Omicidio di Carol Maltesi, Davide Fontana dichiarato capace di intendere e di volere

Per Il 43enne, reo confesso dell'omicidio di Carol Maltesi, la difesa aveva richiesta la perizia psichiatrica fin dall'apertura del dibattimento

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Davide Fontana, il 43enne che ha ha ucciso la vicina di casa ed ex compagna Carol Maltesi facendone poi a pezzi il cadavere, è stato dichiarato capace d’intendere e volere. Lo ha stabilito la perizia psichiatrica depositata in questi giorni dalla psichiatra e psicoterapeuta Mara Bertinialla quale era stato conferito l’incarico lo scorso lunedì 16 gennaio dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio presieduta dal giudice Giuseppe Fazio.

Al perito era stato affidato il compito di accertare la capacità di intendere e di volere di Davide Fontana al momento del delittola sua capacità processuale e l’eventuale pericolosità sociale. La professionista, inoltre, è stata chiamata a pronunciarsi sulla necessità di cure per l’imputato e, in caso affermativo, individuare il percorso terapeutico più idoneo.

Gli accertamenti necessari alla perizia, ai quali hanno preso parte anche i consulenti nominati dalla Procura della Repubblica, dalle parti civili e dalla difesa, hanno preso il via lo scorso 3 febbraio. In aula si sarebbe dovuti tornare lunedì 8 maggio, quando i risultati raggiunti dalla psichiatra incaricata dalla Corte d’Assise avrebbero dovuto essere sottoposti al confronto tra le parti: la professionista incaricata, però, ha chiesto una proroga di 15 giorni per il deposito dell’elaborato, che approderà quindi in aula lunedì 29 maggio.

Quando è stata uccisa Carol Maltesi si era trasferita da poco meno di un anno a Rescaldina, andando a vivere in una casa di corte in via Barbara Melzi dove poco dopo sarebbe andato ad abitare anche Davide Fontana, l’uomo che sarebbe diventato il suo carnefice. Lui stesso lunedì 28 marzo 2022, ad oltre due mesi dalla morte della donna, si era presentato dai Carabinieri offrendo informazioni che da subito erano risultate contraddittorie agli occhi degli inquirenti rispetto a quanto emerso fino a quel momento dalle indagini. Sottoposto ad una serie di contestazioni, Fontana aveva finito per confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere, prima conservato in un congelatore appositamente acquistato e poi, una volta fatto a pezzi, gettato in un dirupo di montagna in Valcamonica dopo un primo tentativo di bruciarlo in un barbecue.

A fine ottobre, poi, era iniziato il processo a suo carico e la Corte d’Assise, dopo aver ascoltato i testimoni, i consulenti e lo stesso imputato, aveva deciso di accogliere la richiesta di perizia psichiatrica che i legali dell’uomo avevano avanzato fin dall’apertura del dibattimento nonostante l’opposizione della Procura e delle parti civili.

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leda.mocchetti@legnanonews.com
Pubblicato il 23 Maggio 2023
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