Il Partito Democratico lombardo apre un sito internet per raccogliere i casi di malagestione della sanità
L'iniziativa rientra nella campagna di denuncia contro le storture prodotte dalle riforme sanitarie volute dal centrodestra e culminerà nella presentazione di una legge di iniziativa popolare per rivedere il sistema sanitario lombardo
Con la salute non si scherza. È il sito (www.conlasalutenonsischerza.it) lanciato dal Gruppo regionale del Pd per denunciare la malagestione della sanità lombarda. I democratici stanno portando avanti una campagna di denuncia contro le storture prodotte dalle riforme sanitarie volute dal centrodestra, e che culminerà nella presentazione di una legge di iniziativa popolare proprio per puntare a rivedere completamente il sistema sanitario lombardo.
«La nostra piattaforma, che è di fatto una mobilitazione, si chiama ‘con la salute non si scherza’ perché siamo molto preoccupati per lo stato in cui si trova la sanità lombarda. E d’altra parte proprio l’assessore Bertolaso ha parlato, in consiglio regionale, sollecitato da noi, di ‘anarchia’ – spiegano il capogruppo Pierfrancesco Majorino e il consigliere Samuele Astuti –. È una diagnosi che condividiamo, ma riteniamo anche che sia rimasta senza una risposta adeguata da parte della Giunta, che, anzi, è immobile. Ed è preoccupante a maggior ragione dopo aver letto quanto detto dal presidente Fontana, che manifesta la sua inquietudine per le condizioni della nostra sanità. Eppure, di fronte a ciò la sua Giunta non fa nulla. Per questo abbiamo dato il via alla più grande campagna mai fatta in Lombardia di denuncia di quello che accade nel sistema sanitario regionale».
Per gli esponenti dem, a questo punto, ci sono due strade che la Regione può percorrere: «Proseguire sul piano dell’immobilismo, e noi allora moltiplicheremo le nostre azioni e iniziative dentro e fuori dal consiglio; oppure, essere disponibile a un cambiamento radicale. Quindi, il centrodestra viene in Aula e ritira la riforma sanitaria per riscriverla completamente, coinvolgendo non solo le opposizioni, ma tutto il mondo sanitario, i suoi professionisti, il terzo settore, le università. Ma se si insiste sulla prima strada, avremo sempre di più tempi di attesa molto lunghi, carenza di medici di base, case di comunità lasciate a metà, scarsezza di posti nelle Rsa o un’assistenza domiciliare inesistente».
Non solo un giudizio politico negativo da parte dell’opposizione, dunque, ma la denuncia di «quello che vivono quotidianamente donne e uomini della Lombardia avendo a che fare con sistema crollato sulle proprie gambe, ai quali oggi chiediamo di aiutarci, segnalarci i problemi, ciò che non funziona nella malagestione complessiva della sanità» aggiungono Astuti e Majorino.
Ma come funzioneranno il sito e la campagna?
«Si tratta di una raccolta di segnalazioni molto semplice: ci si registra, si indica la provincia di appartenenza, si segnala il grave disservizio con cui si è venuti a contatto. A partire dai tempi di attesa, che dimostrano come ormai si cura meglio chi ha più soldi in tasca. Poi c’è il tema della carenza di medici di base, sempre più grave, per il quale è evidente che ci sono iniziative che possono essere prese a livello nazionale, ma anche a livello regionale, e non sono state prese. Ricordo che per ogni tema abbiamo le nostre proposte presentate da tempo».
Un altro punto fondamentale della mobilitazione del Pd lombardo sono le case di riposo: «Abbiamo sempre più anziani con problemi di non autosufficienza e per contro mancano posti letto in Rsa, senza contare quel che costano. Anche in questo caso, o sei benestante o la retta non riesci a pagartela. È un tema che sta diventando progressivamente sempre più grave e l’investimento è fermo da più di 30 anni alla stessa percentuale di risorse» ricordano il capogruppo e il consigliere Pd.
E poi, aggiungono Astuti e Majorino, le case di comunità: «Il traguardo del 2026 si sta avvicinando, ma per ora sono stati solo cambiati i nomi sui cartelli, senza servizi, senza una loro integrazione”. Infine, l’assistenza domiciliare: “Siamo la maglia nera d’Italia per numero di persone raggiunte a casa propria dall’Adi. Eppure, è fondamentale curare il paziente al domicilio. Anche su questo dobbiamo cambiare radicalmente rotta».
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