‘Ndrangheta a Legnano, il faccendiere del clan si pagava i debiti di gioco coi soldi dell’azienda fallita
Maurizio Ponzoni, arrestato venerdì nell'ambito dell'indagine su alcune truffe e bancarotte, aveva il vizio del gioco. In tre mesi ha speso 28 mila euro nelle sale slot ma i soldi erano di un'azienda di Paderno Dugnano
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Il legnanese Maurizio Ponzoni, arrestato venerdì scorso nell’ambito di un’operazione contro la ‘ndrangheta, era un assiduo frequentatore di una sala slot di Legnano e si pagava i debiti di gioco attraverso la Robermes srl, azienda di Paderno Dugnano acquisita sull’orlo del fallimento e spolpata fino alla bancarotta. Dall’ordinanza di custodia cautelare emerge che tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 siano stati effettuati bonifici da un conto estero riconducibile all’azienda per oltre 28 mila euro a favore di una nota società di sale slot.
Grazie alla collaborazione di Antonino Malacrinò, che per un periodo ha gestito la società per conto di Ponzoni ed Enrico Barone, sono partiti decine di bonifici verso un conto della casa da gioco che ha una sala sulla via Saronnese a Legnano. Il Ponzoni risulta essere stato più volte sottoposto a controlli di polizia all’interno di quel luogo. È stato possibile rilevare che la società ha effettuato bonifici per complessivi 28.270 euro.
Per gli inquirenti «è chiara la natura distrattiva di tali pagamenti: non esiste alcuna pertinenza fra l’attività di gioco-scommessa e quella della Robermes (che si occupa di produzione e lavorazione di materie plastiche, ndr) e, verosimilmente, si tratta di denari che sono stati utilizzati per coprire le spese di gioco del Ponzoni».
Ponzoni è considerato, insieme ad Enrico Barone (Cl. 69 per distinguerlo dal cugino omonimo cl. 63 di Napoli, anch’egli arrestato), al vertice del gruppo criminale che aveva come obiettivo quello di portare alla bancarotta società già in dissesto finanziario.
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