Max di Caro e la Varesina: “Stagione da 7. Nel futuro polisportiva e Serie C”

Il direttore generale delle fenici fa il punto dopo il ritorno in Serie D: “Indimenticabile la vittoria contro Varese. Il progetto e il settore giovanile alla base di tutto”

max di caro varesina scoiattolo

La stagione è finita da una settimana per la Varesina, che dopo qualche passo falso di troppo nel finale di stagione non è arrivata ai playoff, ma si è dovuta accontentare di una salvezza più che tranquilla. Una stagione positiva per le fenici, che tornavano in categoria quest’anno con la prima squadra maschile, ma di grande crescita per tutto il mondo rossoblù. A fare il punto di fine anno è il direttore generale Max Di Caro, che analizza non solo la stagione ma con una prospettiva più ampia cerca di guardare un passo avanti, per proseguire una crescita societaria costante e sempre più radicata nel territorio.

Partiamo da questa stagione appena conclusa. Qual è il voto finale?
Darei un 7. Per essere il primo anno di ritorno in Serie D, in un girone super difficile, direi che essersi salvati con grande anticipo è un ottimo risultato; con i playoff sarebbe stato un voto anche più alto. Stiamo cercando di analizzare a cosa è dovuto il calo finale che ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca ma la stagione è stata entusiasmante. Se ad inizio anno mi avessero chiesto di firmare per una salvezza tranquilla l’avrei fatto.

Cosa servirà l’anno prossimo per migliorare?
Non c’è un punto specifico, ma il nostro obiettivo è sempre quello di far crescere a 360 gradi la società. Mentalità, gestione dei giocatori, correggere qualcosa nella gestione quotidiana del lavoro. È un lavoro di miglioramento continuo. Nel mio ruolo devo guardare alla società nella sua interezza e sul tavolo ci sono diversi aspetti da migliorare. Sicuramente ogni anno bisogna puntare a livelli sempre più importanti.

Qual è stato il punto più bello della stagione e quale il peggiore?
Senza subbio il momento di esaltazione massima è stato il 4-1 contro il Varese: con quel pubblico e quella atmosfera è stato davvero bello. So che per tradizione non è propriamente un derby, ma per noi resta sempre una partita sentita e quella vittoria è indimenticabile, anche per come abbiamo giocato. Ma ci sono state anche altre gare belle: il pareggio casalingo contro il Lumezzane è stata una bella soddisfazione. Il punto più basso la sconfitta di Sona: giornata super deludente e stancante a livello mentale e fisico, contro una squadra già retrocessa; alla fine della partita ero davvero molto deluso.

Il campionato si è chiuso anche con l’ultima partita di Vito Spadavecchia. Rimarrà nel mondo Varesina?
In settimana lo abbiamo salutato nello spogliatoio, è stato un momento emozionante e anche prima dell’ultima gara il mister gli ha dedicato bellissime parole. Vito in questi anni è stato per noi molto importante, non solo come giocatore ma anche come uomo. Rimarrà nella storia della Varesina perché ha vinto un campionato ed è stato un simbolo. Lui fa già parte dell’organizzazione del settore giovanile, ma c’è la volontà di prolungare questa collaborazione e magari fare anche qualcosa di diverso. Nelle prossime settimane ne parleremo sicuramente vedendo come coinvolgerlo.

spadavecchia varesina

Marco Spilli è da anni un vostro punto fermo. Verrà confermato ancora? 
La volontà di proseguire c’è, ma prima voglio chiudere in maniera ufficiale anche gli accordi con il direttore Damiani Micheli e l’uomo mercato Andrea Scandola. Ovvio che Spilli è sempre stato al centro di tutti i discorsi tecnici e vogliamo che stia ancora con noi.

Quali sono pro e contro di lavorare per un periodo così lungo con un allenatore?
Con Marco c’è un rapporto molto trasparente e schietto. Alle volte si discute ma ci siamo fatti la promessa di farlo sempre in maniera costruttiva. Vedute diverse sono comprese ma bisogna sempre fare il bene della Varesina. La difficoltà più grande è trovare gli stimoli nella ricerca di un miglioramento, stimoli che servono anche per alimentare una piazza che non può contare su 3000 spettatori e anche per per programmare la stagione e vedere dove arrivare. Ovviamente il rapporto a lungo termine ti porta a conoscere molto bene l’interlocutore e sai quali corde toccare, anche con la giusta leggerezza.

La Serie C è un vostro obiettivo?
Sì, non lo abbiamo mai nascosto. È a lungo termine, ci piace fare le cose fatte per bene. Quando ci arriveremo dovremo avere una struttura che ci permetta di stare lì. Ora siamo in Serie D e siamo strutturati per questa categoria. Tra due, tre, cinque anni, quando arriverà il momento, dovremo essere pronti anche perché non abbiamo budget fuori dalla logica, quindi deve passare dal progetto. Ci dobbiamo arrivare con i tempi giusti ma una volta che saremo lì non vogliamo essere una meteora.

La forza del progetto Varesina parte dall’incredibile settore giovanile. Quali sono i numeri attuali?
In questo momento abbiamo oltre 600 tesserati e più di 30 allenatori. Senza contare la prima squadra e la Juniores, abbiamo circa 30 squadre tra Settore Giovanile, Scuola Calcio e il progetto Kids per i più piccoli.

Non solo ragazzi ma anche strutture: Venegono, Vedano, Cairate, Castiglione. Pensate di allargarvi ancora?
Cinque centri sportivi ci sono, abbiamo fatto investimenti sul vecchio Speedway dove sono stati realizzati anche campi da Padel e un campetto da basket aperto a tutti. È un investimento fatto in ottica di diventare una società multisport o come si dice polisportiva. Il calcio è la nostra passione ma ci piacerebbe che la nostra sia una società proattiva anche verso altre discipline. Abbiamo iniziato dal basket quest’anno ed è andata bene, vediamo dove poter agire.

calcio città di varese varesina

Da qualche mese portate avanti un bellissimo progetto per i bambini con disabilità. Come è nato e come è andato?
Questa è una cosa che ci ha presentato sul tavolo Andrea Millefanti, il nostro Direttore Generale del Settore Giovanile. Abbiamo accettato subito perché siamo molto attenti a queste attività: crediamo che accanto alla parte sportiva deve sempre esserci una parte sociale per essere un punto di riferimento del territorio. È la società a farsi carico dei costi e l’abbiamo anche sponsorizzata poco perché ci interessa più la sostanza, per dare una mano concreta alle famiglie.

Come vedete il futuro della Varesina?
Sempre più strutturati e forti ma anche belli nei contenuti. Ovviamente tra i professionisti, non sarà facile ma ci proveremo. Il cassetto è pieno di sogni, io sono molto pragmatico e quindi serve anche tenere i piedi per terra per portare avanti la società.

E nel futuro della famiglia Di Caro?
Stiamo costruendo un nuovo stabilimento per non farci mancare niente. Siamo sempre stati una famiglia allargata, speriamo di essere un’azienda che continuerà a vendere in tutto il mondo e che possa essere di supporto anche al territorio, al quale dobbiamo molto, aumentando i posti di lavoro. Speriamo di migliorarci sempre di più e che queste due realtà  crescano di importanza. Ci hanno sempre insegnato che quello che contano sono i fatti. Siamo cresciuti così e cerchiamo di portare avanti questa filosofia tutti i giorni, nella nostra azienda e nella nostra società. Guardare troppo avanti diventa difficile, anche perché si dice che il bello del viaggio è anche il viaggio in sé, non solo la meta.

Francesco Mazzoleni
francesco.mazzoleni@varesenews.it
Sport e Malnate, passione e territorio per comunicare e raccontare emozioni
Pubblicato il 16 Maggio 2023
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