Gallarate saluta Dario Terreni, che aveva sguardo lontano e voglia di discutere

È morto a Gallarate Dario Terreni, imprenditore e protagonista nel movimento delle Acli ma anche nella politica

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È morto a Gallarate Dario Terreni, imprenditore e protagonista nel movimento delle Acli ma anche nella politica.
Classe 1945, si era formato nelle file delle Acli, quando queste, negli anni Sessanta-Settanta, erano un movimento quasi di massa, a metà strada tra sindacato e partito, approdo a sinistra del mondo cattolico. Imprenditore del tessile dal 1986, nel 1993 si candidò sindaco con PDS e Alleanza Democratica e ottenne il 14,20%, terzo più votato in una elezione (autunnale) con grande frammentazione, con sette candidati e un sindaco – Angelo Luini – eletto con il 47% dei voti.

Negli anni Duemila ha sempre portato il suo contributo al centrosinistra, nelle file della Margherita e poi del PDS, come candidato consigliere. Poi la fondazione del PD, per lui quasi l’approdo di una vita dedicata a costruire un ponte tra la tradizione politica cristiana e quella socialista. Ritornò nell’assemblea civica nel 2011, con la maggioranza di Edoardo Guenzani: fedele alla sua attenzione al mondo del lavoro, si fece promotore della commissione dedicata a Malpensa, allora ancora in bilico tra il disastro del dehubbing e la speranza di un rilancio.

Nel 2013 aveva collaborato ad un volume fotografico sull’industria gallaratese, nel 2019 aveva dedicato le sue energie, insieme a Piero Provasoli, ad un volume dedicato alla storia del tessile a Gallarate, poi nel 2021 aveva iniziato a lavorare ad un libro sulla storia delle Acli nel Gallaratese. Sempre in ricerca anche da un punto di vista personale, nel mezzo si era impegnato in Legambiente e aveva anche animato l’esperienza di Radiomontediviso, nata dal “cenacolo” di confronto al Monte Diviso, dove si parlava di Europa, politica, società.

Fin qui la biografia in date e cifre.
Però non si può non citare anche il Dario Terreni come mattatore della politica, appassionato di lettura dei dati (“Contano i numeri, non le percentuali”, ripeteva sempre, diffidente verso i leader del momento e i risultati plebiscitari), pronto a placcare sotto ai portici della piazza di Gallarate amici e avversari e giornalisti, questi ultimi rigorosamente apostrofati – ma con bonomìa – come “giornalai”. Credeva poco nei social network e nella comunicazione epidermica della politica (e non solo) di oggi, molto di più nel ragionamento articolato.

(La foto di apertura è stata scattata Michele Mascella)

Nei suoi interventi in consiglio pubblico aveva la tendenza a strascicare le vocali e a scandir le sillabe, quando voleva mettere l’accento su una parola importante e richiamare l’attenzione dell’uditorio. Novecentesco, anche in questo, lui che negli ultimi anni metteva al centro la sfida durissima di salvare il welfare fondato sulla manifattura, sintesi della lunga progressione del lavoro e dei lavoratori nel Ventesimo secolo in Europa. Vedeva nell’Europa unita uno snodo centrale. Con un certo tono scanzonato era diventato anche in anni recenti riferimento di un gruppo di giovani, capitava di trovarlo a discutere anche al tavolo di un circolo.

Nel salutarlo, c’è chi lo chiama “l’amico di tutti”. Ed è vero, sapeva essere amico di tutti, anche degli avversari politici, sapendo distinguere le differenze nelle idee dal rispetto personale, una dote forse di tempi passati, di certo più rara negli ultimi anni. Laico nel pensiero, pronto a discutere, sempre aperto al futuro: sarà un peccato non trovarlo più in piazza, nel cuore della città che amava come luogo di incontro e scontro di idee.

 

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I funerali si terranno martedì mattina, alle ore 10 (ore 9.30 rosario) nella chiesa di San Zenone in piazza della Repubblica, Gallarate. A Crenna, il suo quartiere

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 30 Aprile 2023
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