Il Filo tour di Legacoop Lombardia approda a Varese: “I nostri valori estesi all’intera filiera”

Il presidente Attilio Dadda incontrerà soci e socie oggi alle 11 alla sala Varesevive. "Bisogna accelerare su interculturalità, cambio generazionale, ruolo dei giovani e nuove startup"

Economia varie

Mercoledì 10 maggio il Filo tour di Legacoop Lombardia fa tappa a Varese. All’incontro che si terrà a partire dalle 11 nella sala Varesevive al civico 26 di via San Francesco, interverranno il presidente di Legacoop Lombardia Attilio Dadda, i soci di alcune cooperative associate e la docente di economia e management dell’Università dell’Insubria, Roberta Rita Pezzetti.
Sono oltre cento le cooperative nella provincia di Varese che aderiscono a Legacoop, in tutti i settori: dalla falegnameria sociale (cooperativa Eureka!) alle esperienze di restauro (Bramante consorzio cooperativo), dai circoli cooperativi (Il Quarto Stato – Casa del Popolo Cardano al Campo, The Family Albizzate) ai percorsi socio-educativi (Cooperativa Totem), dalle cooperative che si occupano di cultura e comunicazione (Cooperativa Hagam) alle cooperative di consumo di Coop Lombardia animate da comitati soci attivi sul territorio. E ancora cooperazione sociale, con l’esperienza della cooperativa La casa davanti al sole che gestisce a Venegono Inferiore spazi di co-housing sociale e comunità familiari.

Presidente Dadda, perché avete pensato a questa formula e perché l’avete chiamata Filo tour?
«Ogni provincia in fatto di cooperazione ha una storia a sé sia sul piano economico che sociale. Il vero valore del Filo tour non è omologare ma far emergere le diverse realtà. Non è un percorso in preparazione del congresso bensì tra congressi. In queste dodici tappe lombarde incontriamo le cooperative associate per riflettere su alcuni temi del lavoro, del cambio generazionale, del ruolo dei giovani, dell’interculturalità, della sostenibilità, e per evidenziare le best practice. Il Filo tour tiene insieme due piani: il dibattito associativo e le peculiarità dei territori. Siamo in una fase di trasformazione».

Che cosa intende per trasformazione?
«Non pensiamo più al presidio provinciale, non ci saranno più strutture territoriali ma una piattaforma con una visione più integrata con due principi fermi: non serve raccontare quello che sei tu come cooperativa, ma quali sono i temi che possiamo affrontare insieme. Andiamo oltre la singola cooperativa per guardare il sistema nel suo complesso e valutare il pensiero comune. Ragioneremo in termini di filiera cooperativa».

Mi fa degli esempi?
«Pensiamo a tutta la filiera agroalimentare e del consumo che va rivista in chiave di produzioni cooperative più locali di stampo lombardo da mettere in circolo non solo nei punti vendita dove siamo leader di mercato. Va ricreata l’intera filiera che spesso non è fatta di grandi volumi ma di produzioni di nicchia di grande qualità e con un forte valore identitario. Stiamo ragionando sul metadistretto dell’Adda, l’unico fiume interamente lombardo, che parte da Sondrio e arriva a Cremona, e anche su alcune tipicità derivanti dalla tradizione. La stessa cosa verrà fatta nell’ambito del settore energia grazie alla spinta data dalle comunità energetiche e alle cooperative di lavoro e abitative. È un mix molto ampio che plasma la nostra visione di futuro che si basa sull’intersettorialità e non più sul presidio delle singole cooperative».

Quali sono gli altri temi da affrontare in questa metamorfosi?
«Per noi le filiere cooperative sono punti di forza notevoli, ma ci i sono temi a cui bisogna dare una decisa accelerata: l’interculturalità, il cambio generazionale, il ruolo dei giovani e le nuove startup. Non possiamo ignorare inoltre che abbiamo una composizione delle basi sociali al femminile, ma la presenza delle donne nei gruppi dirigenti si assesta al 30 per cento. E poi c’è un’età media dei cooperatori che si sta alzando e questo pone un problema di visione. Tutto questo non può essere visto dalla singola cooperativa, ma occorre, appunto, una visione di sistema a cominciare dal rapporto con la scuola e la formazione, la sostenibilità e la circolarità».

Quanto ha influito la pandemia su questa metamorfosi?

«Molto, se pensiamo alla perdita del contatto e alla necessità di continuare a rimanere prossimi in quella fase. Quanto è accaduto è stato doloroso per l’intero Paese, ma al contempo con le nuove tecnologie si sono create delle opportunità a cominciare dalla comunicazione».

Da tempo il movimento cooperativo combatte una battaglia per tenere alta la sua reputazione. Quanto è presente questo tema all’interno a Legacoop?

«C’è stato un forte dibattito all’ultimo congresso relativo proprio ai sette valori cooperativi che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio immateriale dell’umanità. Al centro noi abbiamo aggiunto anche la parola coerenza che è fondamentale perché c’è un problema di uso improprio del marchio e dello strumento della cooperazione».

In provincia di Varese, soprattutto nell’area di Malpensa, la filiera della logistica spesso e meritatamente finisce nelle cronache locali. C’è un problema?
«Sì, esiste un problema. Mi è capitato per ben tre volte, partecipando ai tavoli della prefettura sulla legalità nella logistica, che cambiasse l’interlocutore perché la guardia di finanza lo aveva invitato ad andare a sedersi a un altro tavolo (davanti al giudice, ndr). In questi casi a guadagnarci sono sempre i grandi player che usano lo schema della cooperativa solo per nascondere interessi e fini poco chiari. Noi abbiamo sempre risposto sottoscrivendo i protocolli in prefettura e denunciando al sindacato gare di appalto gestite al massimo ribasso. I grandi gruppi industriali rifinanziano e ripianano ogni anno le cooperative per mantenere basso il costo del lavoro. Parliamo per lo più di lavoratori stranieri e non comunitari. Non è un caso che noi non abbiamo cooperative associate che operano nell’area di Malpensa».

Perché è cosí difficile trovare una soluzione alla situazione? È solo una mancanza di  volontà politica o c’è dell’altro?
«Quando riusciremo a spogliarla da qualsiasi questione ideologica, forse riusciremo a fare qualche passo in avanti».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 09 Maggio 2023
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