Varese
Zer’art apre la stagione di “Arte in simbiosi” al Camponovo del Sacro Monte
Ad aprire la rassegna, lunedì 1° maggio alle ore 18, saranno i quattro artisti di Zer’Art: Roberto Cozzi, Enrico Milesi, Riccardo Vignati e Gianmaria Viviani
Si chiama Arte in simbiosi ed è la nuova stagione espositiva, da maggio a settembre, della Location Camponovo, in via dell’Assunzione 17 a Santa Maria del Monte, che da tempo accoglie mostre d’arte di qualità. Ad aprire la rassegna, lunedì 1° maggio 2023 alle ore 18, saranno i quattro artisti di Zer’Art, Roberto Cozzi, Enrico Milesi, Riccardo Vignati e Gianmaria Viviani, fondatori del sodalizio nel 2015 con sede negli spazi di via Solari a Induno Olona.
Il titolo della mostra, aperta a ingresso libero tutti i week end e festivi dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19 fino al 28 maggio, è “Undeground” e richiama gli spazi sotterranei della Location Camponovo, di grande suggestione e presa emotiva, anche per l’affaccio su uno dei panorami più belli della Lombardia.
Un’opera degli artisti è esposta altresì al Bosisio Bistrot di via Marcobi 3 a Varese, in un ideale gemellaggio artistico con il Sacro Monte e per un’anteprima “cittadina” della mostra.
«Zer’Art riunisce in sé l’esperienza dei “Pittori indunesi” e delle “Proposte d’arte”, con mostre alle quali parteciparono artisti di valore, ma Cozzi, Milesi, Vignati e Viviani vanno oltre, propongono le prime esposizioni assieme, ad Angera, a Milano e poi a Busto Arsizio e ora alla Location Camponovo del Sacro Monte, nella rassegna “Arte in simbiosi”, in nome di una salda coesione di pensiero e d’arte e di un omaggio al nostro territorio, ricco di emergenze storiche e artistiche non sempre valorizzate a dovere. Una cosa balza subito all’occhio, nell’osservare il multiplo lavoro dei quattro di Zer’Art: l’urgenza del colore, la volontà di lanciare messaggi attraverso le cromie, oltre che con la materia, altro topos comune a questi artisti», si legge nella presentazione di Mario Chiodetti in catalogo.
Roberto Cozzi è affascinato dai muri antichi, magari ricoperti d’edera, con il glicine profumato o il caprifoglio, o ancora scabri e incisi, segnati dal tempo e dalle intemperie, metafora del vivere umano, dell’incertezza quotidiana, della malattia e del dolore. Enrico Milesi ha trascorso osando la sua intera vita d’artista, assorbendo vari linguaggi e sperimentando quasi quotidianamente, mantenendo ben salda l’unione quasi carnale con la materia, testimonianza di una grande energia creativa e di pervicace curiosità, che lo spinge a “mettere in arte” ciò che il mondo gli comunica, nel bene e nel male. Riccardo Vignati denuncia, nella serie di opere intitolata “Homo Cell”, attraverso virtuosismi cromatici e uso sapiente della materia, il disfacimento dell’intelligenza umana, la sua dipendenza dal mezzo tecnologico, nel caso il telefono cellulare, diventato quasi una protesi obbligata e obbligatoria, un simbolo di appartenenza imposto dai potentati economici mondiali per allineare l’umanità in un unico call center. Gianmaria Viviani dà ai suoi sogni diverse forme e materiali, dal marmo al ferro, passando per il prediletto legno, inventando situazioni e plasmando figure, omaggiando Dante nell’amore eterno di Paolo e Francesca, o regalando al mondo il respiro primordiale da cui tutto origina.