Il trentenne accusato di tentato omicidio della zia a Cittiglio ha chiesto di essere interrogato
L’interrogatorio del pubblico ministero avverrà fra qualche giorno. L’uomo rimane in carcere a Varese
![carabinieri](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2022/11/generico-21-nov-2022-1354396.610x431.jpg)
Resta, per ora, in carcere a Varese: dipendente da cocaina, e “socialmente pericoloso” per i magistrati, formula che secondo la legge integra una delle esigenze cautelari, cioè la possibilità di reiterare la condotta, riproporre il reato per il quale un soggetto è privato della libertà.
Una condizione che l’uomo fermato dai carabinieri la mattina del 10 marzo a Cittiglio dopo aver tentato di uccidere la zia acquisita (moglie cioè del fratello del nuovo compagno della madre del ragazzo accusato di tentato omicidio) potrà però chiarire ai magistrati inquirenti che seguono le indagini sul caso;: gli avvocati Commisso e Viazzo che difendono l’uomo dalle pesanti accuse hanno chiesto che il loro assistito venga interrogato nei prossimi giorni: la data non è ancora stata fissata.
Dopo l’interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari durante il quale l’uomo ha negato ogni addebito, ora ulteriori chiarimenti su quanto avvenuto nella casa di Cittiglio all’alba del 10 marzo scorso potranno venire redi al pubblico ministero. Un fatto che è stato già esposto in denuncia dalla donna, 33 anni, che ha raccontato di essersi svegliata all’alba di quel giorno mentre dormiva prona col nipote acquisito che la sovrastava e le premeva contro la faccia uno straccio imbevuto di ammoniaca (sequestrato dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile, assieme al flacone vuoto da un litro nella spazzatura).
Mentre la donna finiva in pronto soccorso con una prognosi di tre giorni ed un referto che riferisce di contusione a volto e cuoio capelluto e un trauma alla regione facciale da tentativo di soffocamento, il ragazzo veniva trattenuto alla psichiatria di Cittiglio dove non dava segni di particolare squilibrio, salvo risultare ai sanitari tossicodipendente da cocaina da una quindicina d’anni, un fatto che ha convinto il giudice a firmare la custodia cautelare in carcere.
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