“C’era poco vento, e poi…”. A Sesto Calende l’ultimo addio ad Anna Bozhkova
Cerimonia religiosa sentita con molti amici che hanno sostenuto il marito di una delle vittime, lo skipper della barca affondata

Alla fine della cerimonia in russo e in italiano, con rito ortodosso nell’antichissima abbazia di San Donato a Sesto Calende, il marito di Anya Bozhkova, Claudio Carminati, era così provato dal dover rimanere seduto. Poi l’abbraccio alla bara della sua Anna, coperta di rose bianche, attorniato dagli amici arrivati dai dintorni, qualcuno da più lontano per salutare la donna, 50 anni, russa, compagna dello skipper.
Claudio Carminati, 60 anni, all’uscita dalla chiesa ha salutato e ringraziato tutti. Parlando al sindaco Giovanni Buzzi ha ripetuto quasi come un mantra il ricordo di quel giorno: “Navigavo col telefono in mano, c’era vento a 7 chilometri, 3 nodi e mezzo”. E poi le lacrime, verso il cimitero di Lisanza. L’uomo è il proprietario del “Goduria”, la house boat colata a picco nel tardo pomeriggio di domenica scorsa, il 28 di maggio nelle acque di fronte a Sesto Calende.
Nella tragedia di otto giorni fa trovarono la morte anche l’agente del Mossad Shimoni Erez di 53 anni, oltre a due unità dell’Aise, l’agenzia informativa per la sicurezza esterna (vedi servizi segreti militari) Claudio Alonzi di 62 anni – coniugato e padre di due figli – e Tiziana Barnobi, residente a Roma ma originaria di Trieste di 53 anni, coniugata e madre di un figlio ancora minorenne.
Sul fronte delle indagini la Procura di Busto Arsizio procede per omicidio colposo e naufragio colposo: fondamentali saranno gli accertamenti sull’imbarcazione ancora sott’acqua sebbene fatta riemergere dai palloni di sollevamento posizionati dai sommozzatori dei vigili del fuoco e dei carabinieri: il relitto verrà riportato in secca con un’autogrù speciale che a questo punto la prossima settimana permetterà ai periti di verificarne le condizioni strutturali. Nonostante della vicenda si stia interessando anche la grande stampa internazionale in particolare quella israeliana e statunitense, sulle reali motivazioni della presenza degli agenti sul battello turistico non vi è alcuna certezza: le ipotesi vanno dalla “semplice“ escursione legata alla festa di compleanno di uno dei partecipanti alla mini crociera, alla presenza sul lago di così tante unità operative per via di operazioni appena concluse o nell’imminenza di venir portate a compimento. Ipotesi che, vista la riservatezza delle funzioni assolte dai Servizi, non verranno rese pubbliche: la stessa indagine giudiziaria non avrà come obiettivo infatti svelare questi particolari, e invece si concentrerà sull’identificazioni di eventuali responsabilità penali per il naufragio e la conseguente morte per annegamento delle quattro vittime.
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