Mentre a Milano gli studenti protestano contro il caro affitti, i fondi del Qatar fanno affari immobiliari

I vertici di Legacoop Lombardia hanno fatto tappa con il Filo tour a Varese. Dadda (presidente): "Le maggiori operazioni immobiliari su Milano vengono fatte da fondi che investono sulla città con un ritorno finanziario notevole"

Economia varie

«Stiamo vivendo una condizione nuova e non serve più guardare indietro agli anni Sessanta o Settanta pensando che ci sia un discorso di cicli o ricorsi storici. Se oggi chiedi a un giovane se ha bisogno della casa e della macchina ti parla di contratto di affitto o di macchina in multiproprietà. Noi se parliamo di proprietà siamo ancora legati a schemi novecenteschi».
 A parlare è Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia, che con il Filo tour ha fatto tappa a Varese insieme al direttore Barbara Farina.
Sono stati tanti i temi toccati dai vertici di Legacoop Lombardia nell’incontro che si è tenuto nella sede di Varesevive: dalla ricostituzione delle filiere post Covid all’invecchiamento dei soci cooperatori, fino alla necessità di avere una nuova visione all’interno dell’associazione.

FILIERE DA RIPENSARE
«Ci sono macchinari del nostro sistema produttivo che sono ancora fermi per colpa di qualche componente del costo di poche decine di euro che arriva dall’Asia e che a causa della pandemia non è più arrivato – ha spiegato Dadda – Il sistema delle filiere e del loro controllo vanno ripensati: servono filiere integrate orizzontalmente e deviabili a seconda degli eventi geopolitici. Non devono essere filiere pensate su basi nazionalistiche, bensì locali o su accordi internazionali basati su principi economici cooperativi».

ALLEANZA TRA GENERAZIONI
Il passaggio generazionale, secondo Dadda, è un altro punto cruciale per il futuro della cooperazione. In un contesto non lineare, l’esperienza passata di per sé non è più sufficiente. È per questo che abbassare l’età dei cooperatori è diventata una necessità. «Abbiamo pochi giovani – ha sottolineato il presidente di Legacoop Lombardia -. L’età media dei nostri addetti e dei nostri soci negli ultimi anni è aumentata sensibilmente. Questo significa che non siamo in grado di attrarre e di portare al nostro interno persone che hanno una visione di futuro sostanzialmente diversa dalla nostra. Forse dovremmo anche domandarci se non siamo abbastanza attrattivi e appettibili rispetto a quello che proponiamo».
Ormai è assodato che ai giovani non basta che il posto di lavoro sia a tempo indeterminato, occorre invece che ci sia coerenza tra ciò che un’organizzazione, profit o non profit che sia, afferma e ciò che fa. Un ingresso, quello dei giovani, che migliorerebbe la qualità complessiva del sistema cooperativo favorendo al contempo la nascita di  una nuova visione necessaria per affrontare il cambiamento.

C’È CHI NEL FRATTEMPO AGISCE
Non rispondere in maniera propositiva a queste sfide, rischia di far perdere quella parte di popolazione  determinante per il funzionamento del sistema che invece sceglie di andare a lavorare all’estero. 
La protesta degli studenti che hanno piazzato le tende fuori dalle università milanesi per rimarcare il problema relativo al caro affitti, è un segnale che evidenzia la necessità di saldare una nuova alleanza tra generazioni per superare un problema che mina alle fondamenta il futuro della nostra società. «E mentre noi facciamo questi ragionamenti – conclude Dadda – le maggiori operazioni immobiliari su Milano vengono fatte da fondi del Qatar, che investono sulla città (cinque miliardi in Italia,  fonte Il Sole24ore, ndr) con un ritorno notevole dal punto di vista finanziario. Ecco perché ci stiamo attrezzando in ogni modo per essere interlocutori sulla parte dell’housing sociale in tutta la regione».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 11 Maggio 2023
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