“Altro che Open to meraviglia, siamo il paese delle barriere architettoniche”

"L’accessibilità è una caratteristica imprescindibile nel turismo. Un Paese non accessibile non è considerato un Paese civilizzato nemmeno da chi una disabilità non ce l'ha"

Generico 24 Apr 2023

Pubblichiamo la riflessione di Simone Gambirasio, nostro ex collega, che lavora nel mondo della comunicazione e dalla nascita si muove con una carrozzina elettrica.

Questa settimana sono stato a Cremona, e dei tanti monumenti che avrei voluto vedere solo due erano accessibili in sedia a rotelle.

Qualche giorno fa a Milano ho controllato quali negozi non avessero un gradino all’ingresso in corso Vittorio Emanuele e ne ho contati giusto due, ovvero le tanto criticate catene di fast food americane (McDonald’s e Hard Rock Café).

Perché? Perché gli americani sanno che l’accessibilità è una caratteristica imprescindibile nel turismo, e che un Paese non accessibile non è considerato un Paese civilizzato nemmeno da chi una disabilità non ce l’ha. Ma noi siamo ancora quel Paese dove la metropolitana se c’è è accessibile a giorni alterni, i taxi accessibili girano solo di giorno (quando ci sono), dove gli ascensori sono un optional e dove molti negozianti se vedono una sedia a rotelle al massimo ti dicono “ti aiuto io”.

Una penisola dove le spiagge saranno sicuramente in mano a chi se le merita eh, ma gli stabilimenti accessibili sono spesso un miraggio.

Lavoro nella comunicazione, e non criticherò i 9 milioni di Open to Meraviglia. Solo, se una parte di questi investimenti li avessimo spesi in accessibilità (anzi, anche molto di più di quei 9 milioni di euro) quella sarebbe il migliore e più giusto biglietto da visita per quei turisti che, evidentemente, sono abituati a ben altri standard. L’accoglienza dovrebbe partire dai fatti, solo allora forse avremo qualcosa da comunicare e raccontare.

Da me, e dalla mia triste amica Venere in attesa del montascale da giusto qualche secolo… per oggi è tutto.

di
Pubblicato il 28 Aprile 2023
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