Eolo-Kometa senza risultati. Basso: “Non sono contento, lavoriamo per cambiare la rotta”
La squadra azzurra, senza l'infortunato Albanese, in tre mesi ha raccolto pochissimo. «Sono il primo responsabile, è un trend che non deve ripetersi». Sulla composizione del team: «Ammiro Pozzovivo, ma abbiamo investito sui giovani e siamo coerenti con la nostra filosofia»
«Non sono per niente contento di questa prima parte di stagione. Mi aspettavo e avevo chiesto un rendimento differente e quindi sono il primo a dovermi prendere responsabilità e a voler trovare soluzioni differenti per far sì che il secondo trimestre di gare non ripeta questo trend». Ivan Basso non nasconde le difficoltà di questo avvio di 2023 da parte della sua Eolo-Kometa che da gennaio a oggi ha raccolto molto poco, non solo (e non tanto) in termini di vittorie ma anche a livello di piazzamenti.
Classifiche alla mano, il miglior risultato è un quinto posto di tappa di Lorenzo Fortunato al Gran Camiño (corsa a tappe spagnola) seguito dal settimo della classifica finale mentre il giovanissimo Davide Piganzoli ha colto un sesto posto in una tappa del Giro dell’Istria. Pochi, di conseguenza, i punti raccolti per il ranking internazionale dell’UCI, una situazione non preventivata per un team al terzo anno nella categoria Professional. (in alto: Basso sul pullman della Eolo parla ai corridori. Con lui il ds Zanatta – Foto: M. Borserini)
Basso, un bilancio a di sotto delle aspettative fino a oggi?
«Sì, senza dubbio. Abbiamo offerto qualche buona prestazione, appunto con Fortunato o con alcuni uomini alla Tirreno-Adriatico, ma nel complesso non abbiamo ottenuto quello che speravamo anche in relazione al tanto lavoro svolto. Ora dobbiamo restare calmi, aiutare la squadra a essere meno contratta, a liberarsi con la testa e capire dove stiamo sbagliando. Capita per esempio che i più giovani affrontino le gare come facevano tra gli under: vanno aiutati a comprendere meglio le dinamiche del gruppo tra i “pro”. Ma è solo un esempio. Comunque sono fiducioso: nel 2010 feci un Romandia disastroso e poi vinsi il Giro: le cose possono cambiare».
Sul rendimento complessivo della squadra ha inciso l’assenza per infortunio di Vincenzo Albanese. Quanto è contata la sua mancanza. E come sta oggi “Alba”?
«Lo scorso anno Vincenzo ci ha assicurato una trentina di piazzamenti nella top ten delle gare che ha disputato, oltre alla vittoria di Limoges nel Tour du Limousin, quindi la sua presenza sarebbe stata fondamentale. La squadra era pronta a supportarlo in questo avvio di stagione ma, appunto, ha subito un grave infortunio e i compagni non sono riusciti a prendersi un carico di responsabilità così pesante, quello di sostituirlo. Ora Alba si è ripreso, si è allenato in altura al Teide e rientrerà in Sicilia con la volontà di fare bene. A proposito del Teide: abbiamo quattro corridori lì e due in Sierra Nevada, uno sforzo per la nostra squadra. Ma è uno dei correttivi che abbiamo intrapreso».
Intanto si avvicina il Giro d’Italia: a che punto siete con la composizione della squadra?
«È ancora da costruire anche se, naturalmente, io ho in mente all’incirca il 50% dei corridori che ne faranno parte. Ne parleremo con i direttori sportivi e comunque, da qui in avanti, ci sarà una sana competizione interna per meritarsi la convocazione. Due anni fa Fortunato non era tra i favoriti per il Giro, poi fece bene nelle Asturie, si guadagnò il posto e vinse la tappa dello Zoncolan. Ora Lorenzo parteciperà a Trentino e, appunto, al Giro delle Asturie per essere pronto al Giro».
Basso, in maglia nera, si allena con la squadra (foto M. Borserini)Il mercato offriva, nei mesi scorsi, alcuni corridori che potevano essere interessanti. Il riferimento è a Moschetti – cresciuto con voi – per le volate e al veterano Pozzovivo per il Giro. Non avete pensato a un loro ingaggio?
«Sì, a entrambi, ma non sono arrivati per motivi diversi. Nel 2018, quando eravamo una squadra Continental, Moschetti vinse nove corse con la maglia della Polartec-Kometa e quindi siamo legati a lui che poi passò nel World Tour con la Trek-Segafredo. I contatti ci sono stati ma abbiamo dovuto fare i conti con il nostro budget: quando siamo riusciti a creare uno spazio salariale per provare a ingaggiarlo aveva, purtroppo, appena firmato altrove (con la svizzera Q36.5. Con la quale ha vinto la Clasica de Almeria ndr)».
Pozzovivo invece?
«Prima di tutto una premessa a cui tengo: ho grande rispetto, stima e ammirazione nei confronti di Domenico. Però la Eolo-Kometa ha una sua filosofia che è quella di far crescere i giovani, di dare loro una opportunità. Se prendo Pozzovivo devo rinunciare a dare spazio a qualcuno dei corridori che abbiamo cresciuto nel vivaio e che abbiamo fatto arrivare tra i professionisti. Vogliamo essere coerenti con la nostra impostazione e con i nostri investimenti. Prendiamo il GP di Larciano: avevamo davanti tre ragazzi tutti tra i 20 e i 22 anni. Pensiamo a uno come Fancellu: è un patrimonio del ciclismo italiano e gli stiamo dando fiducia e garanzie anche se per ora mancano i risultati. La Eolo-Kometa è fatta così».
Un’ultima domanda, non certo di secondo piano. I contratti dei due sponsor principali, Eolo e Kometa, sono in scadenza. Qual è la proiezione in vista del 2024?
«Partiamo dal presupposto che io e Luca Spada (l’imprenditore varesino fondatore e presidente di Eolo ndr) parliamo quotidianamente e pensiamo di continuo al futuro, anche della squadra. Stiamo lavorando in questa direzione e posso assicurare che il team è avviato, strutturato ed economicamente sano. Tra l’altro, è vero il discorso dei contratti in scadenza ma ci sono accordi sia con sponsor sia con corridori che vanno al di là della fine 2023. Intorno alla squadra c’è attenzione, si stanno avvicinando altri marchi e credo che dopo il Giro o comunque entro la metà di giugno saremo in grado di dare maggiori dettagli. E i miei interlocutori, prima che rappresentanti delle loro aziende, sono persone con cui ho e abbiamo un rapporto umano profondo».
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