La nostra Via degli dei
Come quattro moschettieri, Michele, Marco, Marcello e Guido, abbiamo percorso 130 chilometri in mezzo all'Appennino tra Bologna e Firenze. Una settimana di cammino in mezzo alla natura e a tanti incontri
Monte Adone, Monzuno – Mons Iovis, monte di Giove, Monte Venere, Monte Luario, Lua era la dea romana dell’espiazione. Sono alcuni dei luoghi che si incontrano lungo il cammino. Una volta, questo sentiero di oltre 130 chilometri era solo il percorso che portava da Bologna a Firenze. In seguito è venuto naturale scegliere il nome che ora sta rendendo famosa in tutto il mondo la Via degli Dei.
Da buoni emiliani e toscani con la battuta sempre pronta, nella prima pagina del sito ufficiale, nelle note, hanno scritto una sola parola: Bellissimo. Non hanno esagerato. Il cammino è pieno di fascino. Si sta giorni interi immersi nella natura facendo su e giù tra i monti e le valli dell’Appennino.
La Via degli Dei è in costante crescita. C’è chi parla di oltre 25mila camminatori all’anno. Alcune settimane fa gli organizzatori hanno brindato alla credenziale numero 50mila da quando hanno iniziato a stampare il numero progressivo. La via si sta sviluppando grazie a una stretta collaborazione tra pubblico e privato. Riprendiamo una definizione che si trova sempre sul sito internet.
“Tutto questo è la Via degli Dei, un itinerario non religioso ma che nasce dallo spirito di un gruppo di camminatori bolognesi del CAI (i Dû pâs e ‘na gran magnè, Due passi e una gran mangiata in dialetto) che volevano raggiungere Firenze per… mangiarsi un’ottima fiorentina con lo spirito goliardico di chi cammina per godersi il viaggio e le piccole cose della vita.
Ugualmente è un tracciato storico che gli Etruschi e i Romani percorsero per sviluppare i loro traffici, che mercanti e viandanti intrapresero durante il Medioevo, che ha visto momenti tragici come la Seconda Guerra Mondiale (in gran parte siamo sulla Linea Gotica) e che oggi ha fatto rinascere piccoli paesi dell’Appennino che altrimenti avrebbero subito l’abbandono dei loro abitanti per mancanza di lavoro o di opportunità”.
LA NOSTRA ESPERIENZA
Io e Michele Mancino, con altri due nostri amici abbiamo iniziato a condividere alcune esperienze di cammino. Siamo partiti nel 2020 con quello di Oropa che da Santhia porta al santuario sopra Biella. Abbiamo proseguito lo scorso anno con la Via Flavia da Muggia, al confine con la Slovenia, fino ad Aquileia. Un percorso friulano con il fascino della natura, della terra di confine, del mare e della storia.
Quest’anno, dopo diverse riflessioni, abbiamo alzato il tiro scegliendo un cammino più lungo e impegnativo. E si, la Via degli Dei non è una semplice passeggiata. Non è tanto per la lunghezza quanto per i dislivelli che in alcune tappe si fanno sentire e quando si arriva a Firenze o a Bologna a seconda da dove si parta, si saranno saliti e scesi oltre quattromila metri. Per Guido e Marcello è quasi allenamento, abituati come sono all’alta montagna. Per me e Michele ha richiesto un bel po’ di impegno, ma alla fine siamo arrivati con una grande soddisfazione e con giorni pieni di bellezza negli occhi e la felicità di condividere una esperienza piena di energia.
LE TAPPE DELLA VIA DEGLI DEI
Come per ogni cammino le tappe possono essere modulate in modi diverse a seconda della propria preparazione, attitudine e anche stile di viaggio. Noi abbiamo percorso tutto il cammino in sei tappe e mezzo. Siamo partiti da Bologna il sabato e arrivati a Firenze il venerdì.
La nostra esperienza è stata condizionata all’inizio dai postumi di una brutta alluvione che ha generato non pochi problemi fino a Monzuno. Oltre al tanto fango, si sono aperti tanti fronti con frane più o meno gravi, ma il tracciato è tutto percorribile con alcune varianti messe in opera a tempo di record grazie al lavoro del Cai e di tanti volontari.
Prima tappa: Bologna – Sasso Marconi
Dalla stazione a Piazza Maggiore è un attimo. Il tempo di prendere le credenziali nell’info point turistico e si parte per attraversare la città verso la basilica di San Luca. Quattro chilometri sotto i portici ed è già un record mondiale. È tutto in salita, ma si resta affascinati da questa imponente opera. La discesa ci riporta nella vallata del Reno all’interno di una notevole area verde. Noi abbiamo dovuto fare due varianti che ci hanno spinto subito nel versante a sinistra del fiume e da lì fino a Sasso Marconi. Venti chilometri in tutto. Con grande dispiacere abbiamo dovuto rinunciare al B&B scelto sul rio Conco andando a finire in un postaccio. Non ci lamentiamo perché la cena ha inaugurato subito l’ottima cucina che si può scoprire da queste parti.
Seconda tappa: Sasso Marconi – Monzuno
Siamo saliti velocemente fino al parcheggio di Mugnano. Sul percorso si vedono le ferite causate dal maltempo. È una frana dietro l’altra e la più grave ha interrotto il sentiero che scendeva dal monte Adone, un simbolo della Via. Ora si può arrivare in cima, ma occorre fare il sentiero andata e ritorno. Una tappa di 18 chilometri immersa completamente nel verde e ci siamo fermati nel B&B I falchi pellegrini a quattro chilometri da Monzuno. Un bel cammino con un nuovo incontro piacevole. Per la cena abbiamo sperimentato subito la creatività che si attiva sul cammino. Una signora a due passi dalla nostra struttura prepara delle pietanze tipiche con un servizio semplice.
Terza tappa: Monzuno – Madonna dei fornelli
A Monzuno spiccano diversi cartelli di benvenuto ai camminatori. È un piccolo paese in cui si respira l’attenzione alla Via. Una tappa che fa salire per poi scendere fino a Madonna dei fornelli. Sono poco meno di 18 chilometri e a parte il piccolo paese incontrato all’inizio, tutto il percorso è in mezzo alla natura. La piccola frazione nel comune di San Benedetto val di Sambro è una meta obbligata del cammino. Così iniziamo a rivederci con tante persone che stanno percorrendo come noi la Via degli dei. È un Brizzi a gestire lo storico hotel Poli dove dormiamo e consumiamo la cena. Lì incontriamo per la prima volta altri gruppi di camminatori. Un luogo interessante che sta diventando un incrocio di cammini e dove è nata una cooperativa di comunità che ha aperto anche un emporio con prodotti tipici locali e che svolge un lavoro informativo.
Quarta tappa: Madonna dei fornelli – Passo della Futa
Una tappa che ci ha portati nel punto più alto della Via a 1204 metri sulla cima delle “Banditacce”. Lì si trovano diversi cimeli tra cui una campanella da suonare come segno del raggiungimento della meta. È una tappa di nuovo tutta dentro i boschi con immense faggete e sentieri di bella percorribilità. Sul passo della Futa è stato costruito il più importante cimitero tedesco con i morti della seconda guerra mondiale. Un’opera che mette i brividi e fa pensare alla follia delle guerre. Sono sepolti 36mila ragazzi, per lo più dell’ultima leva prima che terminasse il conflitto. Siamo stati a visitarlo dopo aver lasciato gli zaini nel camping dove dormiremo la notte. È un momento emozionante e al tempo stesso struggente perché testimonia in modo forte la tragedia delle guerre. Siamo oltre la metà della Via e abbiamo cambiato regione oltre alla provincia. La Toscana per ora non si distingue ancora dall’Emilia che abbiamo incontrato.
Quinta tappa: Passo della Futa – San Piero a Sieve
La tappa più lunga e impegnativa con 26 chilometri, un dislivello in ascesa di oltre 400 metri e in discesa di quasi 1200. La vista lungo i sentieri è davvero notevole così come l’approdo nel Mugello. Torniamo a vivere un piccolo borgo che è plasmato dai camminatori e dove sono fiorite decine di attività di accoglienza. Ritroviamo tanti viandanti come noi ed è l’occasione per far festa insieme e raccontarci come sta andando. Il clima ci ha assistito con giornate perfette per camminare. Abbiamo dormito in una struttura con affittacamere appena inaugurata. La cena è in uno dei posti iconici del cammino: da Bonaugo, una trattoria con il menù dedicato ai camminatori.
Sesta tappa: San Piero a Sieve – Olmo
Una tappa nel cuore della Toscana con scenari notevoli. Con i suoi 22 chilometri non è la più lunga, ma è quella che presenta il più alto dislivello in salita con quasi 900 metri. L’ascesa al Monte Sanario è impegnativa, è l’ultimo strappo. Il monastero in vetta è anche il punto di ritrovo di tutti i camminatori di quella tappa. Ci si ferma, saluta, si riprende insieme. Insomma, c’è ormai un clima quasi fraterno con i tanti che si incontrano lungo le giornate di cammino. Dopo una lunga discesa noi ci fermiamo a Olmo, un chilometro e mezzo sotto il percorso ufficiale. Abbiamo dormito in una Farmhouse in una stanza quadrupla. In serata un temporale con una grandinata poderosa ci ha dato un assaggio di un meteo davvero variabile. Nessuno di noi ha avuto problemi perché Michele e Guido durante la grandinata si erano riparati in due locali a poca distanza dalla meta.
Settima tappa: Olmo – Firenze
L’ultima tappa è poco più di una passeggiata fino a Fiesole. Ci siamo fermati alla Casa del popolo per festeggiare questo nuovo cammino insieme e riflettere a caldo sull’esperienza. Fiesole ci saluta con una bella giornata e con la vista su Firenze che raggiungiamo con la mitica linea 7 visto che abbiamo un treno poco dopo. Giusto in tempo per l’ultimo timbro e ritirare una mappa della via che vale come testimonium del percorso fatto. Lasciare la pace, la natura, l’autenticità di diversi posti attraversati ed entrare nella frenesia di una grande città non è semplice, ma il cammino è anche questo.
LE ACCOGLIENZE
Lungo la Via degli Dei non si trovano i classici ostelli. Non ci sono strutture tipiche dei cammini, per intenderci quegli spazi dedicati ai pellegrini del cammino di Santiago o della Via Francigena. Le accoglienze su questa Via stanno crescendo in continuazione perché c’è tanta domanda. Noi abbiamo dormito in alcuni B&B, piccoli hotel, nelle casette di legno di un camping, da una affittacamere e da ultimo in una farmhouse. Tranne per la prima notte, tutte le strutture sono state confortevoli e accoglienti con un buon rapporto tra qualità prezzo. In media per dormire abbiamo speso circa 25 euro con lenzuola, asciugamani e in alcuni casi anche la colazione.
GLI INCONTRI
L’incontro con altri camminatori è un vero dono. È una caratteristica del cammino, ma ogni volta si resta stupiti dalla bellezza del conoscere persone che condividono questo tipo di esperienza. Chiara e George, italo americani si erano persi in una delle tante varianti dopo San Luca e così hanno camminato con noi fino a Sasso Marconi. Il giorno dopo la stessa situazione l’abbiamo vissuta con Monica e Pamela che arrivavano dal Canton Ticino. Da lì in poi avremmo ritrovato spesso coppie, gruppi, singoli che hanno percorso tutta la Via. Una gioia percorrere tratti con qualcuno e poi ritrovarsi a fine tappa o in momenti di pausa. Via via ci siamo resi conto che eravamo almeno in cento a camminare nello stesso giorno in direzione Firenze. L’incontro ti fa aprire all’altro e ascolti e racconti storie e spaccati di vita.
Le motivazioni che portano a percorrere un cammino sono diverse, ma la fatica, l’energia, l’apertura all’altro accomunano le diverse esperienze e questo sviluppa un clima unico. Per noi non è stato diverso, anzi, ha ulteriormente valorizzato il nostro stare insieme e condividere tutto per sette giorni.
LA PREPARAZIONE
Non la facciamo lunga. Se ce l’abbiamo fatta noi… non è vero. Non si può partire pensando a una passeggiata e non vi fate ingannare dai chilometri. Questo percorso assomiglia più a un trekking che a un tradizionale cammino. Ha pendenze importanti e richiede un po’ di preparazione, ma è fattibile con un po’ di cura. Questo è un altro elemento di bellezza della Via. Una sola raccomandazione: abbigliamento, scarpe e zaino dipendono dalla stagione e dal meteo. Se scegliete una stagione calda portate il minimo indispensabile perché così lo zaino sarà leggero e nelle salite benedirete le vostre scelte. Non servono scarponi perché le strade e i sentieri sono sempre molto battuti e facili. Cambia tutto per chi sceglie di muoversi in autonomia con tenda, fornelli e annessi, ma lo consiglierei solo per chi è davvero molto allenato.
I COSTI
I costi sono un elemento variabile in base alle proprie scelte. Noi abbiamo speso circa 5-600 euro per tutta la settimana. Trecento euro per dormire, le colazioni e i viaggi da Varese e dalla Liguria per Guido. Circa venticinque euro a sera per le sei cene e il restante per un panino, birrette e altro.
Che dire ancora? Preparatevi e partite. Ha ragione chi ha scritto nelle note: Bellissimo
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