Dario Bressanini: “La carne sintetica non esiste”
Il docente di chimica dell'Università dell'Insubria, notissimo sui social per la sua attività divulgativa per tutto ciò che concerne scienza e fake news sull'alimentazione, è intervenuto sull'argomento oggetto del ddl

Il suo intervento era atteso da giorni: e ora Dario Bressanini è entrato nell’argomento “carni sintetiche” nelle sue storie di Instagram, e poi in un lungo reel che le ha radunate tutte, facendo le dovute precisazioni e affrontandole come sempre con il suo piglio da “amichevole chimico di quartiere” come da sempre si autodefinisce.
Il docente di chimica dell’Università dell’Insubria, notissimo sui social per la sua attività divulgativa per tutto ciò che concerne scienza e fake news sull’alimentazione, ha perciò innanzitutto chiarito una cosa fondamentale: «La carne sintetica non esiste. Esiste la carne coltivata, in vitro o per bioreattore. Un elemento sintetico è qualcosa che si assembla da zero in un laboratorio chimico: gli elementi che creano questo cibo sono invece cellule normali che crescono, si duplicano, si moltiplicano come in un normale organismo. Solo che in questo caso viene realizzato con un bioreattore».
La seconda cosa che precisa Bressanini è che «Quel decreto legge non vieta niente. Per due motivi: il primo è perché questi prodotti non esistono, è un po’ come vietare di mangiare carne di yeti. Ma se anche esistessero da qualche parte nel mondo, non si potrebbe vietare niente, perchè di fatto sarebbero già vietati: ogni nuovo cibo deve essere preventivamente approvato dall’Unione Europea, cosa che non è accaduta. Al momento quindi non c’è niente da vietare».
Poi affronta anche un eventuale, probabilissimo, futuro: «Se in un futuro prossimo delle startup presumibilmente tireranno fuori questo genere di prodotti, e succederà perchè si stima che il mercato sarà di svariati miliardi, vorrà dire che chiederanno le autorizzazioni all’EFSA europea e all’FDA americana. E quando i test di sicurezza alimentare europei saranno passati e superati, questo decreto varrà meno della carta straccia, perchè non ci si può opporre alla libera circolazione delle merci nel mercato europeo».
Quale effetto dunque può avere questo ddl sulle tavole italiane? «L’unico effetto sarà quello di vietare la produzione interna di questi cibi agli imprenditori italiani: perchè nessuno potrà vietare l’importazione, come è già successo con gli ogm, che non possono essere creati in italia ma vengono importati liberamente nell’unione Europea per i mangimi. In questo caso non possono coltivarle ma le importeranno comunque».
Bressanini si sofferma infine su alcune definizioni da lui definite “comiche”: «C’è una cosa che rende veramente comico il disegno di legge, che è scritto evidentemente da incompetenti. Se lo si va a leggere bene, quel decreto vieta la detenzione e l’utilizzo di colture cellulari e di tessuti di animali vertebrati. Vediamo il significato di queste parole: le colture cellulari servono a creare un alimento. Se fate uno yogurt utilizzate una coltura cellulare, se fate la birra fate una coltura cellulare. Se si bada quindi al significato letterale, quella norma li vieta: da domani in base a quel DDL quindi, niente piu produzioni industriali di yogurt. Ma anche il “divieto dell’utilizzo di tessuto animale” è simile: cos’è un tessuto animale? la polpa, un pezzo di filetto…. la carne è tessuto animale. quel decreto legge se viene interpretato come viene scritto vieta la produzione di carne “normale”, non di quella sintetica».
Quindi: «O questo DDL è fatto da incompetenti che non sapevano cosa stavano scrivendo, oppure la seconda ipotesi è che sia fatta solo per motivi di comunicazione: cioè che chi l’ha scritto sapesse benissimo che non avrebbe avuto nessun effetto. E’ una proposta di norma che parla alle persone che mal sopportano i cambiamenti e il progresso, che si sentono profondamente a disagio di fronte a queste novità. Questa operazione politica è quindi comprensibile come azione di comunicazione: dice “io sto con te, faremo di tutto per mantenere lo status quo”. I cambiamenti però saranno inevitabili e arriveranno dall’Europa. Reagire con un divieto vuol dire agire nel profondo: le persone che si vuole “proteggere” si sentono minacciate nell’identità, hanno la sensazione che queste novità vadano contro una intera idea del mondo. Questa è la piu eclatante manifestazione del fatto che l’Italia è un paese di vecchi impauriti, che hanno paura dei cambiamenti e vogliono tornare a dei bei tempi andati. Che in realtà non sono mai esistiti».
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