Fallimento del Varese Calcio, il processo alle battute finali, ma cambia il Collegio
A settembre la sentenza che vede imputato Massimo Trainito, che ha reso esame in aula. Sentiti anche la moglie e il figlio. L’ex presidente Alì Zeaiter davanti al gup a metà giugno

Ci sono tre notizie nel processo per il crac del Varese Calcio di 7 anni fa e legato alla bancarotta fraudolenta in concorso che oggi vede imputato l’ex vice presidente della società, Massimo Trainito (a destra nella foto, in primo piano Alì Zeaiter ex presidente del club). La prima: le parti discuteranno davanti al Collegio il 26 settembre prossimo proprio la posizione di Trainito, accusato di una bancarotta fraudolenta “per distrazione” cioè per aver asportato parte del patrimonio societario per un importo di 50 mila euro («mentre», dice l’avvocato difensore Matteo Pelli, «l’intera bancarotta della società ammonta a 14 milioni di euro»).
La seconda notizia di giornata, uscita proprio durante il dibattimento, riguarda la posizione dell’ex presidente della società Alì Zeaiter (siamo nel 2015), a quanto pare difficile da rintracciare e che invece è chiamato di fronte al giudice per l’udienza preliminare di Varese il prossimo 15 giugno per rispondere dello stesso reato che viene contestato al suo ex braccio destro, vale a dire bancarotta fraudolenta “per distrazione” in concorso. Lo stesso Zeaiter è stato chiamato sempre dal difensore Matteo Pelli come testimone della difesa, ma il Collegio ha ritenuto non essenziale l’escussione del teste, così come per la decisione è risultata superflua la richiesta delle difese dell’acquisizione di ulteriore documentazione bancaria.
In merito alle testimonianze in aula è stato sentito un amico dell’imputato che ha spiegato di aver finanziato la squadra per 80 mila euro, soldi poi restituitigli dal curatore fallimentare. Poi hanno parlato il figlio e la moglie di Trainito; il primo ha affermato di aver giocato nel Varese Calcio «mio padre era un mio fan» e di aver appreso del ruolo del padre come vice presidente della società calcistica solo una volta ufficializzata la nomina nella conferenza stampa ai Giardini Estensi di Varese.
La moglie dell’imputato (e madre del testimone-calciatore, ai tempi) ha parlato delle spese del marito (metalmeccanico cinquantenne originario di Gela già condannato per bancarotta e riciclaggio) per il sostentamento della squadra, per cene e trasferte che lo stesso Trainito avrebbe pagato di tasca propria per circa 83 mila euro. Trainito, che ai tempi (sempre 2015) lavorava in un gommista ha spiegato di aver conosciuto lì, durante un cambio gomme, Alì Zeaiter, «che era alla ricerca di un investimento da fare a Varese». E poi? E poi dopo la conferenza stampa «Zeaiter disse di dover andare in Libano per preparare l’allenamento della squadra. Da lì non abbiamo più avuto sue notizie».
Poi il crac, il fallimento e la contestazione mossa all’imputato il quale ha sostenuto di aver provvisto di tasca propria alla squadra nei due-tre mesi della sua vice presidenza prima, e della presidenza pro tempore poi. Dopo l’estate il verdetto per capire se le contestazioni che gli vengono mosse, cioè la bancarotta per distrazione dell’ammontare di 50 mila euro saranno o meno confermate.
La terza notizia che può ricoprire una certa rilevanza per questo processo riguarda il cambiamento del Collegio giudicante per la sostituzione di uno dei giudici a latere (sono due, più il presidente), la dottoressa Rossana Basile. A questo punto spetterà ai legali della difesa, dopo un confronto, valutare se accettare il nuovo collegio o rinnovare gli esami testimoniali avvenuti durante l’istruttoria dibattimentale, fatto che potrebbe dunque prevedere il dilatamento dei tempi complessivi del processo.
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