La favola della Virtus Verona è partita da Varese
Repubblica ha pubblicato una bella intervista a Luigi Fresco, detto Gigi, mister e proprietario della Virtus da 42 anni: la sua prima "missione" da presidente nel 1982 fu al Franco Ossola, dove incontrò Sogliano e Marotta

Sarà l’aria che arriva dal Monte Baldo o forse il gusto unico di Custoza, Soave o Valpolicella, ma qualcosa di magico a Verona c’è, calcisticamente parlando. Prima il mitico Scudetto dell’Hellas Verona di mister Bagnoli nel 1984/85, un autentico miracolo sportivo pari a pochi altri nella storia del pallone nostrano ed europeo, poi la favola del Chievo, squadra di quartiere arrivata in serie A prima ed in Europa poi grazie al sogno imprenditoriale della famiglia Campedelli. Oggi la storia si ripete, con la cavalcata della Virtus Verona, squadra di un altro quartiere scaligero, Borgo Venezia, che sogna la serie B con un allenatore/presidente in carica da 42 anni.
Repubblica ha pubblicato una bella intervista a Luigi Fresco, detto Gigi, mister e proprietario della Virtus che si sta giocando i playoff di serie C (prima gara vinta con un bel 3-0 sul Novara). Tra le risposte date dal più longevo mister del calcio professionistico europeo (in competizione con il francese dell’Auxerre Guy Roux, che però “per un anno e mezzo non ha allenato in quanto era stato esonerato”), tra la vocazione antirazzista e antifascista in una città non semplice come Verona, le cene del giovedì, giocatori di rango che hanno calcato campi prestigiosi come Juanito Gomez, Halfredsson e Nalini, e c’è anche un po’ di Varese.

La sua prima esperienza da presidente, nel 1981, lo portò al Franco Ossola, Masnago, dove c’era come dirigenti due volti noti del calcio italiano: nella squadra allenata da Eugenio Fascetti, quella del “casino organizzato”, c’erano Riccardo Sogliano, allora direttore sportivo e Beppe Marotta, all’epoca giovane responsabile del settore giovanile biancorosso e oggi amministratore delegato dell’Inter che sogna la finale di Champions League. Fresco racconta a Repubblica che venne a Varese per vendere un giocatore, Posenato, ceduto per 3 milioni di lire e poi ripreso l’anno dopo e riceduto per 23 milioni alla squadra dove era dirigente un altro volto noto del calcio nostrano, Alberto Malesani, poi allenatore del Chievo e di tante altre squadre. Un’avventura lunga più di 40 anni partita proprio da Varese e che può portare la Virtus Verona, avversaria in campionato della Pro Patria, al sogno della serie B, anche se il presidente/allenatore Fresco non si vuole fermare e non vuole mettere limiti alla Provvidenza: “Il patentino per la serie A ce l’ho, se succede, sono pronto”.

QUI L’INTERVISTA SU REPUBBLICA
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