Giovedì all’ospedale di Gallarate protestano i lavoratori della Usb
Il decadimento del Sant'Antonio Abate riguarda il comparto sanitario, dicono, ma non solo: "Spostare servizi a Busto o Legnano è un pericolo per esempio per chi lavora a Malpensa"
Nuovo momento di protesta all’ospedale di Gallarate, a una settimana dalla grande manifestazione: giovedì 15 giugno si farà sentire il sindacato di base Usb, con un presidio per rendere visibile il disagio e informare chi frequenta l’ospedale
«A Gallarate vediamo lo stesso meccanismo che vediamo in altri ospedali accorpati: men personale, carichi di lavoro che aumentani, meno servizi ai cittadini», dice Silvia Bisagna, della sigla sindacale di base.
«Noi abbiamo lavoratori in tutti gli ospedali di Lombardia: la situazione di Gallarate è simile a quella che si vede dappertutto. Vediamo una volontà di smantellare gli ospedali pubblici partendo dalle professionalità, a tutti i livelli, in favore delle strutture private. Se si chiude il pronto soccorso come accaduto ad Abbiategrasso o si chiudono i reparti come a Gallarate, non si può lasciare senza risposte». Da un lato ogni compressione dell’offerta provoca più pressione su ospedali vicini (come raccontiamo oggi su VareseNews), dall’altro secondo il sindacato c’è l’ombra di un progressivo vantaggio dato al privato: «Arriveranno i privati? Faremo come con la cardiologia, gestiremo con il “deliveroo” dei medici delle cooperative? È questo il diritto alla salute garantito dalla Costituzione?»
La Usb solleva poi anche un problema specifico: «Quello dei lavoratori di Malpensa, che vivono una realtà che comporta frequenti incidenti sul lavoro. Oggi trovano risposta in pochi minuti a Gallarate: se si allungassero i tempi perché si è costretti a rivolgersi e a Busto o addirittura a Legnano si correrebbe un rischio, in particolare proprio in caso di eventi traumatici come gli infortuni. E parliamo di migliaia di persone che lavorano, Malpensa è una città intera».
Per l’Usbv a Gallarate si vede una dinamica simile ad altri ospedali lombardi, in particolare quelli in cui sì è già delineata un progressivo accentramento: «La situazione di Gallarate è abbastanza in linea ad altri ospedali accorpati in modo brutale, come nel caso di San Carlo e San Paolo di Milano. Ci sono anche dati che stanno a sostenere le nostre ipotesi: quei due ospedali sotto unica amministrazione hanno finito per tagliare prima i dipendenti e poi per dare appalti alle cooperative, mentre nello stesso tempo c’è stata una riduzione dei servizi ai cittadini e un aumento dei carichi di lavoro per personale come Sos, medici e infermieri».
Tutti temi che l’Usb porterà anche giovedì al presidio (dalle 11 del mattino), inteso anche come opera di «cittadinanza attiva, non solo azione sindacale»: interessa il destino dei lavoratori del comparto sanitario, ma anche la qualità dei servizi per tutti i cittadini.
Nello specifico le richieste che vengono fatte sono “assunzioni stabili di personale nella sanità pubblica; ripristino delle decine di migliaia di posti letto tagliati per la spending review; riapertura e potenziamento dei servizi territoriali; la cessazione immediata dell’affidamento della salute pubblica alle speculazioni dei privati”.
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