Superbonus 110%: “Se il mio credito non si sblocca ricorrerò a Strasburgo”
Molti crediti, nonostante abbiano tutte le carte in regola, non vengono ancora accettati dalle banche. Senza lo sblocco dei crediti i lavori sono fermi e il termine del 30 settembre è dietro l'angolo
Aver dato sei mesi in più per completare i lavori del Superbonus 110% sulle unità unifamiliari (in origine era il 31 marzo al 30 settembre 2023) potrebbe non servire a nulla se nel frattempo le banche rifiutano i crediti di quei cittadini che sono in regola con le condizioni poste dal legislatore.
È il caso di G.M., cittadino della provincia di Varese, che ha fatto tutte le cose come richiesto dalla legge: ha il cassetto fiscale asseverato, la Cila comunicata nei tempi giusti, il 30% dei lavori terminati alla data del 30 settembre 2022, ma non riesce a cedere il suo credito e i lavori non proseguono.
«Il ministro Giorgetti e il Governo Meloni – sottolinea G.M. – hanno dato una proroga, ma se le banche continuano, come nel mio caso, a non accettare il credito che ha tutte le carte in regola, il problema permane. Il ministro doveva mettere in gioco anche le partecipate di Stato, come per esempio Cassa depositi e prestiti, perché questo comportamento delle banche era prevedibile».
LA MIA CASA È UN CANTIERE
G.M ha ancora la casa trasformata in un cantiere, con i lavori fermi ormai da tempo perché i crediti non sono stati sbloccati. Del resto il general contractor, privo del rimborso e quindi della liquidità necessaria, non può ordinare i materiali per proseguire i lavori, con tutte le conseguenze del caso.
«Due cose doveva fare il ministro Giorgetti – continua G.M. – dare una finestra temporale adeguata a quei cittadini che seguendo le leggi dello Stato hanno aderito al Superbonus, e preoccuparsi che i crediti venissero sbloccati. Invece ne ha fatta solo una».
Da qui al 30 settembre ci sono di mezzo anche le ferie e quindi il tempo si riduce ulteriormente. Siamo alla fine di maggio e la questione dei crediti bloccati non è stata ancora risolta. G.M si pone alcune domande circa lo stallo della situazione finanziaria: «Come cittadino lombardo mi chiedo: ma perché in Veneto sono intervenuti gli enti locali per sbloccare i crediti incagliati, a partire dalla provincia di Treviso, e da noi questa ipotesi non viene nemmeno presa in considerazione? Siamo forse cittadini diversi? Mi devo trasferire in Veneto? E le associazioni di categoria perché non fanno pressioni sul Governo perché si sblocchi questa situazione nell’interesse delle aziende che rappresentano?».
G.M., nel caso la situazione non cambi, è pronto a ricorrere alla Corte di Strasburgo e a fare un esposto in Procura. Nel frattempo ha scritto tre email: al capo dello Stato, al capo del Governo e al ministro dell’Economia e delle Finanze. «La mia colpa è stata credere alle leggi dello Stato – conclude G.M. – Lo Stato pretende che il cittadino rispetti le leggi, ma poi non rispetta il cittadino. E se una volta scaduto il termine il mio credito non sarà sbloccato venderò casa e me ne andrò da questo Paese».
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