Sulla discarica abusiva di Marchirolo conferimenti sospetti anche da parte di amministratori pubblici

Proseguono le indagini dei carabinieri Forestali coordinate dalla Procura di Varese. Elementi importanti emersi dalle fototrappole posizionate dai militari che hanno verificato centinaia di movimenti

Generico 17 Apr 2023

L’arrivo degli autocarri delle ditte della zona carichi di rifiuti che venivano prima sminuzzati attraverso un trituratore, poi «spalmati» sulla nuda terra, spianati e smaltiti in maniera illecita. Ma alla guida di quei camion, finiti nelle attività di indagine da parte dei carabinieri Forestali, risultano anche amministratori pubblici gestori di aziende del territorio che conferivano in quella che secondo l’indagine della procura della repubblica di Varese è a tutti gli effetti una discarica abusiva e che vede indagata una persona, un uomo ritenuto il presunto gestore dell’area il quale, dicono i carabinieri, «senza alcun titolo autorizzativo, effettuava attività di raccolta, trasporto, smaltimento illecito di rifiuti di varia tipologia».

L’inchiesta dei Forestali è partita nel 2022 e all’unico soggetto che risulta ad oggi indagato viene contestato il terzo comma dell’articolo 256-bis del Testo Unico ambientale che «salvo che il fatto costituisca più grave reato», prevede per chiunque depositi rifiuti «in maniera incontrollata in aree non autorizzate una pena da da due a cinque anni», pena aumentata – recita appunto il terzo comma della norma – «di un terzo se il delitto è commesso nell’ambito dell’attività di un’impresa o comunque di un’attività organizzata».

Oltre alla pena, secondo la legge il responsabile è tenuto al ripristino dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al pagamento, anche in via di regresso, delle spese per la bonifica. Le indagini ipotizzano che l’area di via Scogno a Mrchirolo per tutti «l’ex cava di Marchirolo» fosse diventata una discarica dove illecitamente venivano conferite grandi quantità di rifiuti inerti (cioè i frutti delle demolizioni edili), terre di scavo, bitume, ghiaia, massi e rocce varie e i Forestali sono riusciti a raccogliere elementi importanti con indagini, attività di osservazione attraverso strumenti come fototrappole e videocamere ambientali che hanno testimoniato un grande via vai di mezzi pesanti in ingresso (quasi 400 movimenti nel periodo di osservazione svolto dai militari) e di una attività di lavorazione dei rifiuti all’interno della cava, rifiuti che venivano spianati e sostanzialmente fatti sparire.

Queste, naturalmente (siamo ancora nella fese delle indagini preliminari) costituiscono accuse che si muovono con la presunzione di innocenza, e gli elementi raccolti dai Forestali di Cunardo dovranno venir valutati dall’autorità giudiziaria, che tuttavia ha già diposto il sequestro preventivo dell’area di circa settemila metri quadrati, oltre al sequestro pure dei mezzi meccanici utilizzati all’interno della discarica abusiva (cioè quattro escavatori e attrezzatura varia di cantiere) ed a tutti i rifiuti rinvenuti all’interno della stessa.

Quando la notizia uscì, i carabinieri fecero sapere che «sono tutt’ora in corso accertamenti per risalire a tutti i conferimenti illeciti da parte delle ditte edili», anche se dalle prime risultanze emergono alcune evidenze sui conferitori dei materiali, fra i quali anche alcuni pubblici amministratori locali titolari di ditte che si occupano di lavorazioni edili. Non risulta inoltre un’eventuale relazione fra l’amministratore della società di capitali proprietaria dell’area e l’utilizzatore invece indagato.

Le indagini sulla cava di Marchirolo, venute alla luce all’inizio di aprile, riaccendono i riflettori su di un tema importante per l’alto Varesotto, vale a dire il rispetto del territorio. L’inchiesta appena cominciata ricorda da vicino l’operazione – in un’area più grande e oggettivamente defilata rispetto a quella di Marchirolo – portata a termine qualche anno fa a Cadegliano Viconago (9 avvisi di garanzia), in una zona in fregio al fiume Tresa per la quale sono tuttora aperte alcune posizioni processuali; nel corso del dibattimento i difensori degli imputati hanno molto giocato sul concetto di “deposito“ di materiali in contrapposizione col le contestazioni accusatorie che parlavano di “discarica“ anche se la norma di legge (vedi sopra) non fornisce una sostanziale differenza fra le condotte.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 19 Aprile 2023
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