Banda Vasi, tre condanne per le rapine fra Varese e la Svizzera

Un processo che mette la parola fine, in primo grado, ad una lunga storia criminale fra la provincia di Varese e la Svizzera

tribunale Varese

Tre condanne per i principali fatti contestati, e sette fra assoluzioni e prescrizioni per quella galassia di colpi e tentate rapine fra la Svizzera e la provincia di Varese, per fatti risalenti oramai a più di 10 anni fa. È la storia della ‘Banda Vasi’ finita in un processo dinanzi al giudice collegiale di Varese che nel pomeriggio di martedì ha pronunciato le condanne.

Sono stati inflitti 7 anni e 7 mesi e 3.000 euro di multa per Filadelfio Vasi e Marco Siviero Redentore (oltre a interdizione perpetua dai pubblici uffici) per rapina al distributore di Arzio in Svizzera, ad una gioielleria di Cantello e per la tentata rapina al supermercato di Olgiate Olona; e Luca Russo a 5 anni e mesi 3 di reclusione e 1400 euro di multa per il reato di estorsione.

Assoluzione per tutti gli altri imputati, alcuni graziati dalla prescrizione. “Nei fatti, le uniche prove che abbiamo sono le dichiarazioni di una teste e scarso materiale probatorio peraltro raccolto in fase di indagine e senza evidenze formatesi nel dibattimento”, ha argomentato Corrado Viazzo, l’avvocato difensore del principale imputato, Filadelfio Vasi, nell’ultima difesa del processo con testimoni e interpreti di una saga che potremmo definire di confine, dal momento che travalica i segni amministrativi che separando Stati, e regioni.

La genesi del tutto sta in una tentata rapina ad Arona (appunto in Piemonte) dove un commando viene fermato con tutto l’occorrente per un colpo in gioielleria scoperto durante un’indagine su droga “parlata”. Poi la testimone che a processo ricostruisce i giri di quel gruppo capace di legare inservienti di uffici cambi in Svizzera con le fascette da elettricista, lanciare ordini secchi pronunciati con una calza di nylon in faccia, impugnare pistole e armi da fuoco per scrivere pezzi di sceneggiatura che sembrano usciti dal copione di un poliziesco alla Eddy Bunker, e che invece era tutto vero, tutto ascoltato durante la ricostruzione storica offerta dal processo, servita per la richiesta delle pene e le discussioni finali.

Dunque ecco la storia di pettorine della Finanza con i fregi attaccati col ferro da stiro, i sopralluoghi prima dei colpi nelle gioiellerie, le casualità legate alla salvezza delle dipendenti di un supermercato appesa scampate al colpo per essere riuscite a rientrare nel supermercato in tempo per dare l’allarme.

Fatti lontani nel tempo, 2010, 2011, parte dei reati prescritti sebbene il computo generale di anni di carcere richiesti, per gli imputati, 10, si è fermato, nel complesso, a 31 anni e 9 mesi, quasi un quarto dei quali richiesti per il capo, se non altro carismatico, bella banda, quel Filadelfio Vasi (cui nel processo vengono contestate diverse rapine e tentate rapine) segnato da una vita criminale, oggi in libertà, tornato ad essere cullato dalla sua gente nelle curve degli stadi o nei palazzetti sportivi.

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Pubblicato il 20 Giugno 2023
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