aprile ci ha insegnato che oggi dobbiamo impegnarci più che mai per avere un mondo di pace e giustizia sociale e ambientale».
Valori che, come ha inoltre sottolineato Malagola, hanno animato la nascita della Comunità Operosa dell’Alto Verbano (2019), del Tavolo di Lavoro per il Clima di Luino (2021) e del Tavolo per la Pace Alto Verbano (2022). «Questa è la dimostrazione di come i valori del 25 aprile siano attuali e presenti nella nostra comunità. Il 25 aprile ci richiama all’unità per il bene comune e per salvaguardare il nostro Pianeta, ci richiama alla liberazione dalle ingiustizie e dalle oppressioni, e all’impegno di tutti per la democrazia e la libertà» ha concluso Malagola, al cui discorso è succeduto il saluto del piccolo vicesindaco del Consiglio Comunale delle ragazze e dei ragazzi e il discorso del primo cittadino di Luino Enrico Bianchi: «Grazie a tutti voi presenti, alle autorità, alle forze dell’ordine, alla Cri con i suoi volontari, all’ANPI di Luino ed al suo presidente prof. Emilio Rossi, alle associazioni d’arma e alla Banda di Luino che proprio in questi giorni è stata colpita da un lutto per la perdita di uno dei suoi componenti, Mauro, Fagazzo eccezionale simbolo e testimone di un impegno civico che non dimenticheremo mai».
«La giornata di oggi – ha ripreso Bianchi – non è una giornata che potrebbe essere ridotta ad una semplice celebrazione. Oggi è il giorno delle nostre radici costitutive, fondata sul sacrificio di uomini e donne che non hanno accettato un brutale regime assoluto. Non restarono ad osservare ma si impegnarono con tutte le loro forze perché il proprio paese e le proprie città fossero liberate dalla dittatura e restituiti alla libertà e alla democrazia. Quella storia non finì quindi solo con una vittoria militare; con il 25 aprile si volle iniziare una nuova era nella quale giustizia uguaglianza, libertà e diritti trovassero residenza nel documento dove tutti questi valori hanno costituito la più alta espressione: la nostra Costituzione (…). Spesso citiamo le parole libertà e democrazia senza renderci conto del valore che portano con sé. Parole alle quali dobbiamo aggiungere, affinché non perdano il loro significato più profondo la parola Umanità. Non c’è democrazia senza Umanità, non c’è libertà senza Umanità. Ed è proprio l’Umanità che ci invita, ci spinge a vivere la nostra comunità come soggetti attivi, attenti ed interessati alla propria città alle proprie istituzioni, rispettandole, rinnovandole se necessario soprattutto nei suoi esponenti ma non modificandone le funzioni politiche e di garanzia. Se non si torna a partecipare (e la scarsa affluenza alle ultime elezioni non deve lasciarci indifferenti!) i comportamenti scorretti, illegali, le dichiarazioni false ed arbitrarie, le idee ambigue di riconciliazione – che non evidenziano le differenze fondamentali nei valori in gioco – diventeranno una consuetudine pericolosa. Il 25 aprile ogni anno ci chiede di riprendere in mano la nostra storia, di non gettare tutto ciò che è stato conquistato e tutto ciò che ha garantito la pace dal 1945 (…). Viviamo tempi difficili – ha concluso Bianchi – tempi di crisi in una società liquida, presa da individualismi pilotati da egoismi e grandi interessi economici e militari. Ma il 25 aprile si rivolge a tutti noi con una domanda o meglio dire una richiesta indispensabile: ci chiede di cambiare, di scegliere se accettare un declino inarrestabile o se prendere in mano il coraggio di interrompere, infrangere questo declino e ritrovare la forza di decidere il nostro destino e comprendere il valore e la dignità che in Italia e nel mondo ogni uomo e ogni donna devono avere. Ci chiede anche di combattere l’indifferenza, il male più pericoloso di questi tempi».
A concludere la commemorazione, prima che una delegazione si recasse alla Gera per rendere omaggio ai Caduti dell’eccidio dell’ottobre 1944, sono stati alcuni studenti della 5 dell’ISIS “Città di Luino” che, insieme alla loro professoressa Antonella Sonnessa, vicesindaco della cittadina, hanno ricordato il valore e il ruolo della donna nella liberazione d’Italia.
Presenti alla manifestazione anche i sindaci e rappresentanti delle città di Luino, Germignaga, Brezzo di Bedero, Montegrino, Porto Valtravaglia e Dumenza, l’Anpi Luino, autorità civili, militari e religiose, rappresentanti delle associazioni d’arma e dei combattenti, una rappresentanza del Comi Luino e rappresentanti delle forze dell’ordine e del mondo sociale.
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