Ex-assessore della giunta di Busto Arsizio indagato, il Pd: “Ennesimo caso inquietante”
Nell'inchiesta della dda di Milano spunta anche il nome dell'ex-vicesindaco del primo mandato di Antonelli. Il Pd attacca anche Salvini e il suo nuovo codice degli appalti: “Liberalizzazione dagli effetti devastanti"

Tra i 65 coinvolti nell’inchiesta della Dda di Milano sulle aziende della ‘ndrangheta c’è anche il nome di un ex-assessore e vicesindaco (leghista) di Busto Arsizio, dimessosi nel 2017 durante il primo mandato Antonelli a seguito di un rimpasto di giunta. Si tratta di Stefano Ferrario che, al momento, è solo indagato ma che i pm Bonardi e Cerreti ritengono abbia avuto un ruolo nel favorire i finanziamenti delle banche alle imprese controllate da Enrico Barone e Maurizio Ponzoni, i due fiancheggiatori delle cosche di Legnano-Lonate Pozzolo, Vibo Valentia e Limbadi.
Il suo nome, infatti, viene inserito tra quelli che fanno parte all’associazione a delinquere in relazione ad alcune figure che avrebbero prestato assistenza professionale per le pratiche di accensione dei conti correnti per l’ottenimento di mutui.
«Abbiamo appreso dalla stampa il coinvolgimento nell’inchiesta della DDA di Milano di Stefano Ferrario, ex vicesindaco leghista di Busto Arsizio ai tempi della prima giunta Antonelli. Ci auguriamo che l’ex vicesindaco Ferrario risulti estraneo ai fatti e dimostri la sua innocenza nelle sedi opportune – afferma il segretario cittadino del PD e consigliere comunale Paolo Pedotti (foto) – si tratta dell’ennesimo caso in cui viene indagato un esponente politico e amministratore di Busto. Tutto ciò è a dir poco inquietante».
Continua Pedotti: «Il mondo politico non più può chiudere gli occhi di fronte a una questione morale che, senza colore politico, deve essere affrontata per rinsaldare il legame di fiducia tra rappresentati e rappresentanti».
Il segretario cittadino ricorda anche l’approvazione del nuovo codice degli appalti, voluto dal ministro delle Infrastrutture Salvini: «Giusto pochi giorni fa è stato lo stesso partito di Ferrario nella figura del Segretario federale Matteo Salvini a varare in Cdm il nuovo codice degli appalti, che prevede che tutte le gare sotto i 5,3 milioni di euro possano essere assegnate senza alcun avviso pubblico, ovvero in affidamento diretto».
Conclude Pedotti: «In assenza di una piena consapevolezza sul tema, una liberalizzazione di questo tipo rischia di avere effetti devastanti – conclude – sembra tuttavia che le priorità di alcuni partiti siano quelle di polemizzare con i vertici dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, anziché avviare una discussione ampia su questione morale, legalità e amministrazione».
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