La mossa della Pallacanestro Varese che non è bastata per l’assoluzione

La linea difensiva della società biancorossa in Appello ha fatto leva anche su una norma del "Manuale delle licenze FIP" secondo la quale andavano dichiarati i lodi esecutivi alla data del 30 giugno. Toccherà a Scola decidere se proseguire al grado successivo di giudizio

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Sentenza favorevole o ennesimo schiaffo alla Pallacanestro Varese? Il verdetto della Corte d’Appello Federale che ha ridotto da -16 a -11 la penalizzazione alla Openjobmetis fa discutere e viene letta in modo antitetico a seconda della interpretazione personale di ciascuno. C’è chi la vede come un sospiro di sollievo, sperando però che i biancorossi piazzino almeno una vittoria nelle ultime due gare, c’è invece chi si augurava ancora di partecipare ai playoff e pensa che il danno sia tutt’ora gravissimo.

Il dato certo è che la Procura ha mantenuto fissa la linea già adottata in primo grado, o retrocessione o mantenimento del -16 in classifica, e da questo punto di vista il verdetto è da considerarsi positivo. Anche se c’è almeno un elemento prodotto dal collegio difensivo biancorosso (avvocati Capellini, Bianchi, Falasca e Terzaghi) che avrebbe potuto cambiare in modo più radicale la sentenza. La Pallacanestro Varese, pur mostrando rincrescimento per la irregolarità amministrativa, ha infatti sottolineato come le norme contenute nel “Manuale delle licenze” (quello in cui ci sono le “istruzioni” per l’iscrizione al campionato) non avrebbero dovuto causare un problema di questo spessore al club.

Secondo il manuale le società, al momento dell’iscrizione, devono dimostrare il rispetto di una serie di condizioni di carattere economico finanziario. Quella che fa riferimento al BAT spiega che sono “considerati debiti scaduti verso i tesserati anche i lodi esecutivi alla data del successivo 30 giugno 2022 emessi sia dalla Commissione Vertenze Arbitrali, sia dal Collegio Permanente Conciliazione ed Arbitrato attivo presso la LBA, sia dal Tribunale Internazionale della FIBA- BAT, aventi ad oggetto controversie riferite ad obbligazioni maturate comunque fino alla data del 30 aprile 2022». Il lodo Tepic è divenuto esecutivo ad ottobre e quindi la Pallacanestro Varese non si è sentita vincolata – “Manuale delle Licenze alla mano” – a segnalare la vertenza in corso. Forse una irregolarità (tra l’altro il debito non avrebbe posto il club al di fuori dei parametri da rispettare per l’iscrizione), ma non un “peccato mortale” tale da portare la squadra a un passo dalla retrocessione.

Nel proprio dossier, i rappresentanti di Varese hanno inserito altre “carte”: da quelle relative all’indagine interna (è la stessa società ad averla citata in uno degli ultimi comunicati stampa) alla perizia che ha dimostrato come i soldi poi versati a Tepic non costituivano un impedimento all’iscrizione al campionato. E ancora, si è cercato di dimostrare la mancanza di volontà a frodare chicchessia, visto che comunque la situazione che si è venuta a creare non ha dato alcun vantaggio pratico né alla squadra né alla società.

Ora saranno gli stessi legali, al momento della pubblicazione delle motivazioni (la FIP ha indicato in 10 giorni la tempistica), a collaborare con Luis Scola per decidere il da farsi. Il “General” ha partecipato all’udienza romana ma oggi è partito per Manila dove è tra gli ospiti d’onore al sorteggio dei prossimi mondiali, visto il suo ruolo di global ambassador della FIBA, ma è rimasto ferito dal fatto che Varese paghi per una “frode” che ritiene non sia stata commessa (la certezza l’avremo nelle motivazioni). Il leggendario ex giocatore argentino ha gradito il grande sostegno arrivato da parte della città, dei tifosi e anche dagli investitori australiani del “Pelligra Group” che si sono subito messi in contatto con lui, ma è legittimamente arrabbiato per la sentenza.

Non è quindi escluso che il percorso legale possa proseguire sino al terzo grado di giudizio, il Collegio di Garanzia dello Sport che è una sorta di Cassazione; in questo caso però la strada si allungherebbe ben oltre la fine della regular season e non farebbe quindi in tempo a “ridare i playoff” alla Openjobmetis. Converrà, quindi, a Varese proseguire su questa via per dimostrare la propria limpidezza? O, dovesse arrivare la salvezza sul campo, sarebbe meglio chiudere la questione partendo l’anno venturo con la medesima voglia di fare bene sul campo e con la certezza di non avere altri scheletri nell’armadio? A Scola toccherà l’ultima parola.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Aprile 2023
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