Pellicini (Fdi) alla Camera sull’accordo Italia-Svizzera: “Va approvato con il premio di frontiera”

L'ex-sindaco di Luino, oggi deputato, è intervenuto sul tema della nuova legge che regola i rapporti tra Italia e Svizzera in tema di lavoro: "Vanno tutelate le aziende che formano la manodopera"

Riconferma Pellicini

L’ex-sindaco di Luino e oggi deputato di Fratelli d’Italia Andrea Pellicini è intervenuto in aula sulla questione degli accordi tra Italia e Svizzera con tutte le conseguenze che ha sul mercato del lavoro nelle zone di frontiera: «L’approvazione del disegno di legge di ratifica dell’accordo fiscale tra Italia e Svizzera, anche alla luce della recente dichiarazione congiunta rilasciata dal Ministro Giancarlo Giorgetti e dalla sua omologa Svizzera Karin Keller Sutter, segna un momento fondamentale per le relazioni tra queste due Nazioni, legate da profondissimi rapporti economici, ma soprattutto culturali».

Essendo stato Sindaco per dieci anni di un Comune di frontiera, il Comune di Luino, Pellicini ha potuto entrare nel vivo di queste relazioni antichissime: «Spesso mi sono soffermato sulle questioni legate ai frontalieri, cioè a quei lavoratori italiani che ogni giorno si recano in Svizzera per andare al lavoro. Si tratta, oggi, di circa 77.000 lavoratori che contribuiscono in modo rilevante allo sviluppo dell’economia di frontiera. I nostri lavoratori, con la loro professionalità, hanno fatto crescere e prosperare la Svizzera, ma hanno anche portato in italia risorse importanti con i loro stipendi. Molti di questi lavoratori sono arrivati dal sud Italia e sono venuti ad abitare nella fascia di confine, integrandosi con le comunità locali» – spiega l’ex-primo cittadino.

La storia di queste relazioni inizia ad essere messo nero su bianco con gli accordi del 1974, ottenuti grazie alla caparbietà di un sindaco di frontiera, Antonio Sanna: «L’allora sindaco del Comune di Lavena Ponte Tresa, i comuni insistenti nella fascia di 20 KM dal confine con la Svizzera ottennero degli importantissimi riconoscimenti economici, i cosiddetti ristorni: i lavoratori frontalieri pagavano le tasse in Svizzera, ma venivano riconosciuti ai comuni italiani in cui vivevano risorse considerevoli per la costruzione di scuole, di strade, di infrastrutture che potessero soddisfare le esigenze di una popolazione che continuava a crescere con l’aumento delle opportunità lavorative in Svizzera».

L’accordo odierno, che modifica quello del 1974, ha seguito una lunga gestazione, in cui ha avuto un ruolo di primaria importanza l’Associazione dei Comuni di Frontiera, il cui presidente, il sindaco Massimo Mastromarino di Lavena Ponte Tresa, audito anche in Commissione Esteri al Senato, si è battuto con grande impegno per difendere i diritti dei lavoratori e gli interessi dei Comuni italiani, ottenendo nelle trattative, insieme alla associazioni sindacali dei lavoratori, significativi risultati.

In particolare, i frontalieri odierni e quelli che verranno assunti sino alla data di entrata in vigore dell’accordo, continueranno ad essere tassati soltanto in Svizzera, mentre i Comuni manterranno comunque le entrate assicurate loro dai ristorni. Il Governo italiano si è infatti impegnato a mantenere i suddetti versamenti in loro favore.

«Ma in questo disegno di legge, diventa centrale anche un altro tema – sottolinea il parlamentare luinese -, cioè quello della tutela delle imprese italiane di confine che spesso si vedono sottratta la loro manodopera che, non appena formata, si indirizza verso gli stipendi molto più alti che vengono erogati oltre confine. In questo modo, l’intero sistema formativo italiano, dalla scuola all’impresa, è paradossalmente al servizio delle aziende svizzere, con il risultato della desertificazione produttiva nelle aree di frontiera».

Un esempio di questo fenomeno negativo si è avuto nel nord della provincia di Varese, nel Luinese, distretto industriale tessile e meccanotessile di primaria importanza fino agli anni ’70, e oggi ridotto ad ospitare pochissime industrie, sebbene di grandissima qualità.

«Ebbene, nel passaggio al Senato è stato approvato un emendamento all’art. 10 del disegno di legge che mira ad assicurare ai dipendenti delle aziende di frontiera degli assegni integrativi sullo stipendio a titolo di premio di frontiera, proprio al fine di sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali oltre confine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione produttiva. Questo principio importantissimo, per cui si sono battuti industriali, artigiani e associazioni imprenditoriali del territorio, nonché politici eletti in queste terre – come nella scorsa legislatura l’On. Matteo Bianchi di Varese – trova finalmente riconoscimento in una legge dello Stato».

L’obiettivo è quello di creare l’equilibrio che oggi manca nelle relazioni economiche di frontiera e di consentire alle imprese italiane, già sottoposte ad un carico fiscale considerevole, che va comunque ridotto, di poter contare su una continuità nella propria manodopera, così non sacrificando anni di formazione scolastica e in azienda.

Con la modifica introdotta al Senato e con l’annunciato accordo sul telelavoro per i frontalieri da parte del Ministro Giorgetti e della sua omologa svizzera Karin Keller Sutter, vi sono tutte condizioni per approvare il disegno di legge in modo convinto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Aprile 2023
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