Il ladruncolo di Samarate rischia il linciaggio. Il sindaco esasperato: “Aiutateci”
Il trentenne ha problemi psichiatrici e di tossicodipendenza, da mesi se ne parla ovunque sui social della cittadina. Martedì mattina ha rischiato grosso e il sindaco Puricelli chiede aiuto ai livelli superiori
“Il nano” è un ragazzo di Samarate, ormai un uomo, ha trent’anni, problemi di tossicodipendenza. Da mesi è al centro delle preoccupazioni di un intero paese, per i furti che fa qua e là: ha iniziato dalle auto e poi è passato anche ai furti nelle case, ha preso a intrufolarsi nei negozi.
Martedì mattina lo hanno beccato nel quartiere di Verghera durante un tentativo di furto (pare ad un’auto in sosta): è stato fermato e aggredito, «per fortuna passava in zona la Polizia Locale, altrimenti stavolta davvero lo avrebbero linciato» dice oggi, esasperato, il sindaco Enrico Puricelli.
Esasperato perché in questi mesi il problema è andato “gonfiandosi”, se ne parla in continuazione ed è cresciuto l’allarme. E con l’allarme anche l’esasperazione di chi ha subìto o rischiato furti: «Io ho davvero paura che qualcuno finisca a farsi giustizia da solo» continua Puricelli. Di tanto in tanto il trentenne ricompare con qualche segno in faccia, segno che qualcuno ha risolto con la maniere spicce. Il rischio è che qualcuno faccia di peggio.
«Io davvero faccio un appello alle autorità superiori, perché non sappiamo più come risolvere la questione» continua il sindaco, che non esclude una protesta visibile.
Le forze dell’ordine, di per sé, tengono d’occhio “il nano”, che di recente si è beccato una denuncia – a piede libero – per quattro diversi episodi di furto. La soluzione dovrebbe essere l’affidamento a una comunità, si ripete da mesi: «Sembrava che ce ne fosse una a inizio maggio, ma deve essere non solo adatta a cure psichiatriche ma anche per la tossicodipendenza».
Nella mattina di oggi, 20 giugno, dopo aver sottratto “il nano” alle botte, il sindaco ha provato un Aso (un accertamento sanitario obbligatorio, disposto di concerto con il medico curante). «In psichiatria hanno fatto la visita e l’hanno rimandato indietro subito, dicendo che non è aggressivo».
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Siamo diventati un paese che si preoccupa più dei cani e che rifiuta ormai sistematicamente la cura delle persone, anche quelle purtroppo devastate dalla tossicodipendenza.
Alla lunga i problemi diventano macigni ingestibili.