Crisi dell’ospedale di Gallarate, “chiediamo un consiglio comunale subito”
Le liste civiche Città è Vita e Obiettivo Comune Gallarate, il Pd e la lista Silvestrini chiedono nuovamente una presa di posizione di tutta l'assemblea. Apertura anche all'idea di Ferrazzi per un documento di tutta la politica
«Siamo di fronte a un incendio di una casa: la priorità è spegnere l’incendio. Se qualcuno butta acqua e qualcuno dice aspettiamo, la casa brucia». Usa un paragone chiaro, Giovanni Pignataro, per rilanciare la necessità che la politica di Gallarate (ma magari anche dei Comuni intorno) sappia esprimere in modo unitario la preoccupazione di fronte al l’emergenza che vive l’ospedale Sant’Antonio Abate.
Perché npon si riesce ad arrivare a una mobilitazione unitaria? «Il documento comune poteva essere la mozione che avevamo presentato, anche considerando il voto all’unanimità dello scorso 28 novembre su un documento praticamente identico» dice Massimo Gnocchi (Obiettivo Comune Gallarate).
Martedì scorso il consiglio comunale ha deciso di dilazionare la discussione, ma è anche emerso che dalle parti del centrodestra c’è una certa antipatia sull’idea di confluire sul documento delle opposizioni.
«Io credo non si sia dato un bello spettacolo. Dopodiché basta polemiche» aggiunge ancora Pignataro. Il riferimento è allo stop dato dalla maggioranza ma anche il mancato rinvio delle mozioni di PiùGallarate che ha determinato, indirettamente, il rinvio della discussione sull’ospedale. «Non perdiamoci in polemiche, mentre la casa brucia» conclude Pignataro, chiedendo di non tornare sulla polemica che ha portato alla divisione tra PiùGallarate e le altre forze di minoranza.
Certto è che di fronte a una situazione dell’ospedale che preoccupa moltiC, il balletto di accuse e rinvii visto martedì in consiglio deve suonare un po’ strano, visto da un gallaratese “normale”, fuori dal giro della politica. Cesare Coppe (lista civica Città è Vita) parla di «motivazioni illeggibili dalla cittadinanza» e di una «pagina vergogognosa»: «Torniamo su un piano che sia comprensibile dalla gente».
E la proposta delle minoranze è chiara: «L’indomani mattina – continua Gnocchi – abbiamo raccolto le firme e abbiamo presentato una richiesta di convocazione di consiglio comunale per discutere quella mozione», per arrivare cioè ad approvare un testo che esprima la preoccupazione per il decadimento e cerchi almeno di fermare l’ormai celere disfacimento dell’ospedale.
«Dobbiamo essere grati a medici e infermieri che oggi sopportano carichi di lavoro eccessivi e si trovano in condizioni di alto rischio nel loro lavoro quotidiano» aggiunge Margherita Silvestrini.
La proposta delle opposizioni è nero su bianco, ma c’è anche una certa disponibilità – in parallelo – a provare approcci diversi, ad esempio quello portato avanti da Luca Ferrazzi che oggi ha proposto l’idea di un documento comune, redatto partendo da zero, perché nessuno s’intesti la paternità. «Siamo stati contattati dal consigliere Ferrazzi che vorrebbe che tutta la politica gallaratese chieda alla Regione di fare qualcosa. A me non interessa che lo faccia Ferrazzi che non è della mia parte: io ci sto» dice Pignataro.
Carmelo Lauricella ricorda che a Gallarate «abbiamo un consigliere regionale che è anche consigliere comunale e un assessore regionale che, a Gallarate, è stata anche vicesindaco». Riferimento a Giuseppe De Bernardi Martignoni e Francesca Caruso, Fratelli d’Italia. Nelle scorse ore Martignoni aveva chiuso sulla possibilità di approvare la mozione, ma sai mai che salti fuori una via per mettere d’accordo tutti.
Vista da fuori suona un po’ quasi surreale, mentre chiudono reparti e sono in crisi servizi fondamentali. Ma mai dire mai.
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