Il Campus torna a essere la “casa” della Pallacanestro Varese: ecco come cambia la struttura di via Pirandello
La prima squadra della Openjobmetis avrà a disposizione il Campo 2 corredato da una palestra pesi e dall'area fisioterapica ricavata dall'ex campo di squash. Lavori al via in questi giorni

Non c’è solo il palasport di Masnago nell’agenda dei cantieri che riguardano il basket cittadino. Mentre i lavori per la celebre arena di via Manin sono stati assegnati, sta per iniziare – nei prossimi giorni – un intervento che riguarderà il Centro Campus, la struttura di via Pirandello di proprietà della famiglia Bulgheroni, terminata nel 1993 e inaugurata da un allenamento dei Phoenix Suns di Charles Barkley in (tanta) carne, ossa e talento.
L’idea di Luis Scola e della Pallacanestro Varese è quella di ritornare a rendere centrale il Campus, come lo è stato negli anni Novanta quando giocatori, staff e dipendenti convivevano tra uffici, campi e palestra lasciando all’allora “PalaIgnis” solo le partite domenicali. Un po’ quello che accade nella NBA con le cosiddette facilities, strutture complete dove tutti i membri dell’organizzazione sportiva lavorano dal mattino alla sera nei propri ambiti. Diversi di questi ambienti erano stati visitati nei mesi scorsi da Federico Bellotto e Matteo Jemoli durante il viaggio di lavoro negli States che avevamo raccontato in QUESTO articolo. Una missione che ha permesso ai due giovani dirigenti biancorossi di prendere spunti e idee da trasformare in chiave varesina.
Per assumere questa “forma” però il Campus odierno (che ospita anche un grande centro medico e uno odontoiatrico, entrambi in affitto; è chiusa invece l’area fitness occupata per tanti anni dall’Olympus Avant) ha bisogno di effettuare una serie di interventi che rendano più funzionali gli spazi. Il club biancorosso (che un domani potrebbe addirittura rilevare la proprietà se ce ne saranno le condizioni) ha intenzione di utilizzare il Campo 2 – quello con tribune più ridotte – come “casa” della formazione di Serie A, ovvero il parquet su cui disputare gli allenamenti quotidiani. Per facilitare il lavoro dei giocatori – uno degli obiettivi della società – il vecchio campo di squash del Campus sarà trasformato in una zona con palestra per i pesi e ambulatori dedicati alla fisioterapia, le due aree a più stretto contatto con lo staff tecnico. Un secondo intervento riguarderà la creazione di un ufficio dedicato agli allenatori che abbia la visuale diretta sul campo (come già c’è nel Campo 1) mentre lo spogliatoio principale sarà risistemato per rispondere alle esigenze di un team di primo livello. Tutte queste operazioni sono “in rampa di lancio” e dovrebbero essere completate in pochi mesi.
Il Campo 1 – quello più noto, dove la Robur e, ora, Varese Basketball, hanno disputato le partite di Serie B – resterà a disposizione delle partite del settore giovanile che poi – ma qui l’orizzonte temporale è più lungo – dovrebbe avere un secondo rettangolo di gioco da sfruttare. Il progetto guarda… all’esterno nel senso che toccherà uno dei tre playground all’aperto che si trovano alle spalle del fabbricato, segnatamente quello tracciato per il calcio a cinque. In questo caso c’è la volontà di coprire il campo con una struttura moderna (di quelle che in estate possono essere aperte ai lati) e renderlo una sorta di palestra anche se il progetto in qualche modo stride con “l’uso pubblico” di quei campi.
La soluzione che potrebbe essere adottata – il condizionale è d’obbligo perché questo è tema di accordi ancora da stabilire tra Pallacanestro e Comune – è quella di concedere la palestra per l’attività scolastica al mattino (a beneficiarne potrebbe essere il vicino Liceo Artistico) salvaguardando così la funzione pubblica, per poi aprirsi alle squadre giovanili e ai gruppi di minibasket da metà pomeriggio come sede per gli allenamenti.
Ma perché la Pallacanestro Varese lascerebbe il “Lino Oldrini” per gran parte della settimana, al di là della comodità che può dare il Campus? Per almeno due motivi: il primo è legato ai consumi, visto che riscaldare e illuminare l’arena da oltre 5mila posti comporta costi notevoli (e al contempo, non è possibile far allenare la Serie A – ma nemmeno altri – al freddo, anche per precauzione). Bollette che erodono in maniera significativa il budget societario.
Inoltre, sul medio periodo, la società biancorossa intende sfruttare il palasport come sede di eventi extrasportivi ed extracestistici anche per generare profitti dall’impianto. Avere una sede adeguata per allenarsi e lavorare senza intoppi, spostamenti o cambiamenti di orario è fondamentale e permette così di lasciare libera l’arena principale a eventuali affittuari. Win-Win, direbbero gli americani che in questo ambito sono sempre all’avanguardia.
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