La rubrica “Il prof tra i banchi”. Meno Intelligenza artificiale, più intelligenza emotiva
La rubrica "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratta argomenti di scuola, didattica e formazione: in questa puntata si parla di ChatGPT e dell'utilizzo che ne fanno gli studenti (a casa e a scuola)
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Da 6 mesi sentiamo quasi quotidianamente parlare di ChatGPT, un software (ora anche app) lanciato nel novembre del 2022 dalla società statunitense Open AI (Artificial Intelligence). Si fonda, in effetti, sull’Intelligenza artificiale e su velocissimi algoritmi, che riproducono molte funzionalità del nostro cervello.
Sulla base di pochi input, e con produzione rapidissima, si riescono ad avere/creare:
dialoghi simili a quelli tra esseri umani;
riassunti di lunghi testi;
traduzioni multilingue;
contenuti e articoli;
nuovi testi coerenti e «naturali» di ogni settore: dalla chimica alla filosofia, dalla scienza a testi di canzoni/poesia in metrica e con rime.
risposte contenenti fino a 25 mila parole per domanda.
Tantissime realtà sono preoccupate per le ovvie ricadute negative: università, redazioni giornalistiche, ma anche aziende di vario tipo (dalle società di pubblicità ai call center); d’altro canto, alcune aziende multinazionali (ad es. KPMG e Al Jazeera) ne stanno già sperimentando l’utilizzo e sfruttando le potenzialità.
ChatGPT ha raggiunto 100 milioni di utenti attivi già nel mese di gennaio, a soli due mesi dal lancio, diventando l’applicazione con la crescita più rapida nella storia pluriventennale di internet. Per rendere l’idea: Instagram ci ha messo 2 anni ad avere 100 milioni di utenti.
Ciò che appare un paradosso, tuttavia, è che proprio in questi giorni due aziende leader nella tecnologia mondiale – Apple e Samsung – abbiano vietato ai propri dipendenti l’utilizzo di ChatGPT e altri strumenti simili di intelligenza artificiale generativa. La preoccupazione riguarda la privacy, l’acquisizione di dati confidenziali e informazioni sensibili.
Ne avevamo bisogno, a scuola?
Per quanto riguarda il mondo scolastico, gli allievi della scuola media e i liceali queste novità le hanno sapute prima di noi, e meglio di noi. Le stanno già usando, quantomeno a casa. Un’applicazione che genera in tutte le lingue testi coerenti e credibili, più o meno a qualsiasi domanda e in un paio di secondi, significa innanzitutto la morte dei “compiti a casa”. Che siano di scienze, filosofia o tedesco. Di qualsiasi materia. E se la parte di lavoro a casa viene eliminata o resa del tutto superflua, anche la didattica in classe dovrà essere rivista, ripensata, ristrutturata.
Inoltre, teniamo conto che i docenti negli ultimi 15 anni:
– hanno passato anni a insegnare un uso ponderato e intelligente di internet;
– hanno proposto per anni corsi aggiuntivi sull’utilizzo corretto dei cellulari;
– hanno dovuto controllare durante le verifiche le funzioni dei recenti smartwatch;
– si sono dovuti reinventare per la Dad e per le videolezioni.
Avevamo bisogno dell’Intelligenza artificiale, a scuola? Ecco, fuori da qualsiasi retorica o dichiarazione di circostanza…francamente no, non ne sentivamo la mancanza, almeno non in questo momento. Ne avremmo fatto volentieri a meno. Facile sarebbe rispondere – con un buonismo stucchevole – che “insegneremo rischi e opportunità di ChatGPT”, o che ne “faremo capire quale sia l’uso responsabile”.
Ci dovremo certamente adeguare, ovvio. Ma sarà ulteriore tempo sottratto al vero e proprio “fare lezione”, ore tagliate agli argomenti specifici delle nostre materie, che magari suscitano ancora dopo anni il nostro entusiasmo. Francamente, mi emoziona ancora di più spiegare la Divina Commedia, che parlare di come usare un’app e vederne le potenzialità.
Il mio non è antimodernismo. Perché la vera modernità chiede anche e soprattutto altro; chiede, anzi invoca a gran voce, più intelligenza emotiva che intelligenza artificiale. Il vero groviglio dell’adolescente di oggi non è avere maggiori competenze informatiche (che in parte apprende anche per proprio conto e in modo intuitivo), ma conoscere qualcosa in più di se stesso e delle proprie emozioni. Proprio l’eccesso di rapporto coi mondi virtuali lo allontana dalla relazione sana e consapevole con se stesso, con gli altri.
Altro che Intelligenza artificiale: ci vorrebbe maggiore educazione alle emozioni, per crescere meno fragili e insicuri.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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