Non ha i soldi per pagare due chili d’erba e gli distruggono la casa a Castello Cabiaglio
L’uomo, oggi 54 anni, è finito all’ospedale per le percosse. Oggi il processo con, un colpo di scena
Il prezzo di due chili di marijuana da saldare, l’impazienza dei creditori che però non vanno per il sottile: intimano per telefono di voler i soldi «altrimenti veniamo su, e ti ammazziamo».
Nemmeno il tempo di capire come fare a racimolare i soldi, magari vendendo i cimeli di famiglia per arrivare alla cifra richiesta (4.000 euro) che ecco arrivare l’irruzione nella casa a Castello Cabiaglio: botte, pugni e calci e poi l’intuizione di scappare sgusciando da un gubbino senza maniche per chiedere aiuto in paese correndo a gambe levate.
Ma in casa gli energumeni non hanno risparmiato nulla: tavolini in marmo, mobilio del Settecento, porcellane di Laveno: «Tutto fatto a pezzi, polverizzato, oltre a finestrini e carrozzeria della mia auto. Io sono andato in pronto soccorso e poi dai carabinieri dopo aver visto in quali condizioni è stata lasciata la mia casa, dove vivevo coi miei genitori prima che morissero», spiega l’uomo, consumatore abituale di cannabinoidi, 54 anni, sentito in aula davanti al Collegio di Varese per un processo che vede cinque imputati a vario titolo per i reati di tentata estorsione in concorso, danneggiamenti, lesioni personali e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I fatti si riferiscono a quanto avvenuto nella giornata del 14 marzo 2015, un periodo in cui lo spaccio di droga era ancora in mano alle bande di albanesi che controllavano parte di boschi della zona della Valcuvia. Ma anche lo spaccio al dettaglio.
È in questo contesto che deve inquadrarsi il processo dove solo una piccola parte dei soggetti gravitanti alla galassia del spaccio è ora a giudizio: alcune posizioni sono di fronte al giudice monocratico, altre risultano le pene definite su accordo delle parti. Ma, tornando al processo di oggi, che vede la parte offesa patrocinata dall’avvocato Gianluca Franchi, si è assistito ad un piccolo colpo di scena legato proprio all’escussione della parte offesa che in aula ha ammesso di aver venduto droga in passato, ammettendo la consumazione di un reato in giudizio e la cui posizione ora risulta al vaglio della magistratura. L’udienza è stata aggiornata a settembre.
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